“Basta un Sì”, Renzi ad Avellino cita Croce: “Il politico onesto è il politico capace”

Dopo la visita dei Ministri Boschi e Giannini, anche il presidente del Consiglio fa tappa in Irpinia per promuovere il ddl costituzionale

14729105_1302984769745639_5685477915103005783_nAvellino –  Grande fermento da questa mattina per l’arrivo di Matteo Renzi in città, che questa sera si è  esibito (data la scelta del luogo) al Teatro Gesualdo per spiegare alla platea le ragioni del Sì. Tutto esaurito per il Premier, nonché segretario del Pd, infatti un cospicuo numero di persone, compresi sindaci, consiglieri comunali e regionali e parlamentari irpini, ha partecipato all’evento. 

Il Presidente del Consiglio si è detto sin da subito soddisfatto e felice della sua breve sosta in Campania, definendola una terra meravigliosa e una realtà del Sud assolutamente necessaria a rimettere in moto l’Italia. Una parentesi, dunque, prima di entrare nel dibattito sulla Costituzione, sull’agroalimentare e sull’enogastronomia, come volani dell’economia, su cui il Governo intende investire. Una promessa, a tutti gli effetti, segna l’esordio, tra gli applausi, “perché la storia più bella d’Italia è il suo futuro”. 

La riforma costituzionale è l’ultima eco del passato e già dal passato si sapeva e si diceva di perfezionarla – asserisce il segretario nazionale del Pd – Lo dicevano Spadolini, De Mita e anche D’Alema e Berlusconi. Anche i padri costituenti volevano rimetterci le mani, consci che nessuno voleva il bicameralismo perfetto, ma tutti erano convinti che prima o poi si sarebbe cambiato ciò che non andava bene. Ora, dopo troppo tempo in cui nessuno ha avuto il coraggio di cambiare davvero, stiamo lavorando perché tocchi a noi.  Non è molto tagliare qualche posto in Senato, ma è qualcosa. Come lo è attaccare la burocrazia e rispondere concretamente alle esigenze dei piccoli comuni e delle regioni, permettendo ad amministratori territoriali di sedere in Senato. Amministratori eletti dal popolo, non nominati, che approdano a Roma una volta al mese, senza sottrarre nulla ai loro incarichi e senza riscuotere per due”.renzi

Discutendo con Obama, che ha concesso all’Italia il grande onore di presenziare all’ultima cena ufficiale da Presidente degli Stati Uniti – racconta Renzi, facendo riferimento alla sua recente visita negli States -  siamo venuti alle cifre dei nostri rappresentanti istituzionali e loro che sono gli USA hanno 525 poltrone tra Senato e membri del Congresso, noi ne abbiamo 950. E’ inutile spiegare l’imbarazzo. Non era facile chiedere ai Senatori chiedere di tagliare se stessi, ma in parte lo abbiamo fatto, quindi se il 4 Dicembre voterete sì in parlamento siederanno 730 membri, se voterete No resterà tutto com’è. Già li immagino quelli del No dire volevamo tagliarci, ma il popolo è sovrano, all’indomani se vincesse il loro fronte. Un fronte senza niente in comune, a parte l’avversità per il sottoscritto. E’ impossibile credere che D’Alema abbia, per dire, qualcosa in comune con Grillo”.

Proprio sui 5 Stelle il premier, seppur con ironia, rincara la dose: “C’è un loro deputato avellinese (Carlo Sibilia) che su twitter ha scritto c’è ancora gente che si fa fregare dagli americani che dicono di essere andati sulla luna e poi l’ha cancellato. E c’è Di Maio che, per darmi dell’antidemocratico, mi ha paragonato al dittatore cileno Pinochet, che per l’occasione è diventato venezuelano. Quelli che volevano cambiare la storia, stanno cambiando la geografia. Ecco la riforma può non piacere e ognuno voterà come crede, ma si oppongano argomenti seri. Non è più possibile andare avanti con la filosofia del ‘gombloddo’  -continua Renzi scimmiottando i grillini – se uno è bravo cambia, chi non lo è grida ai complotti.”.

 

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Su chi lo ha accusato in questi mesi di aver personalizzato il referendum, Renzi fa un passo indietro.”Ho fatto degli errori inizialmente e devo chiedere scusa. Ho enfatizzato sul mio ruolo, ma solo perché sono davvero orgoglioso di tantissime leggi che abbiamo approvato, che non sono elemosina o manovre elettorali come qualcuno ama dire, ma sono un incentivo concreto a un Paese che non può fare la fine della Grecia. Ora la questione è Sì o No e mi auguro che si smetta di parlare il politichese, come si è fatto sul quesito.

Sarebbe bello fare un dibattito serio, dando la possibilità agli elettori di scegliere coscienziosamente – conclude il presidente del Consiglio- Per noi non ci può essere la terza voce ‘ritenta sarai più fortunato’, allora chiediamoci se il nostro sistema è così buono, perché nessuno copia da noi? Il sì è un voto per l’Italia che deve e vuole cambiare”.

La manifestazione si è chiusa tra gli applausi dei presenti, ma la città non è solo il Teatro Carlo Gesualdo, anche se stasera probabilmente, soprattutto nelle fila del Pd, si sono scoperti più renziani di quanti si pensasse. Erano tante le domande che avremmo voluto fare al premier, ma, semplicemente, non era in scaletta.

 

di Francesca Contino

 

 

Source: www.irpinia24.it