TFR in busta paga – Simeone (UIL): “Nessun vantaggio, anzi”

Luigi Simeone UIL TRASPORTIAvellino – “Il TFR in busta paga rappresenta un’altra operazione fantasiosa così come per gli 80 euro (realmente poco più di 50 in media) che dovevano andare a tutti, compreso i pensionati ma che invece non hanno sortito alcun effetto, com’era prevedibile, neanche per i pochi che li hanno percepiti”. Cosi in una nota, il Segretario Generale della UIL Avellino Benevento Luigi Simeone.

“Adesso – spiega Simeone – si tenta un’altra operazione destinata parimenti ad aggravare ancor più le difficoltà dei lavoratori dipendenti che con quest’operazione non trarrebbero alcun reale vantaggio ma vedrebbero invece, erose le opportunità di accantonare risorse per esigenze impreviste e di costruire una pensione più dignitosa di quella a cui sono destinati. Il TFR, infatti,non sempre lo si utilizza al termine della vita lavorativa essendo diventato per molti  necessario  per far fronte  ad alcune esigenze vitali come: acquisto della casa per sé o i propri figli,  cure sanitarie,  previdenza complementare quale forma di investimento per costruire un secondo pilastro previdenziale. Quindi prima ancora di preoccuparsi di quale sarebbe il danno per le imprese, sarebbe etico che il Governo si interessasse di cosa significherebbe la manovra sul TFR per i Lavoratori che sono i titolari e destinatari di una norma regolata dal Codice Civile”.

“Gli effetti del provvedimento Renzi sono quindi riconducibili a:mancato introito al fondo di Tesoreria Inps, meno soldi alle piccole e medie imprese e quindi meno possibilità di ricorrere all’autofinanziamento,meno risorse alla previdenza complementare e meno pensione integrativa. Si può stimare che ogni anno, su un totale di TFR maturando di circa 22/23 miliardi, 5,5 miliardi sono destinati ai fondi pensione, circa 11 miliardi restano in azienda e 6 miliardi confluiscono al fondo di tesoreria gestito dall’Inps che dovrebbe aver cumulato circa 35 miliardi destinati alla spesa per investimenti infrastrutturali. Se si dovesse pensare di trasferire in busta paga l’intero TFR,mensilmente – continua - la quota  oscillerebbe tra gli 80 e i 150 euro a seconda dei redditi (dai 18 mila ai 35 mila euro annui), molto meno, se l’anticipo del TFR fosse del 50%, in busta paga andrebbero tra i 40 e i 75 euro”.

“Vera stangata fiscale se dovesse essere considerata retribuzione applicando le aliquote IRPEF,poca cosa   se si dovesse  mantenere l’attuale tassazione agevolata e separata, che comunque vedrebbe salire il reddito, anche se non quello imponibile ai fini Irpef, ma quello Isee, che proprio dal 2015 ricomprende nel suo calcolo, anche tutti i redditi a tassazione separata, come appunto il TFR, oggi esclusi. Non c’è che dire! Un’iniziativa che non agevola in nessun modo i lavoratori, rischia di sottrarre risorse agli investimenti per le infrastrutture, riduce la capacità d’investimento dei Fondi Pensioni che oggi investono 128 miliardi di euro il cui 70% in titoli di stato, ma che avrebbe il vantaggio per le casse dello Stato di anticipare una tassazione sui redditi dei lavoratori dipendenti che a seconda dell’ipotesi dell’intervento andrebbe dai 4 ai 6 miliardi. Insomma – conclude il segretario Simeone – una manovