Festa del lavoro – Varricchio: “lottiamo contro la paura e l’indifferenza”

In occasione del primo maggio, l'educatore irpino ricorda dei messaggi sociali importanti, segnalando anche il progetto "Prestito della Speranza"

2013-09-15 avellinese Francesco VarricchioAvellino – “Nonostante alcune misure per consentire l’occupazione giovanile, invece sono molti gli adulti che restano disoccupati. Infatti il presidente della Repubblica Mattarella riferisce che meno di una donna su due ha un lavoro e il 46,7%, registrato dall’Istat, colloca l’Italia al penultimo posto nell’Unione europea. Cercando di provare ad offrire una bussola di speranza, mi vorrei soffermare su alcuni elementi importanti”, ha dichiarato Francesco Varricchio, educatore professionale irpino. 

“Anche quest’anno, la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace ha elaborato un messaggio per il Primo Maggio: “Nella speranza, la dignità del pane”. Il 1891 fu l’anno della prima festa italiana dei lavoratori, enfatizzata anche dalla prima enciclica sociale papale, la Rerum Novarum di Leone XIII sulla questione operaia” - ha spiegato Varricchio – “il pontefice ritenne che: il socialismo era un falso rimedio, inaccettabile dagli operai perché nocivo per la società; la proprietà privata è di diritto naturale, sancita dalle leggi umane e divine; lo Stato ha il ruolo d’intervenire a favore della famiglia. Vero rimedio per Leone XIII era l’unione delle associazioni. Considerò necessarie le ineguaglianze sociali e il lavoro faticoso, ritenendo che i governi dovessero intervenire per difendere la proprietà privata, tenendo conto della questione salariale e dell’educazione al risparmio. Oltre alla giustizia, regina delle virtù sociali è la carità”.

Quindi Varricchio ha ricordato la seconda lettera papale sul sociale, quella del 1931: “Pio XI, poi,  scrisse la Quadragesimo anno, sulla ricostruzione socio-economica, definendo la Rerum Novarum la Magna Charta dell’ordine sociale. Parlando del diritto di proprietà, entrò nel merito della sua indole individuale e sociale, tenendo conto dei doveri inerenti alla proprietà e dei relativi poteri dello Stato su di essa, sottolineando anche i redditi liberi e i titoli della poprietà. Immaginò il principio direttivo di giusta riparazione, parlando delle ingiuste rivendicazioni sia del capitale sia del lavoro, non dimenticando però il sostentamento dell’operario e della sua famiglia, la condizione dell’azienda e la necessità del bene comune”.

Nel 1955, essendosi diffuse le Acli, papa Pio XII decise di istituire la memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, nel contesto della festa del lavoro, universalmente celebrata il 1° maggio, in modo che i lavoratori cristiani lo potessero venerare come esempio e patrono. Varricchio ha ricordato, così, la Gaudium et spes (34): “si riconobbe la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell’opera del Creatore, contributo al piano della salvezza”. Successivamente, nel 1961, Giovanni XXIII scrisse la Mater et Magistra, discutendo degli sviluppi della questione sociale, alla luce della dottrina cristiana, tenendo conto ad esempio del settore agricolo depresso.

Sempre sul tema del lavoro anche i papi Paolo VI (1971) con la Octogesima adveniens e Giovanni Paolo II (1981 e 1991) con la Labor exercens e la Centesimus annus non hanno smesso di attualizzare la Rerum Novarum.

“Faccio mio il messaggio dei vescovi italiani - ha concluso Varricchio - che quest’anno esortando a coniugare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia, perché è da questa sorgente, vicina, unita e riconciliata, che può sgorgare un flusso vitale, capace di aiutarci a gestire questa crisi etica, sociale ed economica. Solo insieme ne usciremo. Lottando contro la paura e l’indifferenza. Infine bisogna ricordare che senza lavoro non c’è famiglia e non c’è dignità umana. Perciò la Conferenza Episcopale attraverso http://www.prestitodellasperanza.it/ intende sostenere l’accesso al credito a condizione agevolate,  a persone e microimprese in  condizioni di vulnerabilità economica.  Nel garantire il Prestito, la CEI intende perseguire l’inclusione sociale e lavorativa della persona, facendo leva sulla responsabilità personale e sulla libera iniziativa,  in grado di favorire una ripresa economica e la creazione di lavoro”.  

Source: www.irpinia24.it