Roma e Milano, battute d’arresto Pd e M5S. Dove sono le alternative?
Ieri sia nella capitale che a Milano grandi scossoni per l'arresto di Marra e le indagini pervenute a carico di Sala
Avellino - Grillo può non piacere e non essere condivisibile, ma dice il vero quando parlando di Roma attribuisce la responsabilità alla Raggi. Lui si era fortemente opposto a Marra, proprio perché veniva da esperienze amministrative con Alemanno e Marino. L’aveva avvisata. Quanto accaduto è frutto probabilmente anche di un esposto della collega Lombardi, o semplicemente del fatto che a Roma c’è tutto l’interesse da parte di ogni partito di affondare l’esperienza amministrativa dei 5 Stelle e con essa la possibilità che alle politiche possano essere un pericolo. Marra è stato arrestato per atti commessi in seno alla giunta Alemanno, va scritto per correttezza, ma questo non esula la Raggi dalla responsabilità personale di essersi fidata. E Marra non è un 5 Stelle, come non era un semplice impiegato comunale altrimenti se ne sarebbe potuto fare a meno. Probabilmente Marra sembrava alla Raggi, impreparata a governare una città tanto problematica, qualcuno con una certa esperienza, che forse poteva darle una mano, senza sapere in cosa fosse invischiato. Non lo so e non lo sapremo mai probabilmente. Resta che Roma è più che mai sotto il fuoco mediatico e che a fare le spese dell’errore di un singolo, potrebbe essere un movimento che in tal senso si era espresso.
Darle fiducia era un atto dovuto per evitare la critica che la Raggi fosse eterodiretta e che non ci fosse democrazia all’interno del Movimento. Sarebbe stato meglio confermare. Perché quello che per noi tutti a volte non sembra democratico, è semplicemente un apparato di regole che consente a un sistema di espellere chi cerca di danneggiarne l’immagine e il tessuto. Non sempre l’ombra di Grillo ha portato bene, perché pur non rivestendo cariche politiche, il suo “potere” decisionale e le sue campagne hanno influenzato risultati come quelli delle Europee, in cui quello slogan #vinciamonoi, accompagnato da toni affatto pacati, aveva preoccupato i più. Eppure proprio Grillo, come Casaleggio finché ha vissuto, ha il “merito”, di aver tenuto unito qualcosa che probabilmente sarebbe imploso per la varietà di persone che animano il Movimento. Basti pensare alla Lombardi, alla Ruocco e soprattutto al processo mediatico che in qualche modo avrebbe potuto inasprire delle contese intestine. Insomma c’è un serio ed evidente problema di classe dirigente. Nel M5S, ad oggi, manca una selezione di una classe politica adeguata, il che non vuol dire esperta, ma preparata.
Dall’insediamento della Raggi fino a questo momento sono tante le leggerezze commesse e tanta l’attenzione rivolta alla giunta pentastellata. Come molti hanno già scritto e detto, se ci fosse stata su Roma metà dell’interesse mediatico che c’è oggi, probabilmente non staremo raccogliendo i cocci di Mafia Capitale.
Altro problema del M5S è il rapporto con gli avvisi di garanzia. Occorre darsi una regola chiara, come su altri temi. Basta un avviso di garanzia a delegittimare un ruolo? No? Si va avanti. Sì? Dimissioni e a casa. Purché valga per tutti. Perché è chiaro che un Movimento che ha fatto del suo baluardo l’onestà non può impantanarsi in una questione del genere e deve rendersi conto che garantismo non vuol dire per forza connivenza. Altro discorso è se c’è la sentenza o se si usano gli strumenti parlamentari per evitare che la legge faccia il proprio corso. Siamo tutti d’accordo.
Ma ora su Roma come si fa? Come si salva il salvabile? Probabilmente restando, anche se la Raggi aveva legato il suo mandato in qualche modo alle scelte dei suoi collaboratori. Il sindaco deve farsi carico delle sue responsabilità e andare avanti, perché non essendo un errore del Movimento, tocca a lei dimostrare, ascoltando qualche consiglio stavolta, che l’amministrazione 5 Stelle dovrà essere giudicata, con tutti i limiti del caso, dopo più di sei mesi di governo. Non fosse altro per l’esperienza del tutto opposta di Torino, dove l’Appendino finora non fa parlar male di sé e per il fatto che Sala a Milano, indagato per la piastra di Expo, “si è autosospeso”, quando prima delle elezioni qualcuno aveva posto il problema della sua incandidabilità. Ovviamente le grandi città vanno paragonate alle grandi città, senza cadere e scadere nel gioco dei piccoli comuni. Firme false o firme copiate, nulla che purtroppo abbia riguardato solo il M5S, ma che ha coinvolto tutti i partiti e sulla qual cosa è caduto presto il silenzio anche per questo. Quanto avete sentito parlare di Siracusa o delle regionali in Piemonte? Se non sapete di cosa stiamo parlando è tutto online, e non su siti “bufalari”, ma su quotidiani nazionali.
Insomma chi più ne ha più ne metta, ma una cosa è certa: tra la battuta d’arresto del PD e questa frenata per il M5S se ci fosse una sinistra veramente alternativa (non certo quella di Pisapia) sarebbe il momento di battere un colpo. Anche perché è evidente più che mai che se anche a Roma si tornasse ad elezioni non vincerebbe il PD, né il M5S, ma ne beneficerebbe solo la destra di Meloni e Salvini.
di Francesca Contino