Festa dell’Unità – Senza l’Irpinia non c’è Mezzogiorno
Molti i personaggi di spicco presenti all'inaugurazione della Festa dell'Unità
Avellino - È stata bagnata da una leggera pioggerellina la giornata inaugurale della Festa dell’Unità dal tema Senza l’Irpinia non c’è Mezzogiorno. All’evento, organizzato dal Circolo V.Foa, sono accorsi numerosi personaggi di rilievo dall’Irpinia e dalla Regione Campania. Appare davvero affollato il tavolo di apertura della festa. Le sedie, disposte a destra e sinistra del moderatore, il giornalista Marco Grasso, ospitano, infatti, da destra a sinistra Lucio Fierro, L’On. Valentina Paris, Franco Tavella, Generoso Bruno, l’Assessore della Giunta Regionale Amedeo Lepore, l’On. Luigi Famiglietti, Gianni Festa, il Presidente della Provincia Domenico Gambacorta e Luigi Iavarone.
I lavori vengono inaugurati proprio dal direttore del Quotidiano del Sud, il quale, nel porgere i propri saluti spiega anche ai presenti della manifestazione appena conclusasi, ossia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi, fermatasi propri dinanzi alla Villa Comunale poco prima dell’inizio della Festa dell’Unità. In seguito, il microfono passa a Generoso Bruno, che ha evidenziato come la vecchia contrapposizione «tra la zona costiera come polpa e quella interna come osso» sia oramai inadeguata, ragion per cui bisogna smetterla di ripararsi sotto l’ombrello del «napolicentrismo» perché in Irpinia «si preferisce gridare allo scippo anziché capire come rendere la provincia protagonista dotandola di ciò di cui ha bisogno», ragion per cui è necessario un cambio di passo.
Subito dopo prende la parola Lucio Fierro, segretario del Cna, che ci ha tenuto a mettere ben in chiaro un errore commesso ancora oggi: «Non mi convince che si guardi al Mezzogiorno come ad una condizione drammatica dove intervenire perché significa che si è rimasti in un’ottica di straordinarietà» mentre ciò che servirebbe è rilanciare la domanda interna in tutto il Paese: «l’Italia non può riprendersi se non cresce la domanda interna nel Mezzogiorno». Fierro ha anche affermato che non è possibile aspettare i vantaggi di manovre che daranno i loro frutto fra uno o due decenni perché «abbiamo bisogno di un Paese intero e subito». Infine, prima di concludere, Fierro si è detto preoccupato dagli effetti dell’abolizione delle province, che «ha comportato la dissoluzione di un ente per ragionare su un’area vasta». Similmente, Fierro si è mostrato spaventato dai futuri accorpamenti «perché creano antagonismo. La soluzione è trovare l’elemento unificatore per evitare municipalismi».
La parlamentare democratica Valentina Paris invece ha affermato che «il Mezzogiorno ha capacità di espansione e crescita che altrove non c’è», motivo per cui «è da pazzi pensare di marginalizzare questa parte del Paese e contrapporlo ad un florido nord». Paris ha però sottolineato alcuni errori del passato, come l’aver pensato che, tramite l’individuazione delle aree Pip, «un comune di 3mila abitanti potesse avere gli strumenti per creare da solo lo sviluppo» o l’aver abbandonato «al proprio destino distretti industriali come quello di Solofra». In conclusione, l’Onorevole ha fatto però un appello affinché gli enti locali non entrino in competizione tra di loro».
Interessanti le dichiarazioni rilasciate da Luigi Iavarone, presidente della Camera di Commercio di Napoli e vicepresidente di Confindustria Campania, in un’intervista concessa prima dell’inizio dei lavori. «È bene che tutte le componenti dei territori continuino a sollecitare la politica – ha detto Iavarone – Credo che l’Irpinia possa apportare un contributo fondamentale allo sviluppo della Campania: può e deve». Da rappresentante di Confindustria e da imprenditore che ha investito in Alta Irpinia, Iavarone ha sottolineato il polo di aziende specializzate nella produzione del legno di Calitri, senza dimenticare l’automotive, l’aerospaziale e il biotech: «ci sono tante eccellenze che possono rappresentare un punto di riferimento per l’Irpinia». P
er far sì che ciò diventi realtà però bisogna cambiare le lenti con cui si è guardato sino ad oggi ai finanziamenti pubblici: «i fondi non sono mai mancati nel Mezzogiorno negli ultimi 20 anni: il vero problema è la mancata o errata utilizzazione. Dato il progetto, si trovano le risorse, siano esse pubbliche o private, ma spesso si ragione al contrario: date le risorse finanziarie, si cercano i progetti da attuare». Iavarone ha anche invitato a «prendere coscienza che esistono tanti Mezzogiorni e zone della Campania, della Lucania della Calabria che non lo sono» ma, in ogni caso, quello che manca sono sempre le infrastrutture adeguate. Il giudizio su De Luca? «Ha parlato poco, significa che sta lavorando. Siamo moderatamente ottimisti».
A determinare quale possa essere il ruolo della Provincia in tutto ciò è il Presidente Domenico Gambacorta, che sostiene che la trasformazione dell’ente Provincia voluta dal Governo va ancora perfezionate, specialmente per quanto riguarda l’organizzazione delle competenze.
Anche il parlamentare Luigi Famiglietti ha concesso un’intervista al suo arrivo presso la Villa Comunale, che da subito ha ricordato «la posizione baricentrica» dell’Irpinia nel Mezzogiorno, motivo per cui «ci sono degli importanti investimenti che interesseranno il nostro territorio nei prossimi anni». Famiglietti è parso soddisfatto del ritorno del Mezzogiorno nell’agenda nazionale tramite l’elaborazione di un «Masterplan per il Sud» e un ripensamento dell’«utilizzo dei fondi europei per il Sud Italia». Per Famiglietti «si creerà una cabina di regia nazionale che si affiancherà all’Agenzia di Coesione, già partita per supportare le regioni del Sud tramite fondi strutturali», anche tramite un «coordinamento dei ministeri economici» che cementificherà «la coesione tra ministri nazionali e Regioni».
Non è parso invece molto soddisfatto del Masterplan menzionato da Famiglietti il Segretario generale della Cgil Campania Franco Tavella, che attende ancora di conoscere le misure concrete previste da detto piano per poterlo giudicare nel merito: «si possono anche usare termini inglese, ma se dentro queste espressioni non c’è nulla, si rimane in difficoltà. Quali misure bisogna adottare per Tavella? «Bisogna fare alcune cose essenziali e talvolta addirittura banali […]. Le aziende il cui maggiore azionista è lo Stato sono disposte ad investire nel Mezzogiorno? Il Masterplan può risolvere il problema del credito sfruttando la Cassa Depositi e Prestiti? Di questo deve parlare il Masterplan». Per Tavella è necessaria una «grande coalizione delle forze istituzionali, imprenditoriali e sociali ed insieme riproporre il grande tema della questione meridionale».
Quale sarà il ruolo della Regione in tutto ciò? A rispondere a questo quesito sono le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Amedeo Lepore, che ha parlato di «una grande occasione» per «far diventare il Masterplan del Governo uno strumento di politica industriale per il Sud». Per Lepore è fondamentale «la valorizzazione delle eccellenze produttive dell’Irpinia» perché «quelli che ce l’hanno fatta nonostante la crisi rappresentano una speranza ma anche un biglietto da visita per attrarre investimenti».
Saranno necessarie però «una serie di misure, come quella della defiscalizzazione […], l’incentivazione degli investimenti produttivi e delle misure che consentano di utilizzare le aree dismesse […]». Per l’Assessore, «bisogna creare un clima positivo senza aspettare che si intervenga dall’alto» perché «le crisi industriali possono tramutarsi in opportunità» Proprio per questo, la Regione è impegnata da «un’opera di sburocratizzazione e semplificazione che consenta alle imprese e ai cittadini di operare senza intermediazioni improprie nella piena consapevolezza che questa è una Regione che può crescere».
Il più soddisfatto resta però Francesco Todisco, cui va almeno in parte il merito dell’organizzazione della Festa dell’Unità. «A differenza della gran parte della classe dirigente irpina – afferma Todisco – noi siamo convinti che lo sviluppo dell’Irpinia non passi per una contrapposizione tra le regioni interne e quelle costiere». Per Todisco, «l’Irpinia può avere un ruolo importante nel settore agroindustriale, che già vede molte eccellenze e che può diventare baricentrico, se correttamente incentivato». Pensiero che sembrerebbe in linea con il progetto dell’area vasta di cui il Sindaco Paolo Foti parla da qualche settimana, ma Todisco non si sbilancia e afferma che «l’area vasta di per sé non significa niente, se si chiariscono le aree che si vogliono coinvolgere e quali servizi e funzioni si vogliono mettere insieme fra tante realtà comunali, allora ci si avvicina a modelli europei verso i quali noi dovremmo muoverci». In conclusione, in seguito alla domanda di un giornalista circa il suo non ritrovarsi nel Pd di Orfini, Todisco ha affermato, senza pensarci due volte e seccamente: «non mi ritrovo nella sinistra omologata rispetto alla visione renziana […]. Dobbiamo muoverci con rispetto della visione del Presidente del Consiglio ma noi abbiamo il dovere di costruire un’alternativa.