“Vi racconto il mio calvario: cinque giorni in pronto soccorso”
Potrebbe sembrare il titolo di un telefilm o di un reality, quelli che vengono girati tra le corsie degli ospedali, invece, purtroppo, si tratta di una storia vera, una delle tante che ci capita di sentire spesso. Una vicenda strettamente legata a una delle piaghe della nostra regione: l’emergenza Sanità. E proprio oggi il commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, ha annunciato: "Ci saranno ancora altri tagli"
Avellino – Potrebbe sembrare il titolo di un telefilm o di un reality, quelli che vengono girati tra le corsie degli ospedali, invece, purtroppo, si tratta di una storia vera, una delle tante che ci capita di sentire spesso. Una vicenda strettamente legata a una delle piaghe della nostra Regione: l’emergenza Sanità.
Un’emergenza difficile da far rientrare. E’ fresca, infatti, la notizia di ulteriori tagli, annunciata dal commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, in un’intervista a “La Repubblica”:
“Abbiamo ospedali gestisti bene ed altri meno bene con squilibri nella gestione economica di decine di milioni. Noi crediamo che sia giusto prevedere che questi ospedali facciano uno sforzo per equilibrare la gestione economica nell’arco di un determinato numero di anni“.
Ancora una volta si va a toccare la Sanità che è già stata messa abbastanza in ginocchio e non riesce a garantire ai cittadini nemmeno i servizi primari. Ma ritorniamo alla disavventura di questo uomo, ricoverato per ben cinque giorni in Pronto Soccorso:
“Ho sofferto di una patologia che non potevo assolutamente curare a casa, visto che ho altri problemi di salute che me lo impediscono. Ero in attesa di essere ricoverato in reparto. La lista è lunga e sono stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Mi avevano assicurato che al massimo rimanevo lì una nottata, in attesa che si liberasse un posto. Sono invece passati cinque giorni, a causa di uno scambio di cartelle. Era stata trasferita in reparto una persona con il mio stesso cognome. Ho visto passare davanti agli occhi codici rossi, vite appese ad un filo, vedevo ogni secondo un via vai di medici, operatori sanitari che lavoravano senza sosta. Per non parlare delle lamentele continue per la lunga attesa, che a volte sfociavano in discussioni accese, con l’intervento delle forze dell’ordine, chiamate a ristabilire l’ordine”.
“I parenti dei pazienti dovevano accudirli in tutto: cibo, toilette, medicine. E la tipica risposta a chi non aveva familiari era questa: “Quando avremo un po’ di tempo le daremo le sue medicine, non abbiamo personale addetto, ce lo hanno tolto e non possiamo fare nulla” . C’è però da dire che ai parenti non era permesso entrare sempre e la maggior parte delle persone malate erano allettate. Un calvario insomma che non augurerei a nessuno. Lì ti rubano spietatamente la dignità”.
I medici e gli operatori sanitari non hanno tutte le colpe, anche se è facile sfogare la nostra rabbia su di loro. Un capro espiatorio lo dobbiamo in qualche modo trovare. C’è da dire che sono però alquanto bravi a metterci il resto…la situazione è insostenibile e si sono “disumanizzati”. Gli ammalati sono solo dei numeri, nonché dei pesi. Questa è la realtà all’interno degli ospedali campani, al di fuori l’assistenza medica agli anziani e ai malati oncologici è stata addirittura cancellata.
Ma non c’è da disperarsi.Come ho detto poc’anzi, il nostro caro Presidente del Consiglio dei Ministri ha trovato la soluzione a tutto ciò: ancora altri tagli. Grazie!