Regionali – Conclusa la campagna elettorale di Scelta Civica

Il Mezzogiorno al centro dell'attenzione

scelta-civica_logoAvellino - «La Campania e il Mezzogiorno tra politiche nazionali e classi dirigenti locali»: è questo il tema centrale del convegno organizzato da Scelta Civica per suggellare la sua campagna elettorale per le elezioni regionali del 31 maggio. Particolarmente interessanti si mostrano gli interventi dell’On. Enrico Zanetti, Segretario Nazionale del partito, dell’On. Angelo D’Agostino, del coordinatore regionale di Scelta Civica Giovanni Palladino e, infine, quello del deputato Antimo Cesaro.

Ancora prima che l’incontro abbia inizio, l’On. Zanetti si ferma a parlare con i giornalisti presenti in sala, confermando da subito convinzione dell’alleanza stretta in Campania: «per le regionali abbiamo scelto in maniera coerente e ne siamo ancora più convinti in queste giornate conclusive. Sicuramente sarà un’occasione per valutare anche l’apprezzamento del Governo e sappiamo che De Luca è un candidato forte». D’altronde, per ammissione dello stesso Zanetti, al momento «l’obiettivo di Scelta Civica è quello di sopravvivere alla soglia del 3% per costruire una vera alternativa democratica perché di partiti distruttivi ce ne sono già a sufficienza mentre noi vogliamo partecipare alla costruzione del Paese con coerenza». Zanetti non percepisce le dimensioni di Scelta Civica come un limite e, anzi, porta i suoi interlocutori ad interrogarsi sulla sostanza dei grandi partiti «noi non siamo per i megapartiti contenitore. Abbiamo la volontà e il dovere di dire cose scomode, come stiamo facendo in questi giorni sulle pensioni»

. Da sottosegretario all’economia del Governo Renzi, Zanetti interviene anche sullo stato economico della Campania e non solo: «Il Sud ha bisogno di un’attenzione maggiore e diversa, senza regimi fiscali e contributivi di favore» perché solo «in condizioni di pari opportunità, in termini di logistica, infrastruttura e così via, il Sud potrà veicolare la stessa ricchezza del Nord». È invece Angelo D’Agostino ad inaugurare ufficialmente l’apertura dell’incontro e lo fa parlando senza peli sulla lingua di una «brutta campagna elettorale fatta di molte polemiche e poco confronto», il che spiega la ragione per la quale D’Agostino abbia scelto di dedicare l’incontro ad un tema concreto e non ad un’ulteriore giro di campagna elettorale. A dispetto di quanto detto dagli alleati di coalizione, D’Agostino si pone a distanza da chi critica il presidente uscente Stefano Caldoro in toto: «Non condivido chi sostiene che Caldoro non abbia fatto niente e sia stato fallimentare»  e aggiunge che si tratta di «vile trasformismo se a dirlo è chi, fino a poco prima delle elezioni, stava con lui».

Stando a quanto affermato da D’Agostino, l’alleanza con il Pd e la scelta di sostenere De Luca da parte di Scelta Civica è dovuta a fattori ben precisi: «Abbiamo scelto di sostenere De Luca mesi prima delle regionali, e non all’ultimo momento, per coerenza con il quadro politico nazionale, perché sentivamo che la forza propulsiva di Caldoro e dei suoi si era esaurita e perché serve qualcuno in grado di scuotere la regione e De Luca è l’uomo giusto». Anche D’Agostino conduce i presenti in sala a riflettere sul ruolo dei piccoli partiti: «si parla con sufficienza dei piccoli partiti senza considerarne le idee e Scelta Civica è uno di questi per via di errori di comunicazione fatti in passato. Ma quanti piccoli partiti esistono nei grandi partiti? Scelta Civica sarà anche un piccolo partito ma deve avere qualcosa di positivo nel suo dna se Renzi si è ispirato alle sue idee per mettere in campo le riforme che servono […]. Abbiamo coerenza, serietà e chiarezza, e questo è ciò che serve per ridare credibilità alla politica».

Breve ma significativo è l’intervento del coordinatore regionale Giovanni Palladino: «Questa regione viene sempre presa per un bacino elettorale dove attingere voti per poi dimenticarsene», afferma Palladino, che proprio sulla scarsa attenzione rivolta al Sud da Roma concentra il suo pensiero. «Il Governo e il Parlametno non possono sottrarsi alla questione meridionale […]. Per cambiare verso da Roma in giù c’è bisogno di piani concreti e di un dibattito sulla visione futura del Sud Italia […]. Non è possibile immaginare una linea politica costruita solo sulla lotta alla criminalità organizzata, che non è presente solo nel Meridione». Secondo Palladino «qui non serve solo la legalità ma progettualità, lavoro, classe dirigente competente: cioè la politica». Al filone di discussione aperto da Palladino si ricollega anche l’intervento dell’On. Antimo Cesaro: «al Mezzogiorno bisogna avvicinarsi con una forma mentis strategica e non tattica […]. Chi lo fa nel primo modo è colui che pensa al futuro, chi lo fa nel secondo modo è colui che vuole solo raccogliere i voti nell’immediato. Nel secondo caso si hanno politici d’accatto come Salvini che vanno ovunque in cerca di consensi».

Sulle condizioni del Sud Italia, Cesaro afferma che «il sud vive in difficoltà in rapporto al sistema Paese per la desertificazione umana e industriale»: difatti, secondo il deputato, lo spopolamento distrugge capitale umano, che è anche più importante del capitale economico distrutto dalla dismissione degli impianti di produzione. Per il deputato, «un +0,7% di pil nazionale va scomposto secondo le aree del Paese […]. Quando Renzi parla di completare la Salerno-Reggio Calabria non basta, perché servono le infrastrutture interne, la possibilità di sfruttare opere già esistenti come l’aeroporto di Salerno e di trarre il massimo da quelle che funzionano male come il porto di Napoli», senza di esse, gli imprenditori devono lottare contro una «carenza di hub», ma non solo. Cesaro esorta il Governo a «investire in banda larga» e a contrastare «corruzione e burocrazia, perché la prima drena più risorse dell’evasione fiscale e la seconda è una palla al piede per l’imprenditoria». Cesaro giudica positivo quanto fatto finora dal Governo sulla scuola mentre non apprezza l’idea di un reddito di cittadinanza, proposta alla quale risponde proponendo di istituire delle «politiche attive del lavoro». Ma la ragione di fondo è un’altra e Cesaro la spiega richiamando il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione: «Se non si vuole lavorare non si può stare sul libro paga dello Stato. L’uguaglianza, e l’uomo, si realizza col lavoro non con il reddito di cittadinanza».

Source: www.irpinia24.it