Consiglio comunale: Foti ha i numeri ma il bilancio slitta a lunedì
Restano tesi i rapporti sia con la maggioranza che con l'opposizione
Avellino – Come prevedibile, la seconda convocazione del Consiglio Comunale, fissata per oggi 4 settembre, è stata contraddistinta da toni duri e a tratti decisamente poco amichevoli nei confronti del Sindaco e della giunta comunale, entrambi usati ripetutamente a mo’ di punching ball sia dai consiglieri dell’opposizione sia da quelli della sua stessa maggioranza. Segnali preoccupanti che la dicono lunga sullo stato del rapporto di (s)fiducia che sussiste ad oggi tra Paolo Foti e coloro che dovrebbero essere i suoi principali sostenitori, ma andiamo per ordine.
A differenza della prima convocazione, il numero dei presenti è salito a 26 consiglieri, il che ha consentito di dichiarare valida la seduta, che è stata inaugurata con l’osservazione di un minuto di silenzio per commemorare la scomparsa di Luciano Palermo, il 46 enne che mercoledì scorso si è lanciato dal Ponte della Ferriera, ma anche quella del preside Nicola Vietri e infine in rispetto delle stragi di migranti, di cui la foto di Aylan, il bimbo morto trovato su una spiaggia turca, è diventato simbolo. Iniziati i lavori si è, invece, preso atto dell’ingresso di Francesco Savero D’Argenio al posto di Arturo Iannaccone, nominato assessore nella nuova giunta, e del passaggio alla maggioranza dei consiglieri Ambrosone e Montanile.
Punto principale della discussione è stata sicuramente la relazione del Sindaco, che con un discorso durato oltre un’ora ha presentato all’aula le motivazioni del rimpasto e i successi ottenuti finora nonché i punti principali del programma futuro. Foti ha ribadito il suo «desiderio di cambiamento» motivato dall’«impegno a restituire agli avellinesi una città migliore», chiedendo apertamente il sostengo dei consiglieri («è Avellino che ve lo chiede») perché «Non si può amministrare la città dividendosi» e dichiarandosi pronto a recepire una «critica costruttiva e non demolitrice».
In risposta a chi durante la prima convocazione aveva parlato di «opacità dell’amministrazione», Foti ha affermato che «l’unica opacità è quella del risentimento» mentre in merito ai programmi per i mesi a venire ha detto che «tutto è ancora in salita» specie perché «le politiche regionali degli ultimi anni non hanno favorito lo sviluppo dell’entroterra». Quindi Foti ha ricordato «difficili condizioni finanziarie» che ha trovato due anni fa, mentre adesso la Corta dei Conti «ci ha invitato ad andare avanti sulla strada tracciata».
In merito ai numerosi cantieri aperti, il Sindaco e la Giunta si sono detti «consapevoli dei disagi» ma hanno assicurato che «saranno ripagati», snocciolando poi minuziosamente tutte le opere in corso di realizzazione e quelle che saranno avviate o ripartiranno nei mesi a venire, che saranno completati il più rapidamente possibile, specialmente per «smentire le Cassandre che amano Avellino solo a parole ma vorrebbero vederla nel baratro per compiacersi delle loro analisi».
Sono stati, poi, numerosi gli interventi dei consiglieri nell’arco della seduta, primo tra tutti quello di Domenico Palumbo, che non ha perso l’occasione per ricordare i suoi ripetuti avvertimenti sulla necessità di mettere in sicurezza il ponte dei suicidi per evitare il ripetersi di tragedie. «Mi sarei aspettato da parte del Sindaco le motivazioni del perché ha cambiato tutti questi assessori», ha commentato Palumbo in relazione al discorso di Foti, per poi additare la maggioranza sostenendo che «ci sono le sedi opportune per lavare i panni sporchi della famiglia» e rendere chiaro al Primo Cittadino che «le Cassandre le ha nella maggioranza».
