Avellino – I poeti della speranza ricordano Emily Dickinson

Un convegno ha reso omaggio alla scrittrice anglo-americana piu' famosa e considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo

convegno poesiaAvellino“Una figura importante del panorama poetico mondiale. Una straordinaria poetessa dal carattere non semplice, di grande sensibilità e dotata di una notevole interiorità. Una personalita’ forte e nello stesso tempo fragile. I suoi versi ci inducono a guardarci dentro e riflettere sulla nostra esistenza, a dare il giusto valore alla vita e comprendere il significato della morte”. Con queste parole, il giornalista Fiore Carullo, introduce Emily Dickinson nel convegno organizzato dai poeti della speranza sulla scrittrice anglo-americana piu’ famosa e considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo.

Per Emily Dickinson la poesia è al primo posto nella scala dei valori, supera perfino la natura e la religione. “La sua poetica è complessa e il suo stile è ermetico – afferma la prof. Paola De Lorenzo – La tendenza catartica della sua poesia non rappresentava solo una consolazione al dolore ma anche un momento di estasi nell’atto di scrivere la gioia di vivere che gia’ gli bastava alla sua esistenza. Emily Dickinson ha avuto un pensiero ossessivo nei confronti della morte che compare in ben 500 poesie. Per lei la morte si costituiva come una condanna da rimandare ma anche come veicolo verso l’eternità. Toccare il mistero dell’eternità, prima di morire limitava le dimensioni di spazio e di tempo e faceva concepire l’eterno come una dimensione familiare. L’unico mondo che davvero gli interessava era quello interiore, e proprio nel chiudersi in se stessa, si apre alla vita. Si isolò non per paura del mondo o per timore di agire, ma, per raggiungere la catarsi della propria anima, sottoposta alla ricerca del mistero della vita e dell’assoluto, per purificarla. Con la fantasia credeva di ottenere tutto, compresa la felicità. In compagnia di se stessa e con la contemplazione della natura trova l’essenziale”.

Grazie alla poesia, l’autrice supera tutte le difficolta’ e i disagi e raggiunge l’immortalità. Morta nel 1886 a soli 55 anni, le sue poesie, in totale 1775, sono state trovate dalla sorella Minnie su foglietti cuciti con l’ago e sono state pubblicate,per la prima volta, nel 1955 da Thomas H. Johnson.

“Emily Dickinson era una ribelle – aggiunge la scrittrice Rosa Manetta – A 25 anni si oppone al padre e si rifiuta di professare la religione cattolica. E’ in qualche modo, una antesignana di tanti giovani che, anni dopo, rivendicavano libertà e indipendenza. Apprezzo tantissimo il suo coraggio di chiudersi nella sua stanza e scoprire nella poesia il senso della sua vita in un contesto familiare e storico assai difficile. Anche lei è una poetessa della speranza quando decide di superare la drammaticità della morte. Oggi, il senso della vità è esprimere la nostra anima con libertà. Ai giorni d’oggi viviamo tra caos e il bisogno di certezza ma siamo noi stessi, solo quando mettiamo l’anima nelle cose”.

La poetessa Antonia Catena fa riflettere, invece, sul concetto del dimenticare secondo la Dickinson e trae ispirazione dalla poesia ”Come fare per dimenticare”. Il quesito interessa soprattutto i pensieri negativi che martellano la mente e non rendono del tutto sereni. “Dimenticare è un fatto inspiegabile anche per la scienza e l’unica soluzione all’enigma e lavorarci soggettivamente, ciascuno a modo suo” conclude Catena.

Alla discussione interviene anche il videomarker Carmine Gaeta che collega l’autrice anglo-americana con l’italiano Giacomo Leopardi : ” Li accomuna una funzione messianica. Chi fa arte e scrive poesie non lo fa con piacere. Lo fa con tormento ed è proprio la sofferenza a condurre alla creazione. Per poter dare il bene agli altri, bisogna accettare il dolore. La Dickinson ci insegna poi che nessuno di noi è onnipotente e puo’ fare a meno degli altri. Senza la sorella Minnie, la nipote Marte e l’editore Johnson, le sue opere non sarebbero mai state pubblicate. Ecco perche’ sono importanti gli altri. Da soli non si puo’ fare niente”.

Le conclusioni dell’incontro sono, infine, affidate alla poetessa e organizzatrice Maria Ronca che apprezza della Dickinsono il suo stile raffinato e i versi senza metrica, spontanei e scorrevoli : ” Leggere le sue poesie è come leggere un diario personale poiche’ compare ogni attimo della sua vita. Credo che Emily non fosse del tutto isolata dal mondo. Nei suoi scritti offre una descrizione dettagliata delle cose e della natura e sceglie di chiudersi solo per comprendersi meglio e possedersi. La sua è una scelta consapevole e non dovuta a fattori familiari, esterni o sentimentali. Lei ha amato anche senza un rapporto fisico, lo ha fatto per corrispondenza. Non si è mai sentita sola. Ha vissuto le emozioni nel vedere la natura e attraverso la scrittura. Ogni volta che racconta il dolore sa di essere utile a qualcuno. Non era riservata ma piuttosto assai ribelle. Non si voleva conformare, voleva essere fuori dalle mode”.

 

Generoso Vella

Source: www.irpinia24.it