Il Foa mette in campo “una fondazione per i luoghi della cultura” per ripensare Avellino

Il confronto ha fatto emergere la necessità in città di ripartire in primo luogo dalle persone e dal capitale sociale, come sottolineato da Ricci

circolofoaAvellino – Cultura e soprattutto recupero dei luoghi ad essa legati è il tema con cui il Circolo Foa si è misurato insieme ai suoi ospiti, in occasione della proposta di una vera e propria fondazione che assurga al ruolo di sostegno delle strutture esistenti in Città. Incontro partecipato quello odierno al Circolo della Stampa, che oltre agli iscritti del Foa, ha visto al tavolo di discussione il Presidente del Teatro Carlo Gesualdo, Luca Cipriano, il Presidente dell’Accademia delle Belle Arti Paolo Ricci, l’Assessore alla Cultura Teresa Mele e il giornalista Generoso Picone.

Ha introdotto il dirigente nazionale dei GD, Carmine Schettino, il quale si è soffermato sugli spazi avellinesi, ricordando che c’è una questione culturale su cui interrogarsi. “Il circolo Foa è convinto che senza una visione complessiva dell’ex Gil, della Casina del Principe, dell’Ex Asilo Patria e Lavoro e tutte le altre strutture, non ci può essere un futuro. Il primo passo è riappropriarsi di questi spazi, ecco perché quella della fondazione può essere l’occasione e la sfida per superare l’attuale gestione o la mancanza di risposte agli indirizzi da dare a questi luoghi, che in alcuni casi sono utilizzati come la sede di una certa borghesia”.

A seguire Generoso Picone, il cui contributo sostanzialmente è ispirato alla necessità di scegliere “perché chi ha le idee compie delle scelte, anche se possono scontentare qualcuno”. Insomma secondo il giornalista avellinese la presa di coscienza della realtà non è sufficiente a rispondere all’emergenza culturale di Avellino, “ancora senza un’identità, chiusa nel provincialismo”. Figlia di questo atteggiamento sarebbe, dunque, la convinzione che la comunità si renda soddisfatta con bandi aperti tutti, mentre bisognerebbe immaginare riferimenti per il futuro. Sostanzialmente Picone ha proposto la messa a punto di una cabina di regia, che secondo lui potrebbe avere a capo il teatro, e in grado di mettere in campo politiche culturali che risveglino la passione civile e incontrino i giovani.

La parola poi a Generoso Bruno, che ha posto l’accento sui fondi europei , sul come siano stati spesi. “Dopo la grande stagione dei progetti a vedere Avellino c’è il nulla di fatto, quelle risorse, se guardiamo alle idee di partenza e poi a ciò che concretamente è seguito, andrebbero restituite. Avellino offre un mucchio di scatole vuote”. Di qui la fondazione per Bruno potrebbe rappresentare un percorso utile, capace di mettere a sistema e di intervenire nelle questioni, partendo dal rapporto delle città coi propri spazi. “Avellino non sia la Nocera di Nicola Palumbo” –  ha concluso, lanciando ai presenti la provocazione, perché si vada oltre l’inferiorità in cui il capoluogo irpino giace. 

Assente il Professore Pasquale Iaccio, mentre tra i presenti in sala anche la Capogruppo Pd Enza Ambrosone e l’On. Giancarlo Giordano. 

Tra gli interventi anche quello di Luca Cipriano, Presidente del Teatro e del Conservatorio Cimarosa, che senza mezzi termini ha accusato le varie amministrazioni di non avere mai inserito nell’agenda politica la cultura come priorità. 

La cultura non ha mai avuto la dignità di un vero Assessorato – spiega Cipriano – anzi a volte è stata delegata, come fosse cosa minore. E’ mancata sicuramente in questi anni una visione globale, mentre si sono fatte troppe chiacchiere. Non si può pensare che il concertone di Ferragosto e qualche altro evento siano la destinazione della nostra città. Non si è mai avuto il coraggio di immaginare la cultura come una nuova economia, capace di dare e creare lavoro e non ci si è mai rivolti a chi poteva dare un aiuto professionale e concreto. Perché, per esempio, non si è mai chiamato Ettore Scola? Fa tutto parte di un contesto circoscritto e autolesionista avuto sinora, anche se solo al Comune poi si possono riconoscere degli sforzi. Dove sono la Provincia, gli enti e le altre istituzioni? La cultura non si sostiene con l’elemosina, ma con progetti seri e partecipati. Di Nunno ci ha lasciato in eredità l’hardware e non siamo stati ancora capaci di costruire il software. Addirittura oggi i luoghi della cultura sono problemi, tanti di più quanti sono gli spazi. Io voglio rimanere dell’idea che questi luoghi non sono problemi, ma ancora grandi opportunità e se oggi qui si parla di fondazione vuol dire che qualcosa sta proliferando”. Secondo il Presidente del teatro, inoltre, non servirebbero i luoghi polifunzionali, in quanto non riconosciuti e apprezzati dalla gente, ma occorrerebbe dare un nome e un cognome a quei luoghi “per smetterla con i minestroni indistinti e le improvvisazioni e cominciare un percorso sinergico e ben orientato con gli esperti e i professionisti del settore”.

Ancora Paolo Ricci, Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ha offerto qualche spunto, ponendo gli interrogativi sul cosa si vuol fare e come, se quindi si vuol soffermarsi sugli spazi o guardare al capitale umano, come la vera risorsa, “perché è più importante mettere insieme i soggetti che i beni e soprattutto cominciare a misurarsi con la qualità e non con la quantità”. La mission della gestione degli spazi culturali per Ricci devono essere gli avellinesi e gli irpini, rendendosi conto che l’attrattiva sono le idee. Di qui anche l’ammonimento dell’uso-abuso della parola eccellenza che si fa ad Avellino e l’invito a fare più cose bene, perché nessun luogo funzionale alla formazione del cittadino dovrebbe essere lasciato indietro. 

Gli ultimi passaggi riflessivi sono stati affidati all’Assessore Teresa Mele, che nonostante la penuria di fondi, si è detta fiduciosa verso le proposte e gli indirizzi datisi, poiché terrebbero conto degli avellinesi e degli irpini, e, infine, Tonino Gengaro ha ribadito che la fondazione può essere l’occasione per tutti di fare la propria parte che sia con un sostegno economico o un servizio, “purché si immagini che se è vero che la cultura è un investimento, è anche e soprattutto una risorsa”.

di Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it