Post voto – “Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani???”

Riprendendo d'Azeglio, in molti ci chiediamo, guardando a un Paese spaccato, se da ambo le parti usare certi linguaggi e fare determinate scelte era proprio necessario

referendum-costituzionale-2016Avellino –  Il sole è sorto e questo sarebbe accaduto anche con la vittoria del Sì. Come sappiamo da questa notte, il No, con quasi 20 punti percentuali, ha staccato il Sì e il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ritenuto atto dovuto rassegnare le sue dimissioni. Esito quest’ultimo annunciato, al di là dell’inizio della campagna referendaria, che poi è stata corretta, ma evidentemente non abbastanza.

Anche chi fa parte del fronte del No deve essere cosciente che questo voto ha tante sfumature e che l’analisi non può restituire una visione omogenea. Una parte di questo Paese ha votato contro o pro Renzi, con o senza paura delle conseguenze in Europa e questo lascia un sorriso amaro a chi invece ha contribuito alla vittoria, votando per contenuti e quindi per la Costituzione. 

Il dato vero, su cui tutti dovremmo riflettere, è che alla fine la volata, nonostante una partecipazione più bassa rispetto a quella delle regioni del Nord, l’ha tirata il Sud e soprattutto i giovani. Non è un caso che, nei tempi in cui la questione meridionale e quella morale sono il nodo da sciogliere, abbia prevalso il No. L’ironia della rete impazza sul “clientelismo da fritture”, che purtroppo non è un effetto di Gomorra la serie, ma con molta più probabilità della Gomorra di Saviano. 

Il No prevale ovunque in Campania, anche nelle città governate dal Pd. Non è solo Renzi che deve interrogarsi, né chi ha fatto il renziano della prima o della seconda ora può immaginare di cambiare di nuovo assetto. Alla fine, dunque, non è tanto il quasi ex premier, che comunque non è il padre di un gesto unico e irripetibile (Anche D’Alema nel 2000 si dimise dopo le elezioni regionali), ma tutto il partito democratico che forse ha da fare il mea culpa. Se i deputati irpini, per citare quelli più vicini a noi, non sono riusciti a compattare neanche i loro territori e lo stesso si dica per i consiglieri regionali, i dirigenti di partito e i sindaci vari vuol dire che la spaccatura è molto più profonda di quello che si immagina e che è iniziata prima del referendum. 

Renzi dice bene quando afferma che tocca al variegato fronte del No fornire delle alternative e avanzare delle proposte. E solo se nessuno ascriverà in maniera esclusiva a se stesso qualità come l’intelligenza o l’onestà, qualcosa potrebbe davvero cambiare. La presunzione, il disprezzo della massa, anche oggi, nonostante un risultato tanto netto, nulla ancora stanno insegnando. I commenti restituiscono brividi su brividi. Non era bastato Pelù con le matite cancellabili a farci venire il latte alle ginocchia, ma dovevamo meritarci anche quanti stanno additando elettori che hanno salvato una “Costituzione antifascista” come fascisti. Qualcuno direbbe ironicamente: “E’ un Paese meraviglioso”. 

Ma se quelli che chiaramente non sono elettori di estrema destra faranno il medesimo errore di una certa sinistra, il loro destino questa volta è veramente segnato. C’è ancora speranza per delle alternative, che attualmente in Italia sono individuabili solo e proprio in Renzi e nel M5S, che, però, se non governa con nessuno, di fatto non governerà, a meno che non si tenga l’Italicum. Proprio sulla legge elettorale deve ancora esprimersi la Consulta, che non lo ha fatto prima per non condizionare le sorti del referendum. Tuttavia se il movimento è ciò che dice di essere, una legge elettorale con un premio di maggioranza così sproporzionato, da loro molto criticata, non è una via contemplabile. 

Se i primi passi sono stati la partecipazione e la salvaguardia della Costituzione, la scelta degli interlocutori da parte di ognuno per la stabilità, quella vera, del Paese sarà assolutamente fondamentale.

di Francesca Contino

 

Source: www.irpinia24.it