Intervista a Daniele Ronda, l’anima rivoluzionaria della Musica Folk Italiana

"Siamo a Piacenza, per incontrare uno dei più accreditati interpreti del cantautorato italiano e nuovo fenomeno del Folk Nazionale: Daniele Ronda."

intervista rondaIntervista Daniele Ronda: L’anima rivoluzionaria della Musica Folk Italiana sceglie Irpinia 24 a cura di Maurizio Giannetta

“Siamo a Piacenza, per incontrare uno dei più accreditati interpreti del cantautorato italiano e nuovo fenomeno del Folk Nazionale: Daniele Ronda. Attesa come una intervista modello e dunque tradizionale nella sua stesura, nel corso d’opera la stessa si è rilevata diversa, inedita ed intima. Va detto infatti che nel preparare le domande, si è creduto che ad oggi lo stesso cantautore avesse rilasciato solo poche interviste, in virtù anche del suo giovane percorso professionale, e dunque si era immaginato un incontro dal quadro critico canonico nella sua completezza. A poche ore dal colloquio invece, aiutati anche da una ricerca sul web, si è scoperto, non con poca meraviglia, che ci saremo trovati al cospetto di un artista del quale si è già detto e scritto di tutto, attraverso diverse dichiarazioni, interviste e rassegne stampa. A questo punto, volendo dare un profilo distinto e differente a questa intervista, lontana dal dejavù giornalistico, si è deciso di evitare tutte le domande già pronte sulla Moleschine, alle quali lo stesso intervistato abbiamo appurato ha già ampiamente risposto in altri incontri, si è scelti di proseguire a braccio, ad intuito, con la sola speranza di far conoscere a tutti, un Ronda magari insolito.”

Grazie per aver accettato di concedere questa intervista per Irpinia24 e Mescalina Musica.

Non avendo un testo e degli appunti a cui ispirarmi, in controtendenza con lo standard, parto dalla domanda che solitamente la scuola Marzulliana propone invece alla fine di ogni intervista. Per aver fatto così tante dichiarazioni pubbliche, ne hai di cose da dire, da raccontare, allora ad oggi, qual è la cosa che ancora nessuno ti ha chiesto e che tu vorresti dire?

Grazie di essere qui. E’ un vero piacere. Una cosa che tendenzialmente non mi è mai stata chiesta, e che secondo me è molto importante in questo momento storico musicale, è il rapporto, o meglio la differenza che c’è tra la musica nella sua accezione puramente artistica e la musica come mercato attraverso il management. Credo infatti che le due cose non vadano di pari passo perché negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento radicale in questo mondo. Il mercato musicale è in crisi, ma la musica non lo è. La gente infatti ha bisogno della musica molto più di prima anche se non compra più i dischi come una volta, ed è per questo che io vedo una forte spaccatura tra la parte artistica e la parte commerciale. E questo mutamento io lo vivo attraverso il nostro progetto che è fuori dagli schemi e che non segue le regole dettate dallo show business, avendo così l’occasione di avere la parte gestionale della mia produzione al servizio di quella artistica.

Come tutti i cantautori oggi di successo, sei partito anche tu dal basso, dalle prime esibizioni nei localini sei salito sul palco di Piazza San Giovanni a Roma, e passando per lo Stadio Olimpico sei arrivato a San Siro. Alla luce di questo, possiamo affermare che nella tua carriera il più è stato fatto e che ora ti manca il meno per raggiungere quella consacrazione che tutti stanno aspettando?

Personalmente vivo la mia carriera quotidianamente come un punto di partenza rispetto a tutto quello che è accaduto in passato, e necessariamente rispetto a quello che muove il mio essere per costruire un punto di partenza verso il futuro. Questo per dire che il più non è fatto qualsiasi cosa dovesse accadere, e anche se un giorno i nostri progetti toccherebbero vette di una carriera stellare, attraverso una crescita costante, come tra l’altro, sta accadendo per fortuna, io non dirò mai che manca il meno, perché ogni volta nuove motivazioni ti portano ad una nuova sfida, ad una nuova realtà da costruire. E questo è quello che conta.

Vedo che spesso ti esprimi al plurale. E questo mi porta a ricordare che nel tuo percorso, a differenza di molti tuoi colleghi che si servono dei turnisti, tu hai mantenuto sempre la tua band storica: il Folklub. C’è qualcosa che va oltre la musica in questo rapporto Ronda/Folkub?

C’è la musica che va oltre la musica. La musica è fatta di sensazioni. Ed avere sul palco un ambiente, una squadra, che è una vera famiglia artistica, mi fa sentire a casa in qualsiasi posto. Siamo amalgamati, c’è complicità, basta un gesto per capirsi tant’è l’intesa, e pensare di vivere una dimensione del genere con dei professionisti che cambiano in ogni tour, non credo sia possibile. Il nostro rapporto è tale che addirittura riusciamo a mescolare la vita quotidiana con quella artistica.

Se ti dico in dialetto Napoletano: “Chest’è l’Africa favurite bon appetito ” a cosa pensi?

Penso ad una collaborazione con un grande artista partenopeo che nasce da una stima reciproca, che nasce senza conoscersi, dalla voglia di mescolare delle culture, delle differenze, delle diversità. Enzo Avitabile è un mostro sacro della World Music italiana e ha duettato con tutti i più grandi artisti della terra. E questo incontro musicale che abbiamo avuto proprio su questo brano che parla di povertà, di bambini, di Africa, mescolando i nostri dialetti, mi ha permesso di costruire un nuovo ponte culturale, umano e artistico tra nord e sud.

Vieni da una terra pregna di tradizioni popolari, che ha dato i natali a giganti del panorama musicale italiano. E forse anche per queste tue origini hai scelto un percorso legato ai colori delle tue radici, un percorso musicale in lingua, che qualche autorevole Folk Singer ha definito “diverso, distante dall’universo commerciale, un percorso che non troverete mai in promozione su Mtv o passato nei Mega Hertz delle radio nazionali”. Senza falsa modestia, diciamocelo chiaramente: un autore del tuo livello e con il dono di una voce così Pop/Rock non avrebbe avuto la strada spianata nella musica leggera Italiana, magari raccogliendo l’eredità di Ligabue, al quale tra l’altro il tuo timbro di voce si avvicina molto, rimanendo pur sempre unico ed originale? Perché invece questa scelta diversa? Sono pervaso dalla convinzione di voler dire alla gente che mi segue, sempre e solo la verità. E per me, dire la verità è significato seguire questa strada, l’unica che fino ad ora mi ha dato la forza di credere nella cosa giusta. Certo, i momenti difficili che decretano una crisi, ci sono stati e ci saranno, e ad onor del vero, qualcuno mi ha anche consigliato in tempi meno fortunati, quello che mi hai appena chiesto, ma ripeto, io seguo la strada che sento più mia, a prescindere da tutto e tutti. 

Assistendo ad un tuo concerto sul palco si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un grandissimo Frontman, un artista di quelli dannati e impossibili, padrone della scena, che sprigiona una energia contagiosa e da una carica al pubblico straordinariamente coinvolgente. Poi incontrandoti nel backstage conosci un giovane cantautore mite e disponibile a tratti introverso, quasi timido. Dottor Jekyll e Mr. Hyde o semplicemente due volti della stessa medaglia?  Guarda, in effetti ho fatto anch’io questa scoperta, e capisco che in certi momenti è veramente un pò così. Credo che sia per il fatto che abbia sempre preso la musica in maniera molto seria. Dunque quando lavoro e sono sul palco, le mie energie e le mie concentrazioni sono rivolte solo ed esclusivamente a questo viaggio che in qualche modo faccio durante ogni concerto. Vivo invece la scesa dal palco come l’arrivo di questo viaggio che ho iniziato salendoci, e dunque l’arrivo di un viaggio, si sa, ti porta inevitabilmente a rilassarti, a “sbracarti”.

Qualche giorno fa un tuo collega, Alessandro Mannarino (che in controtendenza con il discorso fatto pocanzi, io vedo invece a differenza di Davide, molto vicino al tuo percorso artistico) durante una intervista rilasciata al Tg2, in uno sbrocco frontale anti religioso ha professato a viso aperto un ateismo radicale. Qual’è invece il tuo rapporto con Dio e con la Fede?                                  Questa è una domanda molto difficile, è un argomento molto delicato, e preferirei non parlarne.

Facciamo una pausa?  In effetti, vista la quantità e la qualità delle domande, più che una intervista, con te qui mi sembra di essere al Premio Pulitzer, quindi andiamo pure avanti.      

Un nuovo disco e dunque un nuovo Tour che da alcune indiscrezioni, ancora prima di uscire, so ti porterà ancora al Sud. Da dove nasce questa alchimia con la Campania e con l’Irpinia?

Tutto nasce un po’ da quello che dicevamo prima. Dalla sete di conoscenza, di condivisione, dall’incontro di persone, territori, luoghi e tradizioni. Le diversità sono le cose che ci uniscono e non quelle che ci dividono. Il Sud e l’Irpinia soprattutto è una terra di grande cultura musicale, aperta al dialogo, all’accoglienza, con una predisposizione antropologica all’ospitalità incredibile, a tratti sconvolgente. E dunque, inevitabilmente sono stato rapito da questi luoghi, che per me stanno diventando una seconda casa.

Link: http://www.danieleronda.it/splash/ https://www.facebook.com/DanieleRondaOfficial?ref=ts&fref=ts Video: https://www.youtube.com/watch?v=PSbM3BHJMsU

Si Ringraziano Riccardo Vitanza e l’Ufficio Stampa Parole e Dintorni per la concessione dell’esclusiva sull’intervista, la Produzione JM Production e il Manager Jonny Malavasi per la disponibilità.

Source: www.irpinia24.it