Crisi al Comune – 17 firme contro Foti, il voto è rimandato

Allo scoccare delle 24.00 la seduta è sospesa e, con due mozioni di sfiducia, si conclude una lunga e accesa assise comunale che lascia la città in attesa di risposte e della votazione

IMG_9548Avellino – E’ il giorno della resa dei conti a Palazzo di Città. Il sindaco e i consiglieri comunali sono rientrati in aula per decidere le sorti del governo cittadino dopo un’estate caratterizzata da polemiche,scontri e colpi di scena. L’ultimo, dal punto di vista politico, un documento di sfiducia al primo cittadino, firmato da 8 consiglieri della maggioranza, in cui sono state riportate tutte le criticità che hanno caratterizzato i tre anni della giunta Foti. Il testo è stato presentato dai firmatari come ordine del giorno in consiglio comunale rinnovando un clima di tensione che ha provocato a sorpresa le dimissioni della giunta  ufficializzate oggi in assise.
In sala consiliare, Foti sembra consapevole di esser giunto a un punto cruciale di svolta per la sua azione di governo caratterizzata finora da  “fibrillazioni   all’interno dell’attuale maggioranza di governo e all’interno dell’attuale gruppo consiliare del Pd che hanno caratterizzato fin dall’inizio la vita dell’Amministrazione comunale,  resa più difficile dalle dimissioni del segretario provinciale del Pd; dall’assenza, di un segretario cittadino e,  dalle dimissioni del capogruppo consiliare, contestato da quegli stessi gruppetti che  hanno messo nel mirino il Sindaco e la continuità stessa di questa esperienza”.
Percepisce chiaramente che il futuro di Avellino è appeso a un filo e che l’immagine esatta che più la rappresenta è quella di una città in declino. “ Sui ritardi, e sugli insuccessi certamente ha pesato la mia scarsa abitudine ai rituali e ai bizantinismi della politica; ed hanno pesato anche le difficoltà di un Partito Democratico che a livello nazionale non riesce ancora a radicarsi sui territori nel rispetto di regole condivise e il punto dal quale siamo partiti: una situazione economica drammatica, sull’orlo del fallimento e una serie infinita di importanti lavori pubblici fermi da anni e, in qualche caso, mai partiti”.
Superati gli scheletri del passato con cui la giunta si è dovuta interfacciare, il sindaco afferma con soddisfazione che “ente non è strutturalmente deficitario e  sono in dirittura d’arrivo quasi tutti i cantieri presenti in città. Guai a fermarsi adesso, potrebbe significare mandare in fumo anche quello di buono che finora si è fatto. E il tempo che ci resta non è molto. Ecco perché mi rivolgo a tutta la città, e in primo luogo ai suoi rappresentanti presenti in quest’aula, perché, avendo a cuore il bene comune e gli interessi della nostra Avellino, tuttidiano il proprio contributo, individuando obiettivi comuni e condividendo metodi e finalità”.
Il sindaco guarda praticamente alla sua destra e si rivolge alla minoranza ” che invito ufficialmente alla condivisione attiva di precisi indirizzi programmatici” e che sono Isochimica, Ex Eliseo, Dogana, Piazza Castello, Patrimonio comunale, Urbanistica, Centro per l’autismo su cui il primo cittadino intende lavorare per rispettare il patto fatto con gli elettori.  Foti  lancia l’ipotesi delle larghe intese e chiede il sostegno della minoranza con cui superare “gli steccati ideologici e di partito affinchè tutti si sentano protagonisti della costruzione di un nuovo futuro” .
Sulle comunicazioni del primo cittadino non si apre nessun dibattito e si passa direttamente al secondo ordine del giorno: il documento di sfiducia presentato al presidente del consiglio comunale da dameliani e festiani.
Il testo, letto da Massimiliano Miro, evidenzia l’attuale stagione politica come “una delle piu’ drammatiche ed umilianti della storia” a causa delle scelte amministrative che hanno peggiorato la qualità della vita ad Avellino.
I dissidenti hanno rievocato in aula alcuni passaggi negativi  che hanno caratterizzato questi tre anni ” in cui sono stati nominati 25 assessori e non si è mai avuta un’idea chiara per la città. In cui  si è assistito ad arresti, rinvii a giudizio ed avvisi di garanzia i cui destinatari sono stati dirigenti di partecipate e funzionari municipali, consiglieri comunali e loro diretti parenti e, infine,  l’approvazione in seconda convocazione – con soli 11 voti favorevoli su 33 consiglieri – di un Bilancio consuntivo e previsionale”.
Dino Preziosi risponde con un altro documento a firma dell’opposizione, in cui si rende noto che  “Avellino affonda nell’ingovernabilità. e non sono sono ritracciabili i tratti di progettualita’ e pianifcazione. Tutto appare abbbandonato a se stesso. e dove occorre una maggioranza per una sostanziale governabilita’”
La minoranza ha registrato in questi mesi una evidente scomparsa dell’impegno civile e propone  di “riportare al centro del confronto le idee e il coraggio di attuaarle e quindi quella passione politica che costituisce ancora oggi il lievito del cambiamento”
