Gli Amici del Mdao ricordano l’artista irpino Michele Lenzi
Un seminario di studi ha commemorato il pittore e garibaldino di Bagnoli a 130 anni dalla scomparsa
Avellino – Gli amici del Mdao hanno commemorato ieri pomeriggio la figura di Michele Renzi, pittore e garibaldino irpino, a 130 anni dalla sua scomparsa. Nel corso di un interessante seminario esperti ed cultori d’arte hanno ricordato l’artista nato a Bagnoli autore dell’opera ” La fuga in Egitto” del 1858 conservata nel salone delle conferenze del Palazzo Vescovile.
A presentare gli ospiti e moderare gli interventi della serata, Francesco Celli. presidente di Info Irpinia. Il primo saluto è stato di Vincenzo Sbrescia, cultore d’arte, che ha definito Lenzi ” un personaggio eclettico, un artista talentuoso, un patriota e un militare che ha vissuto un’esistenza complessa e articolata. Un garibaldino che ha lottato per l’unità e che ha espresso nella sua arte il frutto delle sue esperienze di vita”. Poi la parola a Giuseppe D’Amore, medico e cultore d’arte, che ha accostato la Madonna di Lenzi alla “Madonna dal collo lungo” del Parmigianino e alla “Madonna Sistina di Raffaello”, dagli occhi abbassati e considerati i piu’ belli della storia dell’arte.
L’artista Francesco Roselli ha rievocato invece Lenzi come uomo “che ha vissuto intensamente il Risorgimento e che permette di tornare indietro nel tempo e rivivere quell’epoca. Un pittore controverso, un verista, un paesaggista di scuola napoletana che ha riprodotto piu’ volte la valle del Calore che conosceva bene e a cui era molto legato”.
Tra i presenti anche Federico Lenzi, un discendente del pittore bagnolese, che ha invitato a visitare Bagnoli e la pinacoteca con 122 quadri e piatti del maestro irpino recuperati recentemente da uno scantinato che le ha custodite per anni in precarie condizioni. Tantissimi lavori ritraggono i compaesani di Lenzi e vedute della valle del calore e dell’Irpinia dell’ottocento.
Entusiasti dell’iniziativa anche Modestino Picariello, architetto e responsabile dell’Ufficio beni culturali del Palazzo Vescovile: ” Quando si parla di arte sacra mi sento a casa. Le opere religiose permettono di arricchirsi di visioni e contenuti spirituali senza tempo. L’arte , dice papa Francesco, è lo specchio di Gesù Cristo e in particolare le immagini religiose contribuiscono a diffondere un messaggio sacro destinato a tutti e di altissima cultura”. Dello stesso parere anche Don Gerardo Capaldo che ha parlato di arte come “mezzo per elevarci, per avvicinare i popoli e favorire l’incontro tra culture differenti e uomini diversi”.
Dettagliata e ricca di particolari è stata la ricerca di Angelo Cutolo, cultore di storia locale che ha discusso sulla pittura dell’ 800 in Irpinia focalizzando l’attenzione sulla seconda meta’ del secolo che ha visto “un proliferare di opere e di artisti e soprattutto di giovani meritevoli che si interessavano di arte come Antonio Albanese, Gabriele Caporaso, Pasquale del Balzo, Raffaele Mirabelli, Onofrio Barone e i piu’ noti Vincenzo e Angelo Vole e Cesare Uva. Tra questi c’era anche Michele Lenzi che mai ha abbandonato il pennello, neanche quando fu garibaldino e che si ricorda come fondatore di una scuola di pittura improntata al naturalismo paliziano e inventore della tecnica della ceramica a fumo insieme ad Achille Martelli, artista calabrese chiamato ad Avellino a dirigere la scuola d’arte poi intitolata a Paolo Anania De Luca “.
Le tappe fondamentali della biografia di Lenzi sono state sapientemente raccontate da Luca Nacca del Gruppo artisti irpini che ha esaltato la vivace figura dell’artista e i suoi diversi ruoli. Il pittore bagnolese inizia a dedicarsi di arte dal 1850 quando decide di iscriversi al Regio Istituto di Belle Arti di Napoli a cui segue l’adesione alla Biennale Borbonica l’anno seguente e la duratura amicizia con il collega Achille Martelli. Nel 1860 la partecipazione alle imprese garibaldine e successivamente, come tenente della guardia nazionale, alla repressione del brigantaggio in Irpinia. Poi la promozione a capitano e l’impegno politico come sindaco di Bagnoli a cui si deve il passaggio nel suo paese della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta.
Le conclusioni affidate al critico d’arte Stefano Orga con una relazione dal titolo ” Michele Lenzi e l’arte sacra”. Secondo il professore “ogni opera d’arte nasce dall’intelligenza e sensibilità’ dell’uomo e si manifesta in una unita’ organica composta da tre elementi: l’elemento estetico, l’elemento tecnico e l’elemento artistico. Le opere d’arte sacra hanno in piu’ un altro elemento, che è distintivo e caratterizzante, quello teologico. Questi elementi regolano la composizione dell’opera sacra e aiutano l’osservatore a entrare nel mistero che essa rappresenta. Il manufatto religioso esorta gli uomini a credere e per tale ragione producono una sorta di avvicinamento col creatore L’opera sacra intende mostra l’azione dello spirito santo rendendolo visibile alle coscienze e per tale ragione diventa un mezzo ascetico , spirituale e mistico. La volontà di conoscere qualcosa che non puo’ raggiungere, ha spinto l’uomo a far emergere dal proprio intimo tutto cio’ che di spirituale egli possiede creando in questo modo opere d’arte che esprimono la profonda sensibilità’ religiosa. Il desiderio della ricerca di Dio per secoli ha suscito un grande interesse degli artisti stimolandoli ad esaltare anche simbolicamente la missione della Chiesa”.
Orga ha ricordato anche le dichiarazioni del grande teologo, papa Benedetto XVI, proprio in riferimento all’importanza dell’arte: ” Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto”.
Michele Lenzi è considerato anche un artista d’arte sacra per aver eseguito quattro opere di argomento religioso: “La fuga in Egitto”, ” Santa scolastica” ,” La Madonna delle Vittorie ” e ” Apparizione di Cristo a San Giovanni “. Lenzi trae ispirazione dalle pittura italiana del 600 e 800 e risentono di un forte sentimento religioso di matrice romantica.
Nell’opera ”La fuga in Egitto” l’artista propone la Madonna col bambino su un asinello, guidata da un angelo, con San Giuseppe a piedi anch’egli affiancato da una figura celeste. Sullo sfondo campeggiano a destra due obelischi che indicano l’Egitto mentre a sinistra compare un villaggio lontano. Il quadro è stato realizzato come esercizio di copia e per circa 200 anni è stato di proprietà della parrocchia della Santissima Trinità di Avellino per poi passare al salone, al secondo piano, del Palazzo Vescovile. L’opera originale, attribuita ad Alessandro Turchi ( detto L’Orbetto), è collocata nel Museo di Capodimonte a Napoli. Un’altra versione è presente al Museo del Prado a Madrid.
Gli amici del Mdao concluderanno questo ciclo di appuntamenti con l’arte, il 5-6-7 agosto con una mostra omaggio a Cesare Uva, presso l’istituto Pegaso in via Generale Cascina ad Avellino, con vernissage il 5 agosto alle 21.30. I possessori di opere di Uva possono contribuire alla realizzazione dell’evento scrivendo all’indirizzo mdao@libero.it.
Generoso Vella