Largo alla minoranza PD, Schettino: “Si valuti il lavoro degli uscenti prima di ricandidarli”
"A De Blasio non chiederei ancora le dimissioni. Di fatto non è più il segretario del partito democratico"
Avellino – Con la decisione dell’assemblea regionale di Napoli, che ieri ha delegittimato l’esito del direttivo Pd avellinese, tenutosi venerdì scorso, si aprono nuovi scenari. Toccherà, dunque, alla segreteria nazionale decidere chi sarà in lizza per il partito democratico irpino alle prossime elezioni. Di fatto, oltre alle candidature che la maggioranza aveva cercato di imporre, tengono di nuovo banco i nomi di Caterina Lengua e Francesco Todisco. Ed è proprio sul fautore della campagna “Ape rossa” che sono puntati i riflettori, soprattutto in virtù di quelle 25 firme messe a verbale venerdì, a sostegno della sua candidatura, a fronte delle 46 per l’intera lista De Blasio.
La redazione di irpinia24 ha raggiunto telefonicamente Carmine Schettino, uno dei giovani militanti del circolo Foa, che durante l’assemblea avellinese ha sostenuto l’illegittimità dell’operato di De Balsio e ha fortemente voluto la candidatura di Todisco.
A proposito del direttivo di venerdì, da giovane militante del PD, che idea ha del partito rispetto invece allo spettacolo che ci è stato proposto?
“Se la mia idea di partito si fondasse sullo spettacolo che, non solo venerdì, ha offerto la dirigenza irpina, da tanto non avrei la tessera. Fortunatamente milito nel circolo Vittorio Foa di Avellino, che col progetto “Luoghi ideali” di Fabrizio Barca ha mostrato a tutta Italia cosa intendiamo noi per partito e come vorremmo fosse il Partito democratico ad ogni livello. Quanto a venerdì, naturalmente fanno rumore le urla e gli spintoni, ma l’unico a dare spettacolo indegno è stato il segretario De Blasio. Se non avessimo urlato, se non avessimo sbattuto sul tavolo di presidenza il regolamento regionale si sarebbe andati contro ogni più elementare principio democratico”.
Rispetto invece alle candidature, per Lei è un problema di metodo, come per Michela Arricale, oltre che di nomi proposti?
“Per le candidature è certamente un problema di metodo. È assurdo che una risicata maggioranza del 53% imponga 4 candidati su 4. Senza fare nomi di candidati abbiamo chiesto di verificare da chi fosse composta la maggioranza dando la possibilità ad ogni componete di assemblea di votare una candidatura. I primi due eletti tra gli uomini e le prime due elette tra le donne avrebbero composto la lista. Non siamo stati ascoltati, si è tentata la forzatura, il risultato è stato che la minoranza ha consegnato un documento con ben 25 firme a sostegno della candidatura di Francesco Todisco e la maggioranza ha deliberato senza quorum costitutivo, per giunta non ha raggiunto neanche la maggioranza del 50+1, in sostanza: non si è deliberato un bel nulla. Per ciò che riguarda i nomi, dal mio punto di vista, un partito serio prima valuta il lavoro degli uscenti e poi li ricandida, un giudizio di tal genere certamente non era presente nella relazione del segretario De Blasio”.
Lei, insieme ad altri, ha fortemente sostenuto la candidatura di Todisco. Perché?
“Non tesserò le lodi di Todisco, sarebbe cosa troppo facile. Sostengo la candidatura di Francesco perché con il suo nome non si rivendicano aspirazioni personali, si rivendica il lavoro d’oro fatto da un collettivo presente e radicato su ogni territorio. Pancia a terra stiamo girando l’Irpinia con l’ape rossa. Per la prima volta i militanti di questo partito si sono sentiti ascoltati, abbiamo raccolto istanze, idee, progetti… Saranno il nostro programma”.
Dopo i fatti di venerdì, come pensa evolverà la situazione all’interno del partito?
“Venerdì, dopo la votazione fantoccio, quando una maggioranza che aveva avuto l’ardire di imporre tutte e quattro le candidature non ha racimolato neanche 50 voti a sostegno di questa proposta dal fondo dell’aula ho urlato “dimettiti”, naturalmente rivolgendomi a De Blasio. Pensandoci su, oggi le dimissioni di De Blasio non le chiederei. Ad un segretario che deride la minoranza, ad un segretario cui vengono meno nella stessa assemblea due membri di segreteria, ad un segretario che in barba al regolamento regionale fa di tutto purché non si accerti il numero legale dell’assemblea, le dimissioni non si chiedono, quello di fatto non è più il segretario del partito democratico”.