Preziosi e i suoi colleghi riconoscono il fallimento della giunta e suggeriscono al sindaco una via di coerenza e linearità evitando qualsiasi “accordo e scelte volte unicamente all’interesse personale e non al bene comune.  Avellino, in soli 100 giorni , deve ritrovare entusiasmo ed energie attraverso una rifondazione dell’amministrazione comunale. Certamente con una nuova giunta con 5-6 assessori, fatta di personalita’ riconosciute per affrontare da subito priorita’ inderogabili come l’avvio di radicali politiche sociali, la bonifica dell’Isochimica e l’utilizzo dei fondi europei 2014-2020, una politica culturale innovativa e un recupero del centro antico”. L’opposizione si spinge dunque verso un dialogo costruttivo e al tentativo di  ridare alla città una nuova e rinnovata opportunità di governo alla luce di una inevitabile esigenza di cambiamento.
Gianluca Festa prende poi la palla al balzo. avverte la volonta’ di 17 consiglieri di firmare  la sfiducia e chiede di sospendere la seduta, redigere un testo e presentarlo all’aula. La seduta riprende poco dopo e la consigliera Barbara Matetich riapre il  confronto.
L’ex presidente della commissione cultura difende l’operato dell’amministrazione e ricorda alcuni brillanti traguardi della maggioranza  come  un processo di risanamento delle finanze comunali e in particolare tre interventi importanti in parte conclusi. Parla di Villa Amendola, ora  biblioteca comunale e museo civico, della nuova Piazza Libertà e di Borgo Ferrovia che si avvia invece verso una riqualificazione con  ricadute turistiche.
Domenico Palumbo ritorna sul fallimento dell’amministrazione ma anche sulla necessità di dover continuare in maniera diversa  affermando, che il peggiore dei mali, sarebbe il commissariamento con il quale non si potrebbe garantire una auspicabile ripresa per la città.
Piu’ severo e polemico, Giancarlo Giordano che da molto tempo attende le dimissioni del sindaco: “Le dimissioni degli assessori non sono sufficienti per trovare soluzioni. Aprono soltanto a nuovi accordi. Il problema da affrontare non è il sindaco, è la città e i cittadini. Basterebbe poco per rendere per rendere decorosi i luoghi e fruibili gli spazi. La politica è fatta anche di gesti simbolici, avere piu’ coraggio. L’elenco fatto dal sindaco non è  la lista delle cose che farete ma di quelle non fatte  e che non si possono nella meta’ di tempo che avete avuto. Non basano cento giorni ma mille. Col pallottoliere non si governa  le citta’ ma con coraggio, intelligenza e capacita’ di parlare alle persone e guardarle negli occhi”.
Aspre critiche sull’operato della giunta arrivano anche  da Alberto Bilotta che non intende regalare neanche un minuto in piu’ alla maggioranza che ” ha perso la capacita’ di capire i bisogni della comunità. E’ andata persa l’opportunita’ di cambiare Avellino e l’unico sussulto per acquisire dignità è porre fine a questa aministrazione. Avellino ha perso il ruolo di capoluogo, ha abbandonato nel degrado il centro storico e la dogana ne è l’esempio. Ha puntato sulla metropolitana leggerà e della sua inutilita’ se ne occuperanno, con grave preoccupazione, i prossimi amministratori”.
A sentirsi a difficoltà è lo stesso Pd e in particolare la consigliera Ida Grella che appare tuttavia molto ottimista verso un superamento della crisi in Comune: ” Il sentimento che ho provato piu’ volte in quest’aula è un imbarazzo profondo. Qualcuno afferma che abbiamo interessi da tutelare ma non per tutti è cosi. Alcuni di noi si sono candidati per mettere al servizio di questa comunita’ un po’ del proprio tempo, le proprie capacita’ e un po’ della propria intelligenza. L’appello del sindaco non è a fare accordi e neanche a cercare stampelle.  I problemi che ci sono si possono risolvere e non puo’ farlo un commissariamento. Tra noi c’è gente che non persegue interessi personale e non ambisce a  una carriera politica ma pensa di voler dare un volto pulito, serio e impegnato ai nostri elettori. Il Pd sostiene il sindaco e intende affiancarlo ancora. Non possiamo arrivare al  commissariamento, sarebbe un disastro per la città”.
Quasi tutti i consiglieri hanno evidenziato come la giunta ha sottovalutato i bisogni primari e prioritari della popolazione e proprio sui quartieri e sulle famiglie  ha concentrato il suo intervento Gerardo Melillo, uno degli otto firmatari del documento di sfiducia al sindaco:  “L’impegno politico deve tradursi nel contatto con la realta’ e con le richieste della gente. La popolazione ha  votato delle persone e si ritrova amministrata da altre. Ecco perchè  non siamo noi i dissidenti e i responsabili dello spettacolo scadente di questo governo”.
Massimiliano Mirò intende, infine, chiarire meglio come nascono i dissidenti e perche’ è stato redatto un testo contro Foti: “I dissidenti nascono da un disagio vissuto in prima persona per la fiducia tradita. Un partito non lavora nelle stanze chiuse ma studia la realtà per strada, nei fatti, nelle azioni. Dopo mille giorni abbiamo registrato solo problemi. L’etichetta di irresponsabili non l’accetto. Mi considero un uomo libero di scegliere e intendo rinunciare alle logiche della vecchia politica e prendere le distanza da chi pensa di gestire la città sulle nostre teste”.
Mancano pochi minuti alla mezzanotte quando un intervento di Gianluca Festa chiarisce la situazione  e offre un dato importante all’aula: “Diciassette consiglieri hanno presentato la loro sfiducia al sindaco. Da domani siamo pronti a ragionari sui contenuti da inserire nel testo che sara’ messo al voto in consiglio comunale”.
Allo scoccare delle 24.00 la seduta è sospesa.  Con due mozioni di sfiducia si conclude una lunga e accesa assise comunale che lascia la città in attesa di risposte e del voto decisivo.

Generoso Vella

Source: www.irpinia24.it