Sgominata la “banda dei fannulloni” all’Asl di Avellino

Indagati 21 "furbetti del cartellino", tra cui medici di primo livello. Il dirigente della Squadra Mobile: "Il procedimento è ancora aperto, stiamo valutando altre condotte" . Il procuratore aggiunto D'Onofrio : "Era quasi un sistema camorristico". Il procuratore Cantelmo: "Agivano con un senso d'impunità, ma lo Stato c'è"

SAM_7998Avellino –  La sconcertante vicenda dei “furbetti del cartellino” dell’Asl di Avellino è rimbalzata già alle cronache nazionali, facendo il giro di tutta l’Italia, proprio come quella del Comune di Sanremo, dove qualche mese fa furono arrestati 35 dipendenti rei di peculato e  truffa ai danni dello Stato.

Il blitz coordinato dalla Questura di Avellino è scattato questa mattina intorno alle otto. Ben 21 gli indagati, di cui un terzo medici di primo livello. L’indagine è partita lo scorso febbraio in seguito ad alcune segnalazioni pervenuti alla Polizia e ha visto impegnati gli agenti in pedinamenti, accertamenti di documenti e osservazione dei filmati  microcamere  poste all’interno della struttura. I “furbetti” venivano spesso sorpresi nell’orario lavorativo all’esterno dell’azienda sanitaria, intenti a compiere faccende personali. 

Queste truffe non vengono fatte solo nei confronti dell’Ente o dell’ufficio cui si appartiene, ma nei confronti di tutta la società. In effetti se i soldi pubblici vengono sperperati in questo modo ne risentiamo tutti.  Non lasciamo nessuna illegalità per strada. Riceviamo tantissime segnalazioni e ogni tipo di notizia che ci arriva la perseguiamo sempre. Speriamo di darvi continuamente prova dell’attenzione e della dedizione della Polizia di Stato nei confronti dei criminali”, ha dichiarato il questore di Avellino, dottor Ficarra. 

Le immagini delle microcamere sono state rese pubbliche. E ciò che emerge ha dell’incredibile. Gli indagati mostravano un atteggiamento di assoluta insensibilità verso la legalità e le regole, beffeggiandosi di esse, come ha sottolineato il procuratore Rosario Cantelmo:

Nessuno si illuda, non c’è critica che tenga. La Procura continuerà a guardarsi intorno attraverso anche la Polizia giudiziaria e tutte le notizie di reato che arriveranno saranno valutate. Questo della pubblica amministrazione è un terreno scivoloso. Qualcuno aveva già capito che poteva essere osservato, ma ha continuato ad agire in quel determinato modo. Erano consapevoli di un senso di impunità che però in questa provincia non esiste“. 

Cantelmo si è soffermato in particolare sul comportamento di un dipendente che ha bene pensato di rivolgersi alla macchinetta timbra – badge provvista di microcamera, informazione che da alcuni giorni già circolava nell’ambiente, con un gesto alquanto volgare:

Potete capire la valenza morale di  gesto del genere  che dileggia non solo la telecamera, ma tutte le persone per bene. E’ qualcosa di gravissimo. Sa che viola la legge e la  risposta è quella. Pensa che lo Stato non può fargli nulla e  invece c’è. Il range è stato molto alto per evitare condotte minori“.SAM_7992

Come si è ampiamente detto l’ organizzazione bene oliata. A testimonianza di ciò è saltato fuori che uno degli indagati  ha “badgiato” per un’altra collega che risultava assente giustificata. Insomma, non si confrontavano nemmeno tra loro. Il  gioco era ormai diventato automatico. Addirittura un altro dipendente ha scattato una foto, come prova di aver compiuto il proprio dovere.  Questi sono i motivi per cui nell’ordinanza il Gip ha evidenziato che si trattava di un  sistema complessivo,  una sorta di solidarietà criminale diffusa.

 “21 sono stati risultati maggiormente colpiti, ma quelli coinvolti sono quasi il doppio -  ha specificato il procuratore aggiunto,  dottor Vincenzo D’Onofrio.  Molti soggetti che hanno timbrato per altri non hai mai truffato l’Asl, ma si sono resi partecipi del reato per conto terzi. Questo ha portato a dire al Gip che all’interno dell’Asl esisteva un sistema ai limiti associazione per delinquere, quasi di struttura camorristica dove il silenzio reciproco beneficiava tutti. L’attività della Polizia giudiziaria è stata intensa, fatta di controlli, pedinamenti, acquisizione di documenti e ha inchiodato in maniera certa i responsabili”.

Marcello Castello, Dirigente della Squadra Mobile e Vice Questore, ha evidenziato che nonostante molti sapessero di essere osservati non hanno in alcun modo modificato il loro comportamento: “Sono andati avanti nello stesso modo per giorni. Abbiamo trovato gli  indagati in una condizione di sconcerto. Ritenevano fosse una condotta quasi normale, giustificando il tutto con “il semplice caffè”. Poi hanno capito che non si tratta di questo, ma di ben altro. Le loro risposte state più varie, qualcuno ha invece sottaciuto. In ogni caso il procedimento è aperto, è ancora in corso la valutazione delle condotte di altri“.  

Source: www.irpinia24.it