Rusolo (EuDem): “Nel Pd provinciale non solo scollamento col popolo, ma anche con gli iscritti”

L'intervista alla presidentessa, a seguito della serata di campagna per il Sì che ha visto la presenza in città del presidente del Consiglio

IMG-20161015-WA0012Avellino – Dopo aver ascoltato il segretario del Pd nazionale, Matteo Renzi, in visita ad Avellino per la riforma costituzionale, diversi sono gli iscritti del PD che si sono lasciati andare sui social a considerazioni di vario genere. In virtù di ciò, abbiamo sentito il presidente di EuDem Avellino, Maria Rusolo, per fare con lei il punto della situazione. E’ bene chiarire a priori che EuDem si pone come una finestra sulle questioni europee e nulla a che fare con i comitati del Sì e del No, che si scioglieranno immediatamente dopo il 4 Dicembre. Come ha specificato la stessa presidentessa, che voterà Sì al referendum, “nel gruppo ci sono posizioni diverse, nel rispetto delle quali, mi esprimo a titolo del tutto personale”.

Al di là di questa digressione, obiettivo di questa intervista non è la questione referendaria, ma l’analisi politica della serata trascorsa al Teatro Gesualdo, sede del comizio del presidente del Consiglio, con particolare riferimento all’impatto sulla comunità avellinese e sul Pd irpino. 

Teatro gremito per Renzi, “grazie al quale”, dopo mesi di inattività, il Gesualdo ha riaperto le sue porte. C’è stato chi ha notato, oltre l’inaridimento culturale in Città, la trascuratezza della struttura stessa. 

“Per me la cultura è crescita e vita, quindi fa molto male vedere una struttura ridotta in queste condizioni. Sembra di approdare in una atmosfera post-terremoto, come se dagli anni ’80 in poi nulla fosse più stato ricostruito. Renzi è arrivato in un teatro circondato da transenne, con una facciata in evidente stato di usura e macchie di umido. Credo ci sia la necessità di intervenire attraverso una manutenzione straordinaria efficace, se non si vuole perdere quella struttura. Restituire il teatro alla città significa offrire una soluzione congrua ad ospitare gli artisti. Anche la parte posteriore, da dove questi ultimi accedono, versa in uno stato pietoso. Il primo passo, dunque, è rendere idonea la struttura, poi si fa una programmazione degna di questo nome e questo vuol dire che il teatro non può essere assegnato a chiunque. Sono assolutamente contraria alle gestioni commissariali, che devono avere un tempo determinato per le apposite verifiche e operare per il mandato conferito, dopodiché la politica torna a svolgere il proprio lavoro, ossia occuparsi anche e soprattutto di cultura. In questo momento riaprire il Gesualdo con un programma monco non ha senso, anche se è una grande ferita sapere una struttura prima aperta 365 giorni all’anno, sono del parere che i criteri di valutazione e di gestione debbano essere diversi”.

Lei ha avuto impressione che ci fosse uno scollamento tra la realtà nel teatro e quella al di fuori? Ha ravvisato, inoltre, una sorta di stratificazione  nella disposizione dei posti a sedere?

“Siamo in un momento storico particolare per il PD e c’è probabilmente il timore di reazioni o di situazioni difficilmente gestibili, tuttavia quello che mi preoccupa è che il teatro non abbia raccolto la gente fuori, ma i suoi iscritti. Al Carlo Gesualdo eravamo il popolo del Pd. Bisognava mirare a convincere quelli che non sono del partito, coloro che si sono allontanati dal centro-sinistra, quelli che hanno voglia di recuperare un valore di appartenenza. Oltre lo scollamento col popolo, l’assegnazione dei posti ha fatto percepire la medesima sensazione anche ad alcuni iscritti. Se c’è la necessità di farsi vedere, ho la sensazione che ci siano già gli schieramenti pronti per il congresso. Qui il renzismo non ha attecchito, se si intende con questo termine il rinnovamento delle strutture rigide del partito, la necessità di mutare la classe dirigente, la costruzione di un percorso fatto di giovani competenti, non è ammissibile che qualcuno si permetta di dire a un altro iscritto quel posto è assegnato. Questo è il partito che non voglio per il futuro, perciò auspico che ad Avellino, in primis, si verifichi un cambiamento radicale e che si modifichi quanto prima anche la norma relativa al ruolo del segretario e del presidente del Consiglio, affinché non possano coincidere”. 

A colpo d’occhio si direbbe che Renzi abbia riunito nella nostra città quasi tutte le anime del Pd.

“Siamo tutti renziani, eppure finora non ne avevo avuto sentore. La verità è che taluni che qui fanno i sinistrorsi, a Roma diventano renziani. Bisogna fare davvero attenzione, se non si provvede a gesti di umiltà non andremo da nessuna parte. Non sono più disposta ad assistere a truppe cammellate, come già detto la sensazione che ho provato ieri è esattamente quella”.

Renzi ha aperto una parentesi sull’Europa e sull’immigrazione. Lei è la presidentessa di EuDem e con il suo gruppo si sarà fatta un’idea della percezione dell’accoglienza nel nostro Paese, soprattutto dopo la recente reazione degli abitanti di Gorino. Qual è la vostra posizione in merito?

“Quello che è accaduto a Gorino è terribile. EuDem è proiettata in una politica ambientale europea, in una politica del lavoro europea e anche in una politica dell’accoglienza europea. E’ giusto quello che dice Matteo Renzi, non è possibile pensare che il problema sia solo italiano, ma soprattutto non è ammissibile pensare che l’Italia non dia il suo contributo a prescindere. Se passa il messaggio, a noi che siamo popolo di migranti, che non accogliamo è pericolosissimo. Il confine ci deve essere solo formalmente e questo non vuol dire non gestire il fenomeno. Basta esercitare i dovuti controlli sulle cooperative che si fanno carico dei flussi. L’episodio di Gorino mette in luce un problema di cultura latente che si diffonde e il Pd deve riappropriarsi dei valori del centro-sinistra e far comprendere che l’accoglienza non si limita ad aiutare i migranti, ma che è occuparsi di chiunque abbia una difficoltà sociale. Questi sono passaggi di politica veri, che mancano in termine di discussione nel nostro partito provinciale. Abbiamo un’amministrazione che ha cambiato sei ricambi di slip e calzini, ma la responsabilità è nel come si sono composte le liste seguendo determinati criteri spartitori. La città è una condizione di stallo, con un ACS destituita dei poteri normali di funzionamento, le cooperative che non vedono riconosciuti i crediti vantato nei confronti dell’ACS e non possono pagare i lavoratori. Anche per questi motivi bisogna smetterla di guardare alle minoranze come se fossero sempre stranieri, minoranza è ugualmente il vicino di casa che ha perso il lavoro”.

Nel Pd convivono da sempre diverse anime, c’è chi voterà Sì dunque e chi voterà No, ad Avellino si assumeranno le posizioni dei dirigenti nazionali di riferimento?

“Personalmente ancora non ho capito cosa farà l’area cuperliana avellinese, anche se Cuperlo ha detto che scenderà in piazza per il Sì il 29 Ottobre. Credo che in un partito si debba fare sintesi, anche se questa non è una riforma perfetta è una riforma perfettibile. Quelli che oggi fanno battaglia nel Pd sono molto più interessati alla legge elettorale che alla riforma costituzionale, perché forse qualcuno teme che sulla spartizione dei seggi ci saranno difficoltà alla rielezione”.

di Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it