Un anno da “Margine Protettivo” che costò la vita a 500 bambini palestinesi

Il bilancio dell' operazione militare israeliana fu terribile: più di 2200 palestinesi morti. Yosef, Mohammed, Ismail ... i nomi di alcuni piccoli angeli che hanno dovuto dire, troppo presto, addio alla vita per colpa della mano assassina e spietata di alcuni "umani". Per non dimenticare...

11703200_1035126819844332_5257976736585374107_nAvellino –  Abbiamo ricordato anniversari di momenti e cesure storiche, personaggi che hanno segnato il mondo della musica e del cinema, oggi vogliamo ricordare quella che è stata una vera e propria strage di massa avvenuta in Palestina. Esattamente un anno fa, nella Striscia di Gaza,  cominciò l’operazione militare israeliana “Margine Protettivo”.  L’intervento è consistito in 50 giorni di attacchi via terra, mare e aria in cui furono uccisi oltre 2200 palestinesi, di cui almeno 500 bambini. Interi quartieri e villaggi  spazzati via. 

Tutto ebbe inizio nel lontano 1967 quando Israele occupò la Striscia di Gaza, appartenente alla Palestina. Da lì si scatenò  lo scontro senza precedenti, seguito da tanti “cessate il fuoco” non rispettati, accordi e periodi di pace, andati in frantumi dopo poco. Neanche l’intervento dell’Onu, che nel 2012 dichiarò ufficialmente Gaza terra della Palestina, fermò la mano assassina dello Stato ebraico.   

Secondo il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) nel 2014, dopo l’operazione “Margine Protettivo”, 12.620 abitazioni furono completamente distrutte e 6.455 furono gravemente danneggiate, causando lo sfollamento di 17.670 famiglie, ovvero circa 100.000 persone.  Ad un anno di distanza nessuna abitazione è stata costruita. Come vive la popolazione? Come può, sopravvive. 

Alcuni “sfollati” sono ospitati dalle famiglie, altri in tende, rifugi e addirittura una parte è costretta a passare le giornate in quello che rimane delle proprie case, molte ridotte in cumuli di pietre. I beni di prima necessita scarseggiano.

Questo massacro lo abbiamo tradotto in numeri. Ma dietro questi numeri c’è la disperazione, sopratutto di esseri indifesi colpevoli  soltanto di essere palestinesi. Oggi il pensiero va a loro, un pensiero capace di abbracciarli tutti. Ricorderemo Yosef, Mohammed, Ismail e tutti i piccoli angeli. Quello che rimane di loro è una scarpetta insanguinata, simbolo dell’innocenza spezzata.

La storia di Mohammed  è quella che ha colpito maggiormente l’opinione pubblica. Il 17enne aveva lanciato pietre contro la jeep di un colonnello israeliano che ha risposto, senza pensarci neanche un secondo, sparando. Un omicidio giustificato da Israele come “legittima difesa”. E non è un caso isolato: è indefinito il numero di “lanciatori di pietre” trucidati senza pietà.

La domanda che sorge spontanea è perché l’Onu continua a guardare morire questi bambini e continua a stare con le braccia piegate? Perché gli Stati Uniti d’America, fautori della democrazia allo stato puro, restano inermi dinnanzi a queste tragedie?

Se vogliamo essere maligni o meglio realisti, possiamo facilmente dare una risposta a questi quesiti: quei territori non sono “d’oro” né nero né di nessun altro colore per le cosiddette “grandi potenze” e Israele vive sotto l’ala protettiva della “mamma America”. E questo dice tutto. 

 

 

Per non dimenticare

Perché la lotta di ogni popolo oppresso è la nostra lotta

Perché la giustizia è un diritto 

Perchè la libertà è il bene più prezioso 

Perché tutt egual song ‘e criature, nisciun è figl e nisciun

Source: www.irpinia24.it