“La coperta dei sogni” – La poesia terapeutica di Rosa Mannetta

Sensuale e mistica, tenera e misteriosa, acuta e raffinata, sensibile e coraggiosa: un'autrice che non smette mai di vivere sognando.

13726804_10210625764189955_835864273523037219_nAvellino – “Se ‘Spesso il male di vivere ho incontrato’ ho imparato anche che da quel male è possibile risorgere, perché ‘Un alito di vita aleggia anche sulle brutture’”: è il messaggio di positività e speranza che si legge negli occhi di Rosa Mannetta e tra le righe delle sue poesie.

Romanziera e poetessa di successo, ha presentato lo scorso sabato, presso il Gastèr Sensory Lab di Avellino, “La coperta dei sogni”, una raccolta di poesie in cui, ancora una volta, spoglia il proprio animo di ogni pudore per dar voce a sentimenti e sensazioni, conflitti e speranze universalmente condivisi. L’intento è quello di mettere la sensibilità al servizio dei lettori, guidandoli in una sorta di percorso catartico di riflessione per affrontare le difficoltà nel modo giusto.

Reduce da un cancro che l’ha messa duramente alla prova, Rosa Mannetta afferma di vivere oggi in nome di quella che lei stessa definisce “Dea Vita”, avendo ritrovato la serenità nell’accettazione di se stessa e degli eventi ed essendosi definitivamente impadronita di quell’essenza di dono che è propria della vita, una consapevolezza che è la vera salvezza e che solo un’esperienza lacerante di precarietà concreta può spontaneamente consegnare.

Dopo “La sera e il vento”, “Storie di vita rubata” e “Sussurri di primavera”, “La coperta dei sogni” edito da MR Editori è come un balsamo, una sorta di palliativo a quel male che, assumendo sembianze diverse, si insinua troppo spesso nella vita delle persone. La funzione del sogno, in questo senso, viene ad essere quella di strumento illuminante e riparatore, attraverso il quale si sperimentano tutte le possibilità rincuoranti in grado di restituire entusiasmo e voglia di rimettersi in gioco.

Prima della malattia scrivevo per me – ha dichiarato l’autrice – perché solo la carta mi leggesse; dopo la malattia ho imparato a sfruttare il mio dono perché fosse un modo per superare le incongruenze della vita e lo diventasse, seppur indirettamente, anche per gli altri“.

Ne “La coperta dei sogni” ogni poesia ha un legame specifico con uno stato di difficoltà momentanea, si sviluppa come un’intima riflessione e fa puntualmente emergere la speranza. Significativo è, a questo proposito, che Rosa Mannetta collabori con il quotidiano La Repubblica in merito al progetto “Medicina Narrativa” che, partendo dal presupposto che raccontare la malattia aiuta a guarire, rompe l’isolamento che relega i pazienti in quanto tali, raccogliendo i diversi punti di vista da cui si può guardare un percorso di cura. Ad essere chiamati in causa non sono solo i medici, ma anche i familiari, gli amici, gli infermieri e i pazienti stessi con le loro storie fatte di abitudini, relazioni, disagi, stati d’animo.

Quella di Rosa Mannetta è una poetica molto viva che non si estranea dalla realtà, che va nel profondo per indagare l’animo umano in tutte le sue sfaccettature“: è quanto ha affermato il giornalista Fiore Carullo, che lo scorso sabato è intervenuto alla presentazione del libro. “Rosa Mannetta ha superato il suo dramma e racconta la propria sofferenza invitando a non gettare mai la spugna, nel messaggio incisivo e di grande dignità di chi vive ogni giorno come un giorno conquistato“.

Gli fanno eco le parole della poetessa Maria Ronca, che definisce l’amica e collega una “guerriera di carta che dà vita ai sogni con una scrittura immediata e limpida che nella brevità trova la sua massima espressione“.

Presenti sabato anche il Sociologo Eleuterio Tommaselli moderatore della serata, la dott.ssa Giovanna Ragusa della MR Editori e Pasquale Luca Nacca Presidente del “Gruppo Artisti Irpini”, che dai propri interventi hanno fatto emergere una certa corrispondenza di Rosa Mannetta con i poeti maledetti, per passione e ispirazione. Se è vero che il male di vivere è presente in entrambe le esperienze letterarie, è vero pure che profondamente diversa nell’intento, nello sviluppo e nell’esito ne è la sostanza; e se con Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé il disagio esistenziale si traduceva in isolamento, ribellione, provocazione e tendenza all’autodistruzione, con Rosa Mannetta esso è l’accidente momentaneo che fa riscoprire la voglia di vivere, in una sorta di spontaneo impulso di autodifesa. In altre parole, un male di vivere funzionale alla rinascita.

 

 

 

Source: www.irpinia24.it