Contro la Democrazia dimezzata, Prospero: “Il referendum sfida la sovranità popolare”

Ad Avellino il convegno del Coordinamento provinciale "Democrazia Costituzionale" per dire NO al referendum

IMG_7158Avellino – Continuano le iniziative del Coordinamento provinciale “Democrazia Costituzionale” per dire NO al referendum di ottobre, che porterà i cittadini alle urne per scegliere se riformare o meno la nostra Carta Costituzionale.  Il dibattitto, dal titolo “Contro la democrazia dimezzata”, si è tenuto nel pomeriggio di ieri all’ex Asilo Patria e Lavoro. Hanno preso parte ai lavori, moderati dalla giornalista Giulia D’Argenio, l’esperto di Filosofia del Diritto, Prof. Michele Prospero, il politologo Prof. Mimmo Frungillo, Nino Sanfilippo del partito Possibile,  Andrea Amendola e Francesca Contino.

Per introdurre l’argomento la giornalista D’Argenio legge uno stralcio del documento a firma di 56 costituzionalisti e subito si entra nel vivo, cercando di toccare i punti più critici della riforma. In particolar modo, a preoccupare i sostenitori del No al referendum è certamente la questione riguardante  i rischi legati alla rappresentanza e al pluralismo. Ai cinque oratori il compito di sviscerare la problematica, ognuno dal proprio punto di vista.

A prendere la parola è Nino Sanfilippo: “La questione posta è tra quelle fondamentali e che più di altre mostra criticità. Stiamo assistendo ad una soppressione dei diritti che è certamente legata alla crisi della rappresentanza e ad una visione della partecipazione come mero fenomeno di comunicazione. E questa riforma non fa altro che comprimere ancora di più gli spazi della rappresentanza dimostrando un’incapacità di fondo nell’inserirsi nelle regole del gioco, svuotando totalmente la funzione legislativa e dando, in ultima analisi, tutto il potere al segretario del partito di maggioranza. Manca totalmente un equilibrio ma soprattutto questa riforma non è mossa dallo spirito costituente”.

E’ la volta poi della giornalista Francesca Contino che con il suo intervento cerca di esprimere il punto di vista di tanti giovani che si sono allontanati dalla politica ma che ancora lottano per far valere i propri diritti: “Partecipo a questo dibattito come libera cittadina, spogliata da ogni ruolo, spinta dal dovere di informare e informare significa soprattutto dire la verità. Credo che questo referendum debba essere motivo di coinvolgimento per i giovani, c’è bisogno di creare interesse nei ragazzi che non si avvicinano più alla politica proprio perché non si dice la verità. Siamo di fronte ad un governo che spaccia ogni sua iniziativa come innovativa e irripetibile;  ecco, io vorrei solo sottolineare come questo non sia assolutamente vero perché dall’1989 ad oggi molte riforme hanno interessato la Costituzione, il problema di queste modifiche è che anziché migliorare la situazione, hanno peggiorato un sistema la cui qualità non dipende dalla nostra Costituzione  ma di chi ci governa. L’instabilità, che la Boschi paventa, in cui cadrebbe il paese senza riforma non è quella in cui finora abbiamo vissuto? C’è assolutamente necessità di riformare, di migliorare le leggi per allargare la platea dei diritti ma questa non è una riforma che produrrà effetti positivi, la sua unica ricaduta sarà una diminuzione della democrazia in tutto il Paese”.

Nella presentazione della riforma si è sottolineato come questa non vada a toccare la prima parte della Costituzione, quella che riguarda i suoi principi fondanti. Secondo Andrea Amendola, rappresentante della CGIL, invece, non è così: “Quello che si sta realizzando è un profondo attacco alla Costituzione, e ce lo ricordava già Terracini dicendo che per attaccarla si potevano seguire due strade: non applicarla o cercare di modificarla. Dal mio punto di vista questa riforma sta seguendo entrambe le strade. Modificandola si attacca indirettamente anche la parte dei principi, si mina il diritto al lavoro, l’articolo 1 della nostra Costituzione. . A dominare è la visione del lavoro come una merce, mettendone da parte la dignità e attaccando chi lo rappresenta. Ed è proprio qui la seconda strada, l’attacco alla democrazia deriva dal suo stesso principio, la rappresentanza. Come ci ricorda Terracini non serve fare la migliore costituzione del mondo sulla carta se poi manca la volontà politica di applicarla”.

A parere del Prof. Prospero la questione della rappresentanza non fa che accentuare il problema di fare della Costituzione una questione di parte: “La nostra Carta Costituzionale è una Carta rigida, non flessibile proprio per schivare il rischio di attacchi di una maggioranza occasionale che ne approfitta per creare regole di convenienza. Occorre una maggioranza particolare, qualificata per non fare della Costituzione una questione di parte. Quello che si sta facendo è un uso plebiscitario della riforma costituzionale andando contro lo stesso principio referendario, regolato dall’art. 138. Il referendum è uno strumento difensivo della minoranza che viene, invece, trasformato in strumento della maggioranza, la quale sfida la rappresentanza e si affida direttamente al popolo, servendosi dell’immediata corrispondenza con gli umori popolari. La Costituzione viene trattata come materia di legislazione ordinaria, diviene prerogativa del governo. Vi è un abuso degli strumenti di riforma, che con il passaggio all’Italicum creerebbe un dispotismo di maggioranza, chiaro segnale di decostituzionalizzazione. Si impone la Costituzione di Governo, si toccano e si violano i principi fondanti della Costituzione andando a cancellare il principio della sovranità popolare. Si impone, in ultima analisi, il modello della disintermediazione, mettendo fuori gioco i sindacati, chiudendo la sala verde di Palazzo Chigi ma, nello stesso tempo, lasciando aperto un altro canale di dialogo: quello che intercorre tra potere politico e grandi potenze industriali, affermando così la sovranità di queste ultime”.

A chiudere gli interventi il Prof. Frungillo che si pone il problema di proporre argomenti tali da far presa sulla gente comune: “C’è sicuramente in atto una crisi della democrazia con al conseguente riduzione dello spazio di rappresentanza e la presa di potere non della maggioranza ma solo della minoranza più ampia. Questo è un disegno per dimezzare lo spazio di democrazia e di rappresentanza. Ma al di là delle argomentazioni squisitamente tecniche è importante rendere chiare le conseguenze più immediate di questa riforma a chi non è un esperto di diritto o di politica; ecco, basti pensare che se questa riforma dovesse realizzarsi domani Renzi potrebbe svegliarsi e decidere di togliere la pensione e non ci sarà nessun sindacato a difendere le nostre ragioni e tantomeno potremo difenderle noi, ricordiamocelo ad ottobre”.

La seconda tornata di interventi ha per tema il ritorno del conflitto, inteso però come dialogo e confronto, teso ad arginare la prevalenza del pensiero unico nelle aule parlamentari. Per Sanfilippo il problema è da ricercarsi nella crisi dei corpi intermedi, mentre per Amendola il fulcro della questione è la scarsa capacità di comunicazione: “Bisogna rivolgersi ai lavoratori e ai giovani per i quali il lavoro è solo un’utopia, bisogna far capire che questa è anche la loro battaglia”. Per Contino la questione conflitto ne abbraccia una ancora più ampia, quella generazionale: “Noi qui vogliamo vivere, non sopravvivere. Vogliamo prendere il posto che meritiamo o almeno avere la possibilità di farlo e smettere di accettare passivamente “la cultura del meno peggio”.

 

Natascia Tripolino

Source: www.irpinia24.it