Referendum costituzionale, Fini per il no: “La propaganda non può sostituirsi alla politica”

Il fronte del no dovrà rivolgersi ad una vasta platea e lo farà con una pluralità di interventi, il primo, oggi, al Carcere Borbonico di Avellino

fini_referendumAvellino – Perché votare No al Referendum Costituzionale del prossimo autunno, questo il tema del convegno organizzato da Primavera Irpinia e da Libera Destra presso l’ex Carcere Borbonico di Avellino nel pomeriggio di oggi. L’iniziativa nasce dalla volontà di garantire ai cittadini un’adeguata informazione in vista di un referendum che potrebbe cambiare le sorti della Nazione e mandare definitivamente a casa il Governo Renzi. I saluti sono stati affidati a Massimo Passaro e Sabino Morano, per gli interventi presenze illustri come l’On. Gianfranco Fini, l’On. Giuseppe Gargani e l’On. Pietro Di Muccio de Quattro. A moderare Gianni Festa, direttore de Il Quotidiano del Sud.

Dopo i doverosi saluti e ringraziamenti, Passaro entra subito nel vivo, introducendo la questione: “Quello che ci chiedono di votare è un referendum incostituzionale e ai cittadini chiedo di votare no. La richiesta, per altro, arriva da un governo che sarebbe dovuto essere solo di transizione, che avrebbe dovuto sostituire il Porcellum e che invece ci ha portato all’Italicum, che al referendum No Triv ha chiesto l’astensione ma che adesso chiede fiducia. Ci viene chiesto di cambiare il 35% della Costituzione ma a questo punto sarebbe più corretto votare su singoli quesiti. Quella che si prospetta è un’oligarchia di potere non una democrazia partecipata”.

Il direttore Festa delinea il quadro generale in cui si colloca il referendum, elogiando anche il lavoro dei padri costituenti: “La nostra è una delle Costituzioni più belle del modo, nata dalla Costituente che è il suo albero padre però qualcosa nel tempo è cambiato, lentamente ma inesorabilmente. Si sta proponendo un cambiamento senza una riflessione, Renzi usa la Costituzione come sostegno al proprio Governo, un governo di tante parole e pochi fatti. A mio parere, bisogna partire dalla storia per capire cosa fare oggi e difendere la Costituzione, senza negare che vada rivista”.

Morano illustra il programma secondo cui si muoveranno i Comitati per il no: “Il primo incontro si terrà ad Avella, da lì partirà un tour che toccherà tutta la provincia per spiegare le ragioni del no. Questa campagna referendaria assume un valore storico ed è una stella polare per chi vuole creare un’alternativa”.

L’intervento dell’On. Di Muccio de Quattro tocca i dettagli più tecnici della riforma costituzionale che andremo a votare: “Siamo ad uno snodo storico, qualunque sia il risultato del prossimo referendum la politica italiana non sarà più la stessa. Amo paragonare la Costituzione ad un ombrello, non serve quando c’è il sole ma quando piove e quando si tratta di uomini che esercitano il potere su altri uomini potrebbe piovere spesso e la Costituzione dovrà essere il nostro ombrello. La riforma per cui ci viene chiesto di votare va vista e considerata insieme alla legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che io ho rinominato Renzino”.

“Nel corso degli anni – spiega – l’Italia è passata attraverso diverse leggi maggioritarie, prima tra tutte la Legge Acerbo, voluta da Mussolini per assicurare una solida maggioranza parlamentare al partito fascista attraverso quello che veniva chiamato il listone; ebbene, l’Italicum si presenta in modo ancor peggiore della Legge Acerbo perché è sufficiente che una lista ottenga il 40% dei voti + 1 dei voti validi per ottenere un premio di maggioranza del 55%, pari a 340 deputati. C’è una vera e propria sovversione del principio democratico se consideriamo che, paradossalmente, più basso è il quorum più grande sarà il premio di maggioranza in termini relativi e non assoluti. I motivi che hanno addotto per giustificare i cambiamenti proposti si riducono ad un cumulo di bugie perché le ragioni sono puramente politiche. La Costituzione deve proteggere le minoranze e garantire l’opposizione, il nostro no è un no alla riforma antidemocratica, no alla legge elettorale, no a Renzi”.

finiLe ragioni del no vengono poi magistralmente illustrate dall’On. Gianfranco Fini che le sviscera punto per punto: “Renzi dice che con la riforma il Senato verrà abolito ma non è vero, verrà profondamente trasformato, sarà composto da 100 componenti tra consiglieri regionali e sindaci. Se si voleva abolire il Senato andava fatto un sistema monocamerale come in tanti altri paesi ma il punto più delicato è che il rafforzamento del potere dell’esecutivo avviene senza che ci sia alcun contrappeso di tipo istituzionale. Detto in parole povere, io sono da sempre un convinto presidenzialista, il governo deve poter governare, deve poter decidere ma è indispensabile che in una democrazia il Parlamento abbia un forte potere di controllo e di indirizzo; invece, se si legge la Costituzione voluta da Renzi e la legge elettorale voluta da Renzi si arriva a questo paradosso: il partito che vince le elezioni, la lista di quel partito, in caso di ballottaggio, anche se ha il 30% dei voti prende il 65% dei deputati e il segretario del partito che vince le elezioni nomina il 60% di quei deputati, quindi ci troveremmo di fronte ad un esecutivo fatto ad immagine e somiglianza del capo del partito che diventa Presidente del Consiglio. Ma il presidenzialismo è tutt’altro”.

A sostegno del no anche l’On. Gargani che si dice ottimista circa la possibile vittoria di colori i quali si opporranno alle modifiche costituzionali: “Vedo un clima un po’ diverso, un atteggiamento diverso anche rispetto all’ultimo referendum. Ritengo che ci debba essere la consapevolezza che siamo come ne 1947 e che quindi ci vuole un’aggregazione di forze eterogenee per raggiunge l’obiettivo finale ed evitare che si disgreghi la tradizione che per 70 anni ha rafforzato e rigenerato la democrazia nel nostro paese perché non si tratta assolutamente di rinnovamento ma di fare un passo indietro.  La Repubblica Parlamentare ha portato avanti questo paese dal 1948, poi nel mondo ci sono repubbliche di diverso tipo, quelle presidenziali o semi-presidenziali, ma il grande capolavoro di queste modifiche è che noi non avremo né una repubblica parlamentare né una repubblica presidenziale ma un ibrido ed è una cosa molto pericolosa per cui non credo che si possa giocare con le istituzioni come sta facendo Matteo Renzi per cui i cittadini devono impossessarsi di questo problema e bocciare questo pasticcio che non è un rinnovamento perché di uomini soli al comando qui abbiamo un ricordo nefasto”.

Source: www.irpinia24.it