M5S e Sel insieme contro la “Buona Scuola” di Renzi

Giordano: «va fatta una battaglia per la scuola pubblica statale»

scuolaAvellino - Per la prima volta il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà hanno deciso di organizzare un evento congiunto per discutere con il pubblico avellinese, specie i docenti, della riforma dell’istruzione messa in campo dal Governo Renzi. Alcune dichiarazioni rilasciate ad Irpinia 24 dalla candidata alle regionali del M5S, Tiziana Guidi, permettono da subito di capire l’umore: «L’evento di oggi è stato richiesto da un gruppo di docenti senza connotazione politica per chiedere informazioni sullo stato dell’arte del ddl Scuola e sui fronti di lotta politica che si profilano all’orizzonte. Nonostante gli emendamenti, questo ddl resta profondamente carente. L’intento di oggi è dialogare con i parlamentari di opposizione che stanno cercando di correggere l’impianto della riforma».

Questo è ciò che spiega la volontà di imbastire un incontro per creare un ponte tra Sel e M5S: «Loro sono fra quelli che si oppongono maggiormente – afferma Guidi, che aggiunge anche una nota di cronaca parlamentare – Lo stralcio del 5×1000, che in apparenza sembra una buona misura perché permette ai genitori di donare fondi alle scuole, diventa una misura discriminante dal punto di vista del reddito perché genitori ricchi invieranno i propri figli in scuole ricche che rimarranno tali grazie ai loro fondi». La paura, in sostanza è che si possa creare un sistema di apartheid tra scuola di prima e di seconda categoria. Le altre due vittorie di cui si fregia l’opposizione sono l’aver visto approvare gli emendamenti che «bloccano gli sponsor e sanciscono il No parentopoli, che impedisce al preside di privilegiare i propri parenti nella chiamata diretta dei docenti».

Quali sono, quindi, le prospettive che si aprono? «Bisognerà vedere al Senato, dove il Pd non ha gli stessi numeri della Camera e il ddl potrebbe cadere. Extrema ratio sarà il referendum abrogativo», afferma Guidi, che è convinta che anche le Regionali potranno influire sul percorso della riforma perché «il Pd ha un bacino di elettori notevole tra gli insegnanti, che possono dare un segnale forte votando altre forze politiche. A questo punto, sicuramente, il Pd dovrà tornare sui suoi passi. Con la scadenza elettorale è la forma di lotta più decisa». Interviene telefonicamente il parlamentare penta stellato Luigi Gallo, secondo il quale «bisogna contrastare il ddl soprattutto sulla chiamata diretta del preside, che rischia di creare nella scuola un sistema clientelare in un Paese già afflitto dalla corruzione».

Per Gallo, «l’unico punto su cui il Pd può essere colpito è la poltrona e perciò il 31 maggio bisognerà fargli tremare la terra sotto i piedi». Importante l’intervento dell’On. Giancarlo Giordano, che esorta a compattare le posizioni contro il ddl perché «non ci si può fidare dell’opposizione di Forza Italia». Il partito di Silvio Berlusconi, difatti, non ha votato la riforma alla Camera, ma a parere di Giordano è stato un mero calcolo politico perché, anche se «questa è la loro [di Forza Italia, ndr] riforma», strategicamente «non conviene farla se la sta facendo qualcun altro e gli si può scaricare la responsabilità». Tuttavia, giacché Forza Italia sembra essere molto interessata alla riforma, Giordano è convinto che essa «correrà in soccorso del Pd se le minoranze dovessero venire meno al Senato».

Difatti, a differenza della Camera, al Senato il Pd dispone solo di 12 voti in più e, per questo, Giordano afferma che proprio qui «c’è lo spazio per intervenire» perché «se incalziamo il Pd su temi specifici e se si mettono iniziative in campo come quella del 5 maggio, si va al di là dei numeri reali. La piazza la temono ma non si può fare un 5 maggio tutti i giorni». Giordano è però scettico sulla possibilità di far cambiare le idee al Pd di Renzi «La riforma, senza la revisione del management non ha senso per il Pd. I nuovi poteri del preside e la ridefinizione dei rapporti gerarchici sono il cuore della riforma, mentre le assunzioni sono state l’esca». Così poca è la speranza di cambiare la riforma discutendo col Pd che Giordano dichiara: «Noi affiancheremo chiunque vorrà fare ricorso in conseguenza di queste nuove normative. Se questa vicenda finirà come è iniziata, cioè con una brutta riforma e un’ottica punitiva della valutazione, noi abbiamo già lanciato l’idea del referendum abrogativo e, a chi dice che così abrogheremmo 107mila posti di lavoro, abbiamo risposto che referendum può essere anche per parti di legge». Ma Giordano mette anche in guardia: «È una battaglia che è possibile perdere perché questo Governo non si muove mai senza calcolo su consenso». Ciò che resta dell’incontro è l’impellenza della lotta: «va fatta una battaglia per la scuola pubblica statale».

Source: Irpinia24