Parco di Rione Aversa, parla Caruso: “È eccezione a regola del degrado”

Il punto di vista di chi ha rimesso il parco a nuovo sullo scontro col Comune

Parco Rione Aversa 2Avellino - Negli ultimi giorni le tensioni sorte tra l’amministrazione comunale e i residenti di Rione Aversa intorno alla costruzione dell’ennesimo centro polisportivo al posto di un parco che include anche un’area sgambamento hanno catturato l’attenzione dei cittadini avellinesi (clicca qui per approfondire). Per approfondire meglio la questione, Irpinia24 ha intervistato Jacopo Caruso, facente parte sin dalla prima ora del gruppo che si è occupato di ripulire il parco per restituirlo ai residenti del quartiere e ai cittadini di Avellino.

 

Che cosa rappresenta il parco di Rione Aversa per i residenti e per i suoi fruitori?

Quel parco rappresenta un’oasi perché è l’eccezione alla regola del degrado. La manifestazione del 9 luglio rappresenta una rivendicazione di dignità da parte di chi ci vive, di chi chiede un ambiente più salubre e di chi crede in una cittadinanza attiva. Quest’oasi può essere presa a modello perché rappresenta un luogo in cui la comunità si esprime e si confronta. Noi siamo favorevoli ad una rivalorizzazione dell’area, anzi, la pretendiamo, ma deve essere fatta in accordo coi desideri dei residenti.

Come viene vissuta la vicenda da parte chi ha trasformato un parco abbandonato in un’«oasi»?

La percezione che si ha è che si vogliano scavalcare gli intenti e il volere di chi ha veramente a che fare con l’ambiente e soffre i disagi del degrado circostante, ossia di chi ha pensato di sacrificare il proprio tempo e il proprio denaro proprio per dare un luogo dignitoso a se stesso e agli altri.

Che cosa avete fatto per recuperare l’area?

In primo luogo abbiamo tagliato l’erba, che era diventata altissima per via dell’abbandono. Per farlo abbiamo acquistato un tagliaerba e c’è chi, regolarmente e gratuitamente, tosa il prato e raccoglie qualunque tipo di rifiuto per tenere pulita un’area che è frequentata da persone di tutte le età. Poi sono state portate delle panchine per ovviare all’assenza di posti a sedere e sono stati installati dei cestini per la spazzatura, visto che non ce n’erano. Ora stiamo cercando di avere l’illuminazione notturna, visto che il parco di notte ne è sprovvisto e diventa un luogo lugubre: non c’è un lume! È un posto davvero dimenticato dall’amministrazione. Noi abbiamo ripristinato l’agibilità di quel parchetto.

E dopo aver reso agibile il parco di cosa vi siete occupati?

Abbiamo completamente ripulito il campetto di cemento adiacente l’area sgambamento, un tempo utilizzato come campo da calcetto e poi usato come pista per le macchine radiocomandate, che era ricoperto di sterpaglie che avevano anche deformato la recinzione, che avevamo in programma di riparare. Inoltre, avevamo in programma di estendere la fruibilità dell’area, anche pagando di tasca nostra, così da rafforzare il senso di comunità. È importante sottolineare che quando abbiamo iniziato a ripulire l’area abbiamo rimosso numerosi cocci di bottiglia che erano sparsi nell’erba, perché prima il parco era decisamente mal frequentato ma da quando lo utilizziamo assiduamente si è ridotto notevolmente il numero di rifiuti pericolosi quali siringhe usate, cocci di vetro e rifiuti biologici umani.

Quali strutture individuate come alternativa alla costruzione di un campo di calcetto al posto del parco?

Innanzitutto c’è Parco Palatucci [noto anche come Parchetto della Pace, ndr], che dista 200 metri dal parco e presenta già tutte le caratteristiche per essere sfruttato come centro polisportivo e che rappresenta uno sfregio alla città e un’onta al personaggio cui è stato intitolato per lo stato in cui versa. Molte delle persone che abitano alle spalle di Parco Palatucci si lamentano del fatto che la sera il parco è frequentato da personaggi poco raccomandabili. Il Comune afferma di voler costruire un campo da calcetto al posto della nostra oasi per integrare meglio i residenti e lottare contro la criminalità: gli amministratori non si rendono conto che distruggendo il parco di Rione Aversa si eliminerebbe un’area dove ciò avviene già mentre si lascerebbe a sé un’area da risanare come Parco Palatucci?

Ci sono altre aree che ritenete interessanti oltre Parco Palatucci?

Guardi, a 50 metri da qui c’è un alto spazio che prima era usato per giocare a calcio, adesso assolutamente degradato, e ci sono anche i campetti di Valle, senza contare il campo di cemento già presente all’interno del parco. Non si capisce l’esigenza di cementificare ulteriormente l’area, specie visti i pareri contrari al progetto della Commissione Edilizia. Noi fruitori del parco ci chiediamo per quale motivo non sia possibile rifiutare un finanziamento: se la spesa non è diretta a sostenere gli interessi della comunità perché non lo si può rifiutare?

Qual era lo scopo originario del progetto?

Quando il progetto fu concepito, ossia nel 2011, l’area era effettivamente abbandonata e l’amministrazione Galasso riteneva giusto dare un nuovo volto al parco. Sicuramente poteva essere un intento lodevole, ma attualmente non c’è più la condizione di degrado che aveva motivato l’intervento, non ci sono più quei problemi di salute sociale e non c’è neanche più l’esigenza di un intervento da parte dell’amministrazione. Tutto ciò che si chiede è di poter portare avanti questa piccola comunità che si è creata, visto che, in seguito ai  casi di avvelenamento dei cani avvenuti presso l’area sgambamento di via degli Imbimbo il numero di fruitori è decisamente aumentato.

E della possibilità che la futura struttura venga affidata ad un privato che cosa ne pensa?

La logica del sottrarre un ulteriore bene comune, perché è così che viene percepita la vicenda, danneggia questi esempi virtuosi. Quel parco è stato concepito come un bene di tutti, non come un bene di nessuno, e, perciò, affidarlo ad un privato significherebbe umiliare ancora una volta quella che è un’istanza seria, legittima e dignitosa, che proviene da un gruppo che si è formato intorno a dei valori condivisi di armonia e di civiltà.

 

Oggi il gruppo di cui parla Caruso, e di cui egli stesso è parte, incontrerà gli amministratori comunali, segno che la questione è riuscita a scavalcare quel muro di invisibilità che inizialmente l’aveva nascosta grazie all’opera di informazione portata avanti dai residenti di Rione Aversa. Continuate a seguirci per avere gli ultimi aggiornamenti.

G.L.

Source: www.irpinia24.it