Democrazia Compiuta – Il Prof. Barra: “Non c’è riforma peggiore di quella che taglia alla cultura”

Si è tenuta questo pomeriggio al circolo della stampa la discussione sulle biblioteche e i musei, realtà che le amministrazioni hanno accantonato e che rischiano di chiudere battenti.

image1 (3)Avellino – ‘Biblioteche e Musei’ il tema proposto questo pomeriggio dall’associazione Democrazia Compiuta, in un momento in cui la cultura è ai minimi storici. A fare da padrone chiaramente è stato il Prof. Francesco Barra, che quando si tratta di valorizzare e difendere l’immenso patrimonio del Mezzogiorno, è sempre in prima linea, che lo faccia da storico, dietro la scrittura di testi dotti e ricercati, o che lo faccia da cittadino, intervenendo pubblicamente con contributi profondamente analitici.

Francesco Barra ha introdotto la questione riflettendo con ragione su quanto ‘italiano’ sia il costume di ignorare i problemi quando ad essi non si rivolge l’attenzione mediatica.

“Con la sottrazione della cultura alle Provincie si è creato un vuoto gravissimo, specialmente per il Mezzogiorno d’Italia che è la culla delle istituzioni bibliotecarie e dei musei – ha osservato il Professore – Basti pensare che se abbiamo avuto Archivi di Stato tra i più avanzati lo si deve a una legge borbonica che li aveva affidati proprio alle Provincie”.

Inoltre la nascita delle Biblioteche si deve all’iniziativa dei privati, come ha ricordato Francesco Barra “la famiglia Capone ha donato più di 30.000 volumi”, oltre il fatto che Avellino vanta il vasto fondo Desanctiano.

La biblioteca non ce l’ha regalata nessuno – ha continuato l’ottimo Professore – se non i contribuenti irpini e le famiglie con le loro donazioni. Se viene meno la clausola sulle donazioni oggi viene meno anche la donazione stessa. Non esiste riforma peggiore se non quella che chiuda biblioteche e archivi. Purtroppo in questa Regione finora non c’è stato un interlocutore, nè si è legiferato, delegato o provveduto. Non si sa dove si fa e tanto meno cosa si fa, perciò è necessario che ci sia un interessamento collettivo, da parte dell’opinione pubblica e degli esperti in materia giuridico – amministrativa, per trovare una soluzione concreta a questo pericoloso vuoto istituzionale e culturale”.

Subito dopo ha preso la parola Donato Pennetta che divagando dal dibattito sulle biblioteche ha preferito concentrarsi sulla necessità da parte della politica di ‘avere coraggio’.

Questo è solo un pezzo dei grandi problemi che affliggono il Paese – ha esordito il giurista Pennetta- noi siamo una Nazione ferma agli inizi degli anni ’80. Abbiamo paura di cambiare, mentre gli altri in Europa hanno concluso con qualità le riforme, noi non riusciamo ancora a inquadrare quali siano le riforme davvero necessarie. La verità è che fare le riforme, quelle radicali, comporta diminuzione di consensi e ben lo si vede se si pensa che ora la Merkel in Germania sta raccogliendo i frutti di un lavoro precedente. In Germania i cambiamenti sono stati graduali, qui invece non si ha la percezione di ciò che si sta facendo perché i tempi sono più corti. Il sistema Italia non è un esempio di efficienza e trasparenza e manca quell’appoggio vitale che le associazioni culturali e sociali erano in grado di fornire negli anni 60-70. Oggi il Paese non accompagna”.

Donato Pennetta, con questa prolissa premessa, ha spostato l’asse della discussione sulla Regione, che a suo dire, dopo la scomparsa delle Provincie avrà l’onere e il dovere di confrontarsi con le autonomie locali.

“Io non sono un fan dell’abolizione delle Provincie – ha asserito Pennetta – anzi avrei tagliato sugli enti, perché ciò che nuoce all’Italia è questa assurda ‘entificazione’ che nulla offre ai cittadini. Bisogna ricollocare i lavoratori sulle funzioni fondamentali, riconvertire a favore delle utilità e dei servizi alla comunità. Assistenza e cultura devono essere il centro dell’attività amministrativa. Anche per la Sanità vale lo stesso discorso, il problema non è se si possano o meno mantenere le strutture, ma garantire comunque al cittadino le prestazioni mediche sul territorio”.

La conclusione dell’intervento ha sollevato infine l’idea che i tagli, secondo Pennetta, sono necessari e che le Regionali sono l’occasione per discutere di questo con la gente, che deve capire quali realmente siano le prospettive e le alternative, ma soprattutto ‘dove si prendono i soldi e come si spendono’.

Alla discussione avrebbero dovuto partecipare anche il Sindaco di Avellino Paolo Foti e la deputata Assunta Tartaglione, invece assenti.

Quando si parla di cultura effettivamente questa Città risponde a intermittenza, sotto la spinta di una modernità discutibile, più attenta ad altre vicende. Del resto se siamo il Paese con uno dei livelli d’istruzione più scadenti c’è un motivo, per cui i mestieranti della politica piuttosto che portare la loro impercettibile presenza alle battaglie d’altri, dovrebbero essere più onesti intellettualmente e non cercare di appropriarsi di questa o quella iniziativa per il mero scopo di trainare il carretto più grande in vista delle prossime Regionali.

Auguri al Prof. Barra e a Democrazia Compiuta perché diano voce alle persone comuni, le persone che a questa triste modernità non ci vogliono stare.

Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it