Avellino – Alto Calore, società Patrimonio confluisce in società Servizi
La scomparsa di ACP consentirà di riacquisire al patrimonio proprietà e cespiti importanti eliminando dal capitolo di bilancio spese risultate onerose per ACS. L'Alto Calore si riappropria, così, di una dimensione patrimoniale unitaria, come all’origine della costituzione, candidandosi ad essere punto di riferimento nel settore dei Servizi e contribuendo alla maturazione dei requisiti richiesti per l’ottenimento dell’affidamento del Servizio Idrico Integrato.
Avellino - La pioggia pomeridiana potrebbe fare intristire, invece nello studio notarile a piazza Libertà n. 23 si percepisce serenità, sebbene il nucleo del discorso letto dal notaio Fabrizio Virginio Pesiri racconti il processo di fusione per incorporazione tra la Società Alto Calore Patrimonio (ACP), posta in liquidazione, e la società per azioni Alto Calore Servizi (ACS) designata, per volontà dell’Assemblea dei Soci dell’ 11 settembre 2014, ad assorbire la Società ACP.
Oltre al notaio Pesiri (che per nemesi storica non solo è stato presente alla liquidazione ma anche alla costituzione dell’ACP), a firmare l’Atto di fusione e il nuovo statuto c’erano il Presidente di ACS, Raffaello De Stefano, il liquidatore, Francesco Gallo, e Walter Palermo, già direttore generale di ACP.
Alto Calore Patrimonio cede così le sue proprietà ad ACS, tra cui gli immobili di Corso Europa, le 3 strutture di Cassano Irpino (impianti di sollevamento) ed altre proprietà presenti nel beneventano. Cessano anche le cariche sociali e confluiscono in ACS anche 6 dipendenti (di V livello e III livello).
Il capitale sociale dell’Alto Calore rimane di 27 milioni di euro. E già dal 2014 ci sarà un solo bilancio. Oltre 113 milioni di euro dell’ACP non risolvono i problemi di debiti ereditati e di contenziosi, ma, insieme alla massima spending review attuata in un anno dalla presidenza (senza consulenti esterni), consentono all’ACS di esistere “alzando mura difensive per la Provincia” se la Regione deciderà di ridefinire i confini. Attualmente l’Alto Calore gestisce, tra l’Irpinia e il Sannio, circa 720mila abitanti.
“Dal 2003 al 2013 l’Alto calore non ha avuto finanziamenti. Stiamo lavorando in una condizione di grande difficoltà e siamo contenti di ciò che abbiamo fatto in un anno - ha dichiarato Raffaello De Stefano – la fine di una decennale società patrimoniale è il mantenimento di un impegno preso dall’inizio del mio insediamento. Con l’ACP fusa in ACS i beni rientrano nella sede storica. Non è più il tempo del guadagno eccessivo: ho fermato diversi stipendi elevati. Stiamo lavorando ogni giorno per assicurare lo stipendio e per l’equilibrio della tredicesima. Inoltre, auspichiamo che la Regione sia attenta ai finanziamenti che ci spettano: ci candidiamo ad essere gestore unico delle fognature, distribuzione dell’acqua e depurazione tra Avellino e Benevento”.