In seguito è il consigliere Cicalese a prendere la parola per esprimere «massima solidarietà agli assessori revocati» e per far presente al Sindaco che il «problema non è della giunta» per poi rivolgersi alla maggioranza e sostenere convintamente: « Basta beghe di fronte alla cittadinanza!», in quanto «Non bisogna intralciare il lavoro della casa comunale». In conclusione, il consigliere si è rivolto direttamente a Foti affermando: «i problemi li devi affrontare con chi ti mette i bastoni fra le ruote». All’intervento di Cicalese fa eco quello di Battista, che si chiede se, d’ora in poi, «faremo solo sedute in seconda convocazione?».
A seguire c’è il passionale intervento di Francesca Di Iorio, che ricorda che «è la terza volta che siamo qui ad ascoltare le motivazioni di un rilancio amministrativo», sottolineando che «la mia speranza era di vedere scelte forti, non tatticismi». Di Iorio ha lamentato il vuoto dell’amministrazione comunale sulle politiche abitative e sullo sport, l’assenza di azione in merito agli immobili fatiscenti e la passività rispetto all’emergenza Picarelli punzecchiando con ferocia Foti in merito al Forum dei Giovani «Non ho mai avuto occasione di parlare con Luongo, ma d’altronde perché sprecare tempo con i consiglieri se ha il Sindaco come referente?».
Di Iorio è stata evidentemente delusa dal rimpasto di Foti e lo si capisce quando afferma «Non giudico la nuova Giunta ma non posso non notare che il mio lavoro è stato scavalcato se non ignorato. Nulla del mio lavoro e della mia Commissione ha trovato compimento», parole forti rese più vivide dal fatto che la consigliera sceglie di abbandonare l’aula alla fine dell’intervento.
Come sempre, il consigliere Giancarlo Giordano non ha perso occasione per rintuzzare a dovere l’amministrazione comunale e lo stesso Foti, sostenendo di aver «ascoltato con fatica la sua lunga relazione» e che essa gli ha ricordato un film intitolato Ricomincio Daccapo, «in cui il protagonista riviveva sempre lo stesso giorno […] Sono frustrato dal vedere la ripetizione costante degli stessi errori».
Giordano ha quindi evidenziato che «nella relazione non ci ha detto i motivi del cambio degli assessori e lei ce li dovrebbe spiegare per statuto» per poi rivolgersi agli assessori e chiedere loro «Voi con quale serenità potete lavorare sapendo che il sindaco potrebbe cambiarvi senza neanche spiegare i motivi? Chi è stato sostituito aveva lavorato male? Altro che autonomia […]. Non è che c’è stato l’inizio di una resa dei conti nel Pd per cui si è reso necessario ristabilire gli equilibri? In quest’aula si rappresentano i cittadini avellinesi, non è la dépendance di nessun partito. Quest’aula non è il parco giochi i De Luca, D’Amelio De Blasio o altri».
Giordano, insomma, ha usato tutte le frecce disponibili al suo arco per mettere Foti all’angolo, affermando, in chiusura, che «Il rapporto con la città [di Foti, ndr] è talmente deteriorato che anche quando dice il vero sembra che stia dicendo il falso. Ho paura che nel rinnovare il patto abbia rotto il legame con la città. Stiamo vivendo una crisi violentissima e mettere su una città più graziosa aiuta ma non risolve i problemi».
Segue l’intervento di Ambrosone, che spiega il suo spostamento e quello del collega Montanile nell’ottica di un’assunzione di responsabilità: «confidiamo in un cambio di passo». La consigliera ha poi manifestato la sua contrarietà sulla possibilità evocata da Foti di «esternalizzare il 51% di Acs (ossia la società che gestisce i parchimetri avellinesi)» perché «ad un cittadino sta anche bene pagare il parcheggio, se gli introiti vengono spesi per i servizi, gli sta meno bene se li intasca un privato».
Durante il suo intervento, la consigliera Matetich ha poi lanciato alcune proposte per rilanciare l’arte ad Avellino e ha chiesto informazioni sul futuro di Villa Amendola e della Dogana, mentre il consigliere Bilotta è parso deluso dal discorso di foto dato che attendeva che «il Sindaco chiarisse il caso amministrativo». Dal canto suo, Giacobbe ha lamentato la poca attenzione allo sport di Foti e delle sue giunte in questi due anni di governo esortando l’amministrazione a mostrare più solerzia.
