Focus sulla situazione attuale delle carceri in Irpinia

Criticità negli istituti penitenziari di Bellizzi e Ariano. Bilancio positivo per San'Angelo e Lauro. Il commissario dell'Asl: "Fra tre anni vi dirò che il 30- 40% delle problematiche saranno risolte". Il presidente del Tribunale di Sorveglianza della Campania : "Bisogna cambiare mentalità e insegnare nelle scuole i diritti fondamentali della Costituzione "

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Professor Mele, Monsignor Melillo, Carlo Mele

Avellino –  E’ stata presentata oggi l’ “Indagine conoscitiva sul sistema carcerario della provincia di Avellino – Stato dell’arte e prospettive” promossa dalla Provincia di Avellino, su richiesta del Garante Provinciale per i Diritti dei Detenuti e realizzata in collaborazione con la Fondazione Giacomo Brodolini, con l’obiettivo di restituire una fotografia sullo stato del sistema penitenziario in Irpinia, mettendo in evidenza le criticità ma anche i punti di forza. Il lavoro di indagine, relativamente ai quattro Istituti Penitenziari presenti nel territorio provinciale, si è focalizzato su tre aspetti fondamentali: la giustizia, la salute e il trattamento.

All’incontro ha partecipato il Garante Provinciale dei Detenuti, Carlo Mele; il Vescovo eletto di Ariano Irpino, monsignor Sergio Melillo ; il Presidente del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale, Mauro Palma; il Presidente del Tribunale di Sorveglianza della Campania, Carmine Antonio Esposito, il Commissario dell’Asl di Avellino, Mario Ferrante; il Direttore dell’Ufficio Detenuti e Trattamento – PRAP Campania, Claudio Flores.

Il professor Palma ha descritto dettagliatamente il “Caso Torreggiani” per cui l’Italia fu condannata per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea, ovvero la proibizione di trattamenti inumani e degradanti.

Questa è stata – ha affermato il professor Palma - una sentenza grave che ha  però portato degli effetti positivi: siamo passati  dai 66 mila detenuti e 19 mila soggetti in misura alternativa, prima del “Caso Torreggiani”, ai 52700 detenuti e 31 mila soggetti in misura alternativa, dopo la condanna. Presentare una ricerca di questo tipo  significa un’apertura verso il mondo esterno ciò che avviene negli istituti penitenziari, per far conoscere al meglio questa realtà. Il detenuto ha diritto a trascorrere otto ore fuori dalla cella e ai medicinali di cui necessita, nonché al libero accesso ad acqua, docce, lavanderie. Dobbiamo pensare a un modello che li educhi alla vita al di fuori del carcere. Inoltre, c’è da dire che su questo incide anche l’edilizia carceraria. E’ fondamentale una tipologia architettonica adeguata“.

Anche Monsignor Melillo ha abbracciato la tesi del professor Palma sulle difficoltà legate alle strutture, in quanto il nocciolo del problema non si limita solo all’aspetto legislativo: “E’ un luogo dove le persone passano parte della loro vita e devono avere condizioni di vita diverse“. Ha voluto poi citare due grandi pensatori, uno passato e uno più recente: Sant’Agostino e Gabriel Marsel: “Sant’Agostino dice una cosa interessante: “Bisogna acquisire il gusto della libertà” . La libertà intesa come la possibilità di stabilire relazioni sociali di qualità. E anche Marsel riguardo  ciò affermava: “Tra le persone c’è la necessità di dialoghi di comunione”. Con comunione si riferiva all’instaurarsi di un rapporto sincero, autentico, in cui l’altro mi sta a cuore. Solo in questo scenario anche la questione giuridica, una volta risolta, avrà effetti positivi”. 

I dati presentati hanno fotografato una situazione alquanto sconcertante, sopratutto per quanto riguarda l’Istituto Penitenziario di Bellizzi e quello di Ariano. Positivo, invece, il bilancio per il carcere di Lauro e Sant’Angelo dei Lombardi. Sono reclusi per la maggioranza soggetti colpevoli di reati contro il patrimonio, spaccio di stupefacenti. Rispetto alla media nazionale la percentuale di stranieri reclusi è minore del 10%.

A Bellizzi Irpino la capienza della struttura è di 504 detenuti. Attualmente conta 594 persone recluse. I servizi igienici sono privi di docce e bidet. ad eccezione del nuovo padiglione. E’ possibile usufruire delle docce per tre giorni a settimana. 

A Sant’Angelo la reclusione è destinata solo a detenuti che sono stati condannati definitivamente. La capienza è di 126 persone, ma ne detiene 183. Nonostante ciò, sono garantiti tutti i servizi. E’ presente una biblioteca, sala musica, ampi spazi. Ogni detenuto ha a disposizione 4 metri quadri, in ogni cella c’è il bagno e vengono svolte all’interno numerose attività lavorative. 

L’Istituto di Ariano ha a disposizione, secondo il Ministero di Grazia e Giustizia, 259 posti e conta al suo interno 261 reclusi. La struttura è vecchia ed obsoleta, con problemi di muffa, infiltrazioni e pochi spazi interni. 

La Casa Circondariale di Lauro ha solo 14 detenuti e la capienza è di 55. Ha subito la trasformazione da I.C.A.T. a I.C.A.M., cioè le donne con figli che non hanno compiuto il sesto anno di età non posso essere recluse. 

Per quanto concerne il servizio sanitario e psichiatrico le difficoltà sono enormi. Il personale è inferiore rispetto alle richieste di assistenza. Non si dispone a sufficienza di attrezzature diagnostiche. I detenuti hanno denunciato una forte sofferenza psicologica a causa di una limitazione della vita affettiva e relazionale.

Flores,

Flores, Palma, Esposito, Ferrante

Il Commissario dell’Asl, Mario Ferrante, ha ribattuto alle accuse emerse da questa indagine: “E’ normale che i detenuti presentano disagi psichici. Ci sono quattro medici per ogni istituto, specialisti, tenici di laboratorio. Non voglio giustificare nulla, riconosco che dobbiamo fare meglio. Ma come può essere condotta un’indagine sulle carceri se non viene prima fatta una sugli ospedali. Ci stiamo muovendo per risolvere criticità. La normativa non prevede gli specialisti negli ambulatori, ma mi prendo questa responsabilità per garantire il servizio. Ognuno deve fare la propria parte e prendersi le proprie colpe. Fra tre anni vi dirò che il 30- 40% delle problematiche saranno risolte“.

Il Presidente del Tribunale di Sorveglianza della Campania, Carmine Antonio Esposito ha sottolineato che c’è urgenza di cambiare mentalità, l’atteggiamento delle persone e delle istituzioni, in quanto la rieducazione è un elemento essenziale della pena: “Il condannato ha diritto alla pena e ciò non significa solo la limitazione della libertà, ma ricevere determinati trattamenti che garantiscono un nuovo progetto di vita. Il cambiamento richiede tempo. C’è la necessità di introdurre nelle scuole la conoscenza dei diritto fondamentali della Costituzione come la dignità dell’uomo, l’eguaglianza, la legalità. Se questi vengono assunti nell’età adolescenziale, successivamente ci sarà una riduzione del tasso delinquenziale. Bisogna eliminare anche le preclusioni processuali e responsabilizzare maggiormente il Giudice di Sorveglianza,per garantire un trattamento penitenziario personalizzato”

Source: www.irpinia24.it