Terramirabilis – Galdieri: “quale soluzioni alle trivellazioni?”
Pensando all'ambiente, Osvaldo Galdieri afferma:"solo la conoscenza di ciò che abitiamo ci può dare la consapevolezza di ciò che mangiamo. Non deturpiamo, quindi, il territorio che ci nutre".
Mercogliano – In occasione delle tre giorni “Terramirabilis” (cfr. https://www.facebook.com/irpiniaterramirabilis?fref=ts) organizzate dall’associazione Capodanno Verde, ieri, con altri relatori, sul tema dell’ambiente è intervenuto anche Osvaldo Galdieri:
“La trovata del guinnes del panino più lungo del mondo è un modo intelligente per aggregare, ma anche e soprattutto per far rivivere una comunità spesso disgregata e isolata nei rivoli di un individualismo esasperato che generalmente tende sempre a sottrarre più che aggiungere. Ma io ho voluto immaginare questa gara anche come la speranza di fare arrivare il pane, elemento essenziale per il sostentamento, in ogni parte del mondo. Un gioco, quindi, che ha utilizzato i binari della gara, della festa per permetterci anche un momento di riflessione su temi importanti che probabilmente cambieranno il volto ambientale, paesaggistico e produttivo della nostra Irpinia.
Partirei dalla carta fondamentale dei nostri diritti e più precisamente alla possibilità di appellarci all’art. che prevede LA TUTELA DEL PAESAGGIO E DELL’AMBIENTE. Mi riferisco al secondo comma dell’art. 9 della costituzione. nella parte che prevede un ruolo attivo della Repubblica Italiana nella tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione.
Il concetto di paesaggio ha subito, infatti, nel corso del tempo una profonda evoluzione. Mentre in passato tale termine indicava unicamente le “bellezze naturali” oggi tale nozione va interpretata nell’accezione piu’ ampia di AMBIENTE NATURALE modificato dall’opera non sempre positiva dell’uomo e operando su di esso una serie di interventi che spesso hanno profondamente minato la capacita’ rigenerativa dell’intero pianeta, anche a causa della scarsa sensibilita’ verso i problemi ambientali da parte dello Stato e dei cittadini (edificazione selvaggia, spesso abusiva o troppo permissiva, trivellazioni speculative che ha fatto scempio di un patrimonio naturale di inestimabile valore e bellezza).
La politica impegnata, soprattutto negli ultimi trent’anni, a risolvere i problemi da essa stessa generati, solo di recente ha affrontato il problema dell’inquinamento e della tutela dell’ambiente dando cosi’ vita, nell’aprile del 2006 attraverso il Parlamento, al codice dell’ambiente (318 articoli). Ma nonostante l’esistenza di un codice sull’ambiente il nostro Paese e’ stato investito da gravissime vicende che hanno avuto un impatto negativo sull’immagine e sulla qualita’ di vita del nostro Paese.
Mi chiedo quindi. Puo’ bastare da sola la politica o una legge per la soluzione del problema ambiente…? Evidentemente no. Nel 2013 in un intervento che poi divenne anche articolo di giornale iniziai dicendo: “Liberiamoci delle gabbie ideologiche e ritorniamo ad essere cittadini, comunità prima che elettori”. Quello fu sicuramente un modo per stimolare la classe politica esistente ma soprattutto un modo per dire difendiamo le buone idee, quelle scritte nell’interesse di una comunità, di un paese a prescindere dallo schieramento che li propone. Appartenere ad uno schieramento politico, il piu’ delle volte, significa soprattutto DOVER PENSARE, piu’ che poter pensare in un certo modo, quindi DOVER ESSERE piu’ che poter essere.
E’ tutta colpa della crisi economica. La frase piu’ ricorrente degli ultimi sette anni. Quindi ogni problema e’ da attribuirsi alla crisi dell’economia. Anche le eventuali trivellazioni nella nostra Irpinia sono da addebitare alla crisi economica. Ma siamo sicuri che e’ tutta colpa della crisi economica…?
Non voglio fare comizi politici anche perché sarebbe inutile visto che siamo lontani dalle campagne elettorali quindi oggi posso dire con serenita’ che “la crisi della politica italiana non risiede solo ed esclusivamente in quella economica, ma anche e soprattutto nel fatto che le idee non corrispondono agli schieramenti, costruiti attraverso un artigianale e pasticciato travaso dei vecchi partiti della Prima Repubblica. Queste idee sono confuse e confondono, vengono continuamente rimescolate dalle lotte di potere e dall’assenza di una politica forte.” Tutto questo non fa altro che relegare nell’assenteismo coloro che, rassegnati, improvvisamente si sentono apolidi politici e quello che e’ piu’ grave disinteressati alle vicende del proprio Paese e della propria terra.
Da qui quindi la necessita’ di fare comunita’, di fare sistema per difendere cio’ che la politica non riesce piu’ a tutelare. Certo la politica ha le sue colpe ma l’uomo deve recuperare la coscienza dei doveri civici del cittadino in quanto tale e di conseguenza il rispetto delle regole di convivenza. E’ L’UOMO CHE FA LA POLITICA E NON VICEVERSA.
Ma oggi sono qui perche’ amo la mia terra e soprattutto amo l’idea che ritornare alla priorita’ del territorio, ci permetta di coltivare il futuro, un futuro nuovo che vede la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, l’ambiente, la comunita’, il territorio, il cittadino e quindi il paese Italia, come valori e non come meri interessi. Sono qui perche’ come diceva Henry Ford “bisogna decidere del proprio destino prima che altri lo facciano per noi” . Quindi decidiamo insieme, come comunità, il nostro destino prima che altri in modo scellerato lo facciano per noi.
Non so quanti di voi conoscano il “PERMESSO DI RICERCA NUSCO” che darebbe facolta’ alle societa’ petrolifere di effettuare ricerche al fine di trivellare nella nostra Irpinia per l’estrazione, eventuale, del petrolio. Le zone interessate sono quelle che vanno dai monti Picentini fino a quelle del Beneventano. Questa iniziativa del governo va inserita nel piu’ attuale decreto “Sblocca Italia” che annuncia apertura su tutti i fronti, all’estrazione del petrolio. Trivellazioni che interessano anche le zone interne della Campania. L’obiettivo è coinvolgere le Regioni, valorizzandole sul patto di Stabilità.
Sembra una regia di un film di terrore che punta l’obiettivo su una trivella abbandonata sulle distese di terreni aridi del Texas durante un tramonto. Ma noi non siamo il Texas noi siamo la terra del piu’ antico vitigno del mondo, noi siamo la terra dell’aglianico di Taurasi, del Greco di Tufo, del Fiano di Lapio, della castagna di Montella, del broccolo aprilatico di Paternopoli, dei fichi fioroni di San Mango, della cipolla ramata di Montoro, della nocciola di Mercogliano, del formaggio Carmasciano, del grano, della ciliegia, dell’olio, della zootecnia allo stato brado, della transumanza e della vacca podolica.
Noi siamo il sud che si riscatta con risorse identitarie protette forse proprio da uno stato di abbandono durato decenni. E oggi queste risorse identitarie che hanno fatto veicolare il nome di questa terra oltre i confini regionali e nazionali rischiano di essere sostituite con il petrolio. Non è trascorso molto tempo da quando il Ministro Franceschini ha designato, a nome della commissione giudicante europea, MATERA, come città italiana deputata a ricoprire l’ambito ruolo di Capitale Europea della Cultura. Un risultato straordinario, frutto del lavoro di un’intera comunità, quella lucana, che attorno ai temi della cultura ha saputo tracciare un nuovo modo di essere comunità, di essere abitanti culturali, ponendosi in armonia con lo spazio nel quale opera. Purtroppo, negli stessi giorni, il governo, dando segno di un’evidente dissociazione, decide tragicamente di investire su un’idea vecchia di sfruttamento di questo nostro territorio, ricorrendo al petrolio e stabilendo di punto in bianco che una o più Regioni saranno soggette a trivellazioni in lungo e largo.
Questo alla luce di progetti presentati ufficialmente nei quali veniva riposto il sogno di vivere la propria Regione attraverso la cultura dell’agroalimentare, dell’artigianato, del turismo urbano affiancato a quello rurale, assistendo le piccole imprese, valorizzando vecchi e nuovi saperi e attraendo nelle Regioni idee, talenti, investimenti e comunità di innovazione e di pensiero da tutto il mondo.
Non si può contemporaneamente investire sulla cultura, sull’ambiente, sull’agroalimentare, sull’enogastronomia, sul turismo rurale e poi sfregiare lo spazio entro cui operare. Un governo sordo anche all’appello di Benedetto XVI che nel 2009 chiamava i cristiani all’impegno nei confronti dell’ambiente al fine di una “Salvaguardia del creato” un richiamo diretto a collaborare in ogni modo possibile al fine di assicurare che la nostra terra possa conservare intatto cio’ che Dio le ha donato e cioe’: grandezza, bellezza e generosita’. Ma come interpretare questo appello….se non con una battaglia culturale che riporti a considerare la NATURA NON COME RISORSA DA SFRUTTARE, MA COME PATRIMONIO COMUNE DA VALORIZZARE. Solo attraverso una capovolgimento culturale che ponga al centro il benessere dell’uomo e la salvaguardia del suo habitat, rispetto al business tout court, ed alle rigide e spietate leggi dell’ economia, e’ possibile invertire la rotta.
Come riporta Francesco Varricchio in un suo articolo, occorre quindi approfondire e riappropriarsi non solo del concetto di ECOLOGIA AMBIENTALE, inteso come rispetto della natura, ma anche e soprattutto del concetto di ECOLOGIA MENTALE inteso quest’ultimo come rispetto dell’equilibrio dei processi Psico-cognitivi, linguistici e comportamentali dell’individuo. Eppure gli appuntamenti referendari degli ultimi anni, per quanto di natura consultiva, hanno raccolto la partecipazione e l’indirizzo politico dei cittadini Italiani su certe questioni importanti. Mi riferisco alla volontà di non privatizzare l’acqua espressa nel 2011. Lungimirante anche il no al nucleare almeno fino a quando non si provera’ lo smaltimento efficace dei rifiuti tossici. Decisioni dei cittadini Italiani che dovevano spingere i Governanti e gli addetti ai lavori a focalizzare maggiormente l’obiettivo sulle energie rinnovabili che non pregiudicano le risorse naturali sia per le generazioni presenti che future. Da qualche anno purtroppo la Regione Campania, una volta definita Campania Felix e’ imprigionata nella cornice folle, drammatica e speculativa della “Terra dei Fuochi” e Avellino citta’ capoluogo non ha ancora risolto la squallida e antica questione letale dell’Isochmica. Una Bonifica che mi ricorda tanto la piece teatrale di Samuel Becket “Aspettando Godot”. Bonifica che puntualmente viene sbandierata prima di ogni appuntamento elettorale e subito dopo seppellita insieme all’amianto ancora presente nelle periferie della città.
“Quante volte un uomo puo’ voltare la testa fingendo di non vedere..? Quanta strada deve percorrere un uomo Prima che lo si possa chiamare uomo..?”. La risposta sta soffiando nel vento diceva Bob Dylan. La risposta, quindi, deve essere raccolta velocemente altrimenti il vento la porta via. Ma la risposta quale potrebbe essere …? Di sicuro quella di evitare investimenti sbagliati.
Come potrebbe accadere nella nostra Irpinia se si decidesse di preferire le Trivellazioni petrolifere al rilancio dell’agricoltura, del turismo rurale e dell’enogastronomia locale. La nostra e’ una terra a rischio sismico e le trivellazioni per l’estrazione del petrolio potrebbero sicuramente inquinare le falde acquifere.
I gravi problemi ecologici, richiedono, quindi, (come sostiene anche il Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia) un effettivo cambiamento di mentalita’ che induca ad adottare nuovi stili di vita ispirati alla sobrieta’, alla temperanza, all’autodisciplina sul piano personale e sociale. Bisogna uscire dalla logica del “mero consumo o mero interesse” per abbracciare quella del “valore” promuovendo forme di produzione agricola ed industriale che soddisfino i bisogni primari di tutti. Dobbiamo chiedere il valore di un prodotto piu’ che il costo dello stesso. Bisogna decidere se coltivare il futuro o distruggere tutto e scappare via come cavallette.
Occorre scommettere, quindi, su nuove forme di produzione e di turismo , insistere ed ampliare quelle esistenti capaci di dialogare con l’ambiente, di esaltare le caratteristiche territoriali esistenti. Occorre tener conto delle esigenze delle comunita’ locali, di riappropriarsi dei territori, di ripensarli con una maggiore consapevolezza delle loro qualita’ specifiche ed identitarie. Investire sulle qualita’ identitarie di un territorio puo’ rappresentare una conseguenza o una risposta agli intersecati e a volte complicati processi di globalizzazione con una attenzione alla sfida della sostenibilita’ da intendersi come sviluppo economico, dei sistemi locali, compatibile con aspetti ambientali e sociali.
Concluderei questo mio intervento con una frase di Anthony Robbins: “Il nostro destino viene formato dai nostri pensieri e dalle nostre azioni. Non possiamo cambiare il vento ma possiamo orientare le vele”.