Avellino – “La marcia degli uomini scalzi”, la marcia di donne come Maria

L'Avvocatessa avellinese ci ha raccontato il valore dell'accoglienza e la necessità di inorridire di fronte all'immagine di bimbi come Aylan.

Aylan sulla spiaggiaAvellino – Passano i giorni e l’immagine destabilizzante di Aylan, il bambino senza vita sulla spiaggia turca, continua a tornare, a generare mostri, a chiederci di fare qualcosa. E’ per questo che anche Avellino, su proposta del Quotidiano del Sud, l’11 Settembre marcerà, scalza, nel tratto di strada dalla Prefettura ai Platani. Un gesto simbolico, che risponde alla precisa idea che non possiamo capire l’altro finchè non proviamo a camminare per un po’ nelle sue scarpe. Ecco, i bambini della Siria, che fuggono dalla guerra, non hanno scarpe, ma solo passi stanchi, piedi che non solcano il fertile terreno della loro età. Sono bambini spogliati di tutto, svestiti della possibilità di un futuro a casa loro, costretti a scappare, per sopravvivere anche un solo giorno in più.

Ci ha raccontato il senso e la necessità di una campagna di sensibilizzazione, l’Avvocato avellinese, Maria Rusolo, anche impegnata in diverse associazioni socio – culturali, che si sono rese protagoniste di iniziative volte al recupero e alla valorizzazione di questa Città.

Maria, lei parteciperà alla marcia, può dirci perché?

“Quando ho letto dell’appello sulla marcia degli uomini scalzi, ho pensato da subito che sarebbe stato bellissimo organizzarne una anche ad Avellino. Ci stavamo mobilitando, con Nadia Arace, convinte che è un preciso dovere della politica, non del partito, occuparsi di emergenze umanitarie. Come noi altri non sono rimasti sordi all’appello e l’evento è stato promosso, infine, dal Quotidiano del Sud di Avellino. Personalmente ritengo, al di là delle polemiche, che qui sul piatto ci sia il richiamo ad essere un buon essere umano. Non c’è alcuna strumentalizzazione nel pensare di doversi occupare di popoli affamati, ma purtroppo le accuse sono sempre dietro l’angolo. Io sarei una buonista che dovrebbe ospitare profughi a casa propria. Bene, se queste sono le risposte, significa che gli uomini non conoscono più le vie di mezzo. Sicuramente noi non siamo attrezzati per i numeri di questo esodo, perciò non giudico chi ha paura, ma chiedo anche io di non essere giudicata”.

Ecco Maria lei ha detto che non si tratta di appartenenza a un partito, ma di esercizio politico. Approfondisca.

“Come dicevo, con le associazioni di cui faccio parte, cerco di dare il mio contributo alla società e questo è assolutamente un fatto politico. Per me la cultura, la musica sono esse stesse politica. Se si pensa che il jazz, di cui mi faccio promotrice, è la musica degli afroamericani, non è difficile capire quanto anche essa sia un mezzo d’espressione di libertà e di bellezza. Cogliere questa bellezza vuol dire comprendere il suo valore dirompente, in un mondo di cementificazione forzata. Anche la marcia è un mezzo, l’inizio di un percorso che non si esaurisca l’11 settembre, ma che continui a guidarci nelle nostre scelte e nelle nostre azioni. La politica non è una prerogativa del partito, perché il partito è solo un altro strumento nelle mani di chi vuole partecipare”.

Avvocato, secondo lei, cosa vuol dire aiutare concretamente i migranti?

Innanzitutto, bisogno chiarire che noi, occupandoci di migranti, ci occupiamo di persone come noi. Gli italiani sono stati un popolo di profughi, che ha subito maltrattamenti e umiliazioni che mai avrebbe augurato ad altri. Allora oggi è nostro dovere impedire che certe storie si ripetano, senza dimenticare che noi siamo corresponsabili di queste guerre, da cui i più impavidi fuggono attraverso il mare. E’ necessario realizzare dei seri corridoi umanitari, fare accoglienza seguendo delle norme precise e andare sicuramente oltre il regolamento di Dublino. I popoli del Mediterraneo non possono gestire da soli i numeri di quest’orda di migranti. Di fronte alle logiche giuridiche, in questi casi, deve prevalere la logica dell’essere umani. Se un genitore non capisce questo, non può difendere i suoi figli. E’ difendendo gli altri bambini, che si tutelano anche i propri. Ci tengo a specificare che questa marcia è stata organizzata da uomini di cultura, perché è solo la cultura, a mio avviso, che può mutare le sorti di questo mondo”.

Aylan forse ora può giocare tra i bimbi del cielo, senza avere più paura della guerra o di essere un ospite sgradito. Marciamo tutti insieme il prossimo venerdì, ma soprattutto marciamo oggi, domani e nei giorni ancora a venire, perché, soprattutto i bambini, non giacciano morti sulle spiagge, ma possano costruirvi castelli di sabbia. Marciamo perché nessun uomo sia disposto a spogliare l’altro, sacrificando la dignità di entrambi. Marciamo e accogliamo innanzitutto un altro invito all’Empatia. Qualche miglio nelle scarpe degli altri, qualche miglio nei passi di Aylan e di milioni di bambini che non sono affatto invasori.

di Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it