È l’intervento del consigliere Gianluca Festa, però, quello che si mostra più aggressivo nei confronti del sindaco. Festa sostiene che grazie a questa relazione «abbiamo le idee più chiare […]. Lei ha detto di essersi candidato per rompere gli schemi del passato: ma questo passato quando ha pesato nella sua vittoria alle elezioni?» ed ha iniziato quindi a snocciolare, ad uno ad uno, le preferenze con cui è stato eletto Foti: Petitto, Cipriano, La verde, Negrone, Melillo, Genovese, D’Avanzo, Giacobbe, per un totale di 4125 voti, la metà di quelli con cui è stato eletto. «Se si è candidato per rompere con gli schemi del passato, ha perso. Lei ha vinto grazie alla scorsa amministrazione […]. Se avesse ascoltato i consigli che le abbiamo dato, probabilmente non saremmo in questa situazione». A tal proposito, ma soprattutto in risposta a Giordano che si chiedeva che cosa ci facesse Festa nella maggioranza, il consigliere ha risposto ironicamente «per dare modo al segretario De Blasio di parlare. Scherzi a parte, noi dissidenti dobbiamo svolgere il nostro ruolo da questi banchi. Non voteremo il bilancio perché non vediamo motivo di votarlo».
Il penultimo intervento spetta al consigliere Preziosi, che iniziato subito con un affondo nei confronti di Foti, che definisce «il killer degli assessori», sostenendo che «alla fine di questo triennio chiunque si candiderà, senza neanche fare campagna elettorale, vincerà le elezioni». Anche Preziosi cita un film: «Mi sovviene la scena del cavalluccio rosso di così parlò Bellavista: è la quinta volta che ci troviamo davanti al suo discorso programmatico […]. Ho molto rispetto per i consiglieri che non si sono presentati l’altra volta perché hanno avuto coraggio e le hanno inviato un segnale […]. Lei, Sindaco, non ha la maggioranza perché non ha la stima di chi lo sostiene […]. Mi aspettavo che lei ci dicesse “ho sbagliato, voglio proporre qualcosa di nuovo e partiamo da qui” e invece lei continua a proporci il cavalluccio rosso di Bellavista».
L’ultimo intervento è quello del capogruppo Pd Grella, che sottolinea che «è difficile comprendere il senso della responsabilità che ci ha portato in aula oggi […]. Alle orecchie di un capogruppo sono difficili da digerire gli interventi sferzanti di parte della maggioranza nei confronti dell’amministrazione». In ogni caso, Grella ammette che «I segnali sono stati tanti ma andavano prima dimostrati nei luoghi della democrazia, ossia nel Pd e nella maggioranza, e poi portati in consiglio comunale» mentre rimane perplessa da alcune affermazioni degli altri consiglieri sulla giunta «il Sindaco si fa carico delle sue scelte, per cui non comprendo il dissenso sui nomi».
Terminati gli interventi si è poi tentato di votare il bilancio, il che ha richiesto come operazione preliminare la delibera nelle tariffe Tari, votazione che è stata effettuata non senza difficoltà. Con 16 voti favorevoli e 7 contrari è stato deliberato un aumento della parte fissa della Tari e una diminuzione della parte variabile, il che, secondo l’assessore Lazazzera, garantirà «un risparmio medio del 3%». Tuttavia, Giordano ha giudicato opinabile questa affermazione sostenendo che «al cittadino non interessa pagare il 3% in meno se ha perso il 22% nella qualità del servizio in 3 anni […]: oggi ad Avellino si differenzia intorno al 35%, il che equivale a non fare la differenziata […]. È questo il grande risultato di questa amministrazione».
Nonostante il carattere di urgenza che riveste l’approvazione del bilancio, però, la seconda convocazione si è conclusa senza discutere del bilancio di previsione. Alle 23 e 10, infatti, la seduta è stata sciolta e i lavori sono stati rinviati a lunedì 7 settembre alle 18.30.