“Grande Progetto Sarno” – LA nota del Forum “Ambiente e Comunità”

PD AMBIENTEQuello che solo la giunta Caldoro può definire il “Grande Progetto” di Completamento della riqualificazione e recupero del Fiume Sarno, di fatto è un approssimativo programma lavori funzionale all’ottenimento di risorse europee.

Il dato positivo dell’operazione si esaurisce nella scelta del tema d’intervento: la riduzione del rischio idraulico del fiume Sarno, anche attraverso opere strutturali sui maggiori affluenti, quali il torrente Solofrana ed il torrente Cavaiola.

L’obbiettivo reale è l’importo complessivo delle opere progettate. 247.000.000 € di cui 217.000.000 € destinati alla realizzazione di opere idrauliche e solo 40.00.000 € alla riqualificazione ambientale.

Un progetto, recuperato dai cassetti dei vecchi interventi bocciati e rielaborati dall’Agenzia della Regione Campania per la Difesa Suolo – Arcadis. 38 sono i comuni del bacino e 18 quelli interessati dalla opere infrastrutturali, da a Montoro, a Mercato San Severino, Nocera Inferiore, Sarno, fino ad arrivare a Torre Annunziata, dove il Sarno sfocia.

La provincia di Avellino, è interessata per il progetto da realizzarsi nel territorio di Montoro. Una vasca di laminazione,per un volume di 615.000 metri cubi, su di un’area di circa 11 ettari (110.000 metri quadrati), ora destinata a coltivazioni d’eccellenza. In pratica una buca profonda circa 5 metri e grande quanto 13 campi di calcio internazionali, neanche asservibili a scopi agricoli o ad altro.

L’insieme dell’intervento immaginato ed in fase di approvazione è un’opera colossale, anche in termini economici, nel complesso si stima movimenterà quasi 600 milioni di euro, più della Metropolitana di Napoli. Una enormità direttamente proporzionale alla sua inutilità.

Il sedicente, “Grande Progetto Sarno”, infatti, contiene in sé una miriade di contraddizioni tecniche e socio-economiche. Errori ed approssimazioni di valutazione giustificabili sono dalla fretta di arrivare alla spartizione elettorale degli incarichi e degli appalti, connessi alle opere. Queste, però, dovrebbero essere gestite da un progetto impossibile.

Limitandosi solo a quanto fatto rilevare dal Comune di Montoro, per i lavori del “G.P.S.” da compiersi nel suo territorio, sono riscontrabili:

  • Rilievi riguardanti aspetti di carattere geologico

Il progetto definitivo della vasca risulta carente dei rilievi topografici con la indicazione delle interferenze (metanodotti, elettrodotti, etc.), delle indagini geognostiche, delle prove sismiche, della caratterizzazione geotecnica dei terreni, tutti elementi indispensabili per una corretta progettazione delle opere.

  • Rilievi riguardanti aspetti di carattere idrogeologico – Rischio inquinamento della falda

E’ plausibile che la vasca di laminazione, per come è stata concepita ovvero senza alcuna impermeabilizzazione, in concomitanza eventi alluvionali favorisca infiltrazione delle acque della Solofrana che porterebbero in contatto agenti fortemente inquinanti con la sottostante falda superficiale.

  • Rilievi riguardanti aspetti di carattere geotecnico – strutturali – Rischio funzionalità della vasca

[…] Ovvero in concomitanza di un evento sismico maggiore o uguale a quello imposto dalle norme, si potrebbe avere un collasso strutturale, che di fatto oltre a causare scenari di rischio difficilmente stimabili, causerebbe la perdita della funzionalità della vasca di laminazione inficiando di fatto l’intera efficienza progettuale del Grande Progetto. Oltre a quanto sopra esposto, si rileva che il progetto risulta privo di verifiche a sifonamento degli argini, e che non è dimostrato, in caso di allagamento, la capacità di tenuta degli argini.[…] Circa gli interventi di impermeabilizzazione dei rilevati arginali, si fa rilevare che dalla lettura degli elaborati progettuali, pur nell’incertezza della rappresentazione utilizzata, si nota la presenza di opere atte a impermeabilizzare le vasche (geocomposito bentonitico e palancole) […], dette opere pur se previste nelle tavole di progetto non sono inserite nel computo metrico, pertanto di fatto non realizzabili per mancanza di copertura economica.”

  • Rilievi riguardanti aspetti di carattere idraulico-idrologico

L’intervento di “Completamento della riqualificazione e recupero del Fiume Sarno” si pone l’ambizioso obiettivo di ricondurre tutte le condizioni di rischio per inondazione da molto elevato (R4) ed elevato (R3) a rischio accettabile (R2).” […] Come già detto in precedenza c’è anche la possibilità che la realizzazione di una vasca di laminazione in una zona che attualmente e classificata a rischio moderato (R1), quale quella dove si prevede la realizzazione della vasca San Bartolomeo, possa portare all’incremento del rischio almeno sull’area di sedime della vasca e, probabilmente, anche sulle aree circostanti. Ciò anche in virtù del fatto che il progetto non effettua alcuna considerazione in ordine ad un ipotetico collasso dell’opera o ad un suo sormonto.” […] A tal proposito si rileva che il livello di rischio per il rio Laura è elevato e che i livelli di pericolosità e di rischio presenti lungo tale corso d’acqua non subiranno alcuna modifica in quanto il Grande Progetto per il Sarno non prevede alcun intervento su di esso.

Non si può essere contrari, per principio, mai, all’idea di avviare, finalmente, azioni di prevenzioni dei dissesti idrogeologici, presenti o potenziali, ma questa “predisposizione costruttiva”, non può tollerare progetti palesemente errati e modalità di gestione anomale, senza momenti di confronti con il territorio, le sue amministrazioni ed i portatori di interessi locali. Fino ad oggi, invece, tutte costanti delle azioni della Regione Campania e dell’ARCADIS.

L’azione del Partito Democratico, da anni oramai, è votata alla proposta di alternative che rendano credibile, sostenibile, reale, la pur necessaria azione sul bacino del fiume Sarno, a fronte di un progetto che, invece, ad oggi, si manifesta come un prodotto delle lobby politico-economiche, basato su interventi d’ingegneria idraulica invasiva volti solo a mitigare gli effetti del rischio idraulico, a fronte di monumentali opere di “movimento terra” pesantemente incidenti sui complessi sistemi ambientali, sociali ed economici dei territori.

Nel “G.P.S.”, non è previsto alcun intervento per la riqualificazione o la bonifica dei terreni e dei fiumi, l’intera discussione istituzionale sul progetto è, da sempre, limitata ai milioni da spendere e mai estesa ai 60 ettari di suolo agricolo (98 campi da calcio) resi improduttivi, alla chiusura delle tante microimprese agricole che da quei terreni traggono reddito, al furto di un costo di esproprio di 4€/mq, per dei terreni tra i più fertili e produttivi della regione. Tutto, nascosto dalla necessità di rispondere a possibili esondazioni nei prossimi 20/100 anni, senza però, che la Regione abbia nemmeno realizzato una “Carta del Rischio Residuo”, unico strumento in grado di indicare aree e modalità di interventi corretti e con una previsione di interventi anche “geograficamente” sproporzionati.

Infatti, serve sottolineare anche il paradosso dell’estremo sacrificio richiesto ad alcune comunità, a vantaggio di altri territori a cui, seppur rivieraschi, non viene, invece, richiesto alcun impegno in termini di consumo di suolo o di sacrifici per i propri cittadini. Tra questi, proprio Montoro, chiamato a consumare elevatissime quantità di territorio altamente qualificato, esclusivamente per garantire il confinante comune di Mercato Sanseverino da eventuali esondazioni ma pure nella possibilità di continuare nella esponenziale cementificazione dei propri territori, azione che da decenni lo caratterizza, aumentando il livello di rischio idrogeologico. Questo, non è un mero approccio campanilistico, ovviamente, ma il dato “antropologico” di quanto i comuni preservati abbiano amministrazioni molto vicini a quelli della giunta Caldoro, difficilmente non può concorrere alla formulazioni di un giudizio perverso sull’insieme dell’intervento.

La corsa sfrenata della Regione Campania, di questi ultimi mesi, poi, diventa ancora più incomprensibile se motivata dalla volontà di compiere un’opera colossale che, però, dovrebbe essere completata, collaudata, e rendicontata entro Dicembre 2015. Una possibilità impossibile, a meno che il vero obbiettivo della corsa non sia la sterile, ma redditizia (anche in termini elettorali) definizione degli incarichi.

La risposta del Partito Democratico, a questa compulsione elettorale del centrodestra campano, non può che essere, ancora, “di costruzione” e, attraverso il coordinamento dei suoi amministratori e dei propri riferimenti istituzionali, regionali e nazionali, arrivare ad una proroga del finanziamento alla annualità 2014-2020, così da poter finalmente giungere ad una corretta rimodulazione e modifica dello stesso progetto, nel senso della sostenibilità e della lungimiranza politica, tecnica e gestionale. Con l’obbiettivo, attraverso il coinvolgimento reale degli enti e delle comunità locali, finalmente giungere alla concreta Riqualificazione e Recupero del fiume Sarno e del suo intero bacino.