Poesia e rivoluzione per cambiare il mondo, Falk e Hirschman ad Avellino
Ieri sera, grazie al lavoro oculato dell'Associazione culturale de I Senzatempo, la Città ha avuto l'onore di ospitare due poeti di gran calibro
Avellino - Ieri sera, grazie al lavoro oculato dell’Associazione culturale de I Senzatempo, la Città ha avuto l’onore di ospitare due poeti del calibro di Agneta Falk e Jack Hirschmann.
Hirschmann, in particolar modo, è considerato uno dei maggiori esempi della letteratura moderna, allievo di Hemingway, agli esordi rappresentante della Beat Generation. Maturando si allontanò da quel movimento che, ormai, gli sembrava tanto borghese, e si avvicinò al Partito Comunista e dell’impegno politico ha fatto tutta la sua vita e si potrebbe dire anche la sua poesia, che muove da ragioni sociali profonde.
Un americano anti -americano, si potrebbe azzardare, assolutamente in disaccordo con la guerra del Vietnam, che gli costò l’espulsione dall’insegnamento all’Università, poichè per incentivare i giovani a non prendere le armi, dava loro ottimi voti come sprono al prosieguo degli studi. Studioso appassionatissimo del nostro Pier Paolo Pasolini, Jack Hirschman molto si è speso anche per la nostra cultura e per i “compagni” italiani. Insomma un uomo tutto di un pezzo, che ha fatto dei suoi ideali, la ragione guida di ogni sua esperienza umana e che non si può raccontare in poche righe.
Ieri sera Hirschaman e la Falk hanno allietato i presenti con una lettura di poesie, immensa per la sua teatralità, oltre che per i suoi contenuti. Anche Agneta Falk è una donna molto attenta al sociale, alla vita quotidiana, che si consuma per strada. Un’emozione indescrivibile riuscire ad avere percezione dell’intensità con cui questi grandi poeti sentono la vita e cercano di raccontarla agli altri.
Jack Hirschman ha ringraziato Raffaella Marzano, che è la sua traduttrice italiana e alla quale ha dedicato anche dei versi incantevoli. Poi, ha scelto di leggere tre le sue poesie, alcune delle più crude, un microcosmo di storie che si legano alla macchina economica degli Stati Uniti, alla mancanza di rispetto per i diritti dell’uomo e per la sua libertà d’espressione. Una poesia di elogi funebri ai compagni perduti e forse anche un tempo in cui essere comunisti aveva un significato che oggi non ha o stenta a trovare le sue battaglie nella nostra epoca. Nonostante questo, nonostante un ateismo convinto, la scrittura di Hirschman non ha alcuna vena pessimistica, anzi è un continuo inno alla rivoluzione, alla ribalta, alla trasformazione.
Proprio di questo si è dibattuto al termine della lettura, di come cogliere il seme che il poeta americano getta nella sua poesia e trasformarlo in un germoglio di lotta sociale. Ma a chi è destinata la poesia di Hirschman? Non mancano riferimenti colti, anzi coltissimi, tipici di un uomo che si è mosso in ogni tipo di contesto sociale. Non a caso, però, Hirschman abbandonò il movimento della Beat, sintomo dell’idea certe spinte debbano venire dal basso, da quel ceto che ha l’esigenza di cambiare le cose, perchè così come stanno non vanno bene. E’ solo la volontà di un mondo diverso che può farsi interprete di una rivoluzione.
La poesia, dunque, è un veicolo, un piccolo atto rivoluzionario, scagliato al centro di una comunicazione globalizzata, di cui si faccia traduttore materiale la massa, con la forza delle sue istanze sociali. “La nostra arma è la parola impegnata” – ha concluso Jack Hirschaman salutando il suo pubblico, al quale ha regalato il sogno di un futuro diverso, da scrivere “organizzandosi”.
di Francesca Contino