Referendum Costituzionale, Orfini e De Mita a confronto

Orfini attacca: "trovo inspiegabile il No di De Mita" e l'ex premier risponde: "questa riforma è un tentativo plebiscitario di sottocultura democratica".

15178209_10211825760109103_7814129449604183104_nAvellino – Il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, e l’ex Presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita, sono stati i protagonisti di un faccia a faccia sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, nell’ambito di un incontro organizzato dall’Aiga, Associazione Italiana Giovani Avvocati, che si è tenuto a Palazzo Caracciolo. Presenti in Sala Grasso anche l’avv. Dario Greco, che ha moderato il dibattito, il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Fabio Benigni, il presidente nazionale dell’Aiga, Michele Vaira, il presidente di Aiga Avellino, Sara Zuccarino, il coordinatore regionale di Aiga Campania, Walter Mauriello, e in platea, tra gli altri, la deputata democratica, Valentina Paris, i consiglieri regionali, Maurizio Petracca e Carlo Iannace, e il dirigente Pd, avv. Francesco Todisco.

Favorevole al confronto” si è detto in apertura il leader Pd e, a sostegno delle ragioni del Sì ha affermato: “con il superamento del bicameralismo paritario, la trasformazione del Senato, la riforma del Titolo V, a correzione di un errore fatto nel 2001, che ha aumentato le disuguaglianze territoriali nel Paese, invece di ridurle, abbiamo raccolto un patrimonio di proposte che sono nel patrimonio culturale e politico del Centro-Sinistra e anche nella storia delle cose che ha sempre sostenuto il Presidente De Mita, quindi per me è assolutamente inspiegabile il No suo e di altri, tra cui Dalema e Bersani, che faticano, mi sembra, a motivare questo voto negativo“.

E sulla legittimità di modificare la Costituzione, Orfini ha sottolineato che essa è “un atto storico e politico, non giuridico, che fu scritto dai partiti ed è perfettibile se le ragioni storiche lo richiedono“. “Oggi – ha continuato – c’è la necessità storica di intervenire, perché la democrazia rappresentativa è in crisi per la delegittimazione delle istituzioni, sulla scia di un individualismo esasperato e di un populismo becero, che noi vogliamo contrastare“. “Se non vince il Sì – conclude Orfini -, vince l’idea che non si possa uscire dal pantano della seconda Repubblica“.

Sulla portata storica di un passaggio decisivo che pone l’Italia di fronte a un bivio, pronosticando l’accelerazione o il baratro a seconda del risultato, De Mita interviene: “si può governare anche nei momenti di transizione senza lasciarsi sconvolgere dai cambiamenti, perché da quelli deriva il progresso, e se non ci sono più le condizioni per garantire la democrazia, va ricercata un’altra istituzione che garantisca i diritti dei cittadini e non quelli dei partiti“. E ad Orfini che voleva motivazioni al suo No: “Non mi convince - ha detto - una riforma funzionale solo alla gestione, che non derivi da un’analisi attenta e non tenga conto dei problemi reali, perché l’intelligenza del riordino non guarda a Cnel e bicameralismo tradizionale, ma si misura con la realtà”. “Questa non è né una riforma né una rivoluzione - ha attaccato, concludendo, l’Onorevole - ma solo un tentativo plebiscitario di sottocultura democratica”.

Un confronto pacifico quello di stasera tra due rappresentanti illustri del panorama politico italiano, che hanno espresso posizioni diverse derivanti probabilmente da visioni diverse dello Stato e delle funzioni istituzionali. Quel che è certo è che il rischio c’è, chiunque vinca, e gli Italiani, che il 4 dicembre saranno chiamati ad esprimersi, non possono in alcun modo prevederlo.

 

 

 

Source: www.irpinia24.it