Fiera del Libro, Michele Rea ospite della manifestazione

Il fratello di Melania Rea, uccisa dal marito con 35 coltellate è intervenuto nel convengo "Violenza sulle donne...è ora di dire basta". Forte il suo messaggio: "In Italia non esiste una pena certa"

20150509_174849Manocalzati – Stasera cala il sipario sulla Fiera del Libro, la kermesse culturale organizzata da Donatella De Bartolomeis, editrice de “Il Papavero” . La tre giorni si è svolta nell’incantevole scenario del Castello di San Barbato.

La chiusura è stata segnata da un evento che ha scosso non pochi animi: il convegno “Violenza sulle donne…è ora di dire basta!” moderato dalla giornalista Jenny Capozzi, a cui ha partecipato Michele Rea fratello di Melania, la 29enne napoletana che nel 2011 è stata uccisa a Ripe di Civitello(Teramo) con 35 coltellata davanti gli occhi di Vittoria, la sua piccola bambina.

Ad essere accusato dell’atroce delitto è stato Salvatore Parolise, marito della donna.

Il convegno si è concentrato non solo sul testimone diretto di questa terribile esperienza bensì anche sul romanzo “Il seme del dubbio” dell’avvocato Claudio Sara. La storia è ambientata nell’Avellino degli anni ’50, quando una ragazza di 16 anni è stata violentata.

Dopo che l’attrice Angela Caterina ha letto ed interpretato un passo del libro è stato proprio Sara a prendere la parola:

La particolarità di questa storia è che fa emergere il problema dell’arretratezza delle legislatura. Negli anni ’50 il reato di violenza sulle donne era considerato solo un’ offesa alla pubblica opinione, alla moralità non verso la stessa donna. Inoltre con il “Matrimonio ripatore” il colpevole non veniva più condannato. Questa legge è stata tolta solo nel 1981. Mentre solo nel 1996 la violenza carnale veniva considerata una violenza verso la persona e non la moralità. Nel 1965 fu proprio Franca Viola a denunciare e non accettare il matrimonio riparatore, ottenendo la condanna di colui che la violentò“.

Rea ascoltava attento la lettura della storia e non passava inosservata la sua commozione. Ha voluto ribadire il concetto che oggi giorno si cerca di tutelare più gli assassini che le vittime o i familiari delle vittime:testo

Non sono stati grossi passi avanti rispetto al passato. Per aver giustizia i familiari delle vittime devono avere innanzitutto la possibilità economica per farsi difendere da un buon avvocato. Mi fa piacere che stasera sono presenti tante donne ma anche tanti uomini. “Al fianco di una grande donna c’è sempre un grande uomo”, ma non è sempre così. Quando una donna subisce violenza non deve pensare che è sua la colpa. Il primo schiaffo è già un primo segnale. La prima cosa da fare è rivolgersi ad amico, ad un familiare. Il problema ce l’abbiamo noi uomini non voi donne. La donna oggi è più emancipata di noi. Vuole i suoi spazi ed è anche giusto“.

Illuminante l’intervento dello scrittore Giancarlo Perazzini autore del libro “Omicidio dell’anima” che insieme a Jenny Capozzi ha fondato l’associazione “No vuol dire no”. Il suo racconto è una storia vera, la storia di Sara che ha subito strazianti violenze. Violenza che non hanno ucciso il corpo, ma l’anima.

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Non dobbiamo solo cogliere il messaggio del libro e poi dimenticarci del problema del femminicidio. Chi vuole partecipare alla nostra associazione deve fare qualcosa di fattivo, ascoltare chi ha bisogno. Esiste il problema della solitudine, manca chi ha voglia di ascoltare. La protagonista del libro, Sara, ha avuto non solo la società contro ma anche la famiglia. La violenza psicologica è brutta quanto la violenza fisica“.

 

 

Prendendo spunto dal racconto la dottoressa Rosa Bruno, criminologa e psicologa, ha sottolineato che la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche. Tesi abbracciata anche dal Maestro Giuglielmo De Martino.

Le ultime battute sono state affidate a Michele Rea che è ritornato sul problema dell’incertezza della pena in Italia:

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Capozzi, Rea, Perazzini

Fabrizio Corona per estorsione è stato condannato a 16 anni, Rudi Ghedè per omicidio condannato a 16 anni. L’omicidio equivale ad un’estorsione. 35 coltellate non fanno un omicidio crudele. Quando poi già l’omicidio è una cosa crudele“.

Queste parole hanno fatto sobbalzare Donatella De Bartolomeis che era presente in sala e da sempre combatte questa battaglia. De Bartolomeis ha strappato la promessa all’avvocato Sara di approfondire la questione, facendo più informazione e scuotere magari le coscienze.

Forte e profondo  il messaggio di Rea alle donne con cui si è chiuso il convegno tra gli applausi generali:

Vi dovete volere bene, non lasciatevi cambiare. Siete belle così come siete e chi non vi accetta non vi ama. Il trauma come ha detto il maestro De Martino non si può superare ma si può afrontare. Io l’ho fatto tenendo vivo il ricordo di Melania attraverso l’Onlus dedicata a lei e il premio di poesia che quest’anno è arrivato alla terza edizione. Si svolgerà a Bologna e i vincitori riceveranno un piccolo premio. Chi vuole può donare il 5 x mille all’Onlus in memoria di Melania per portare avanti le numerose iniziative e per aiutare le tante donne in difficoltà. Auguri a tutte le mamme a quelle che non ci sono più e a quelle che vivono con un dolore immenso“. 

 

 

Source: www.irpinia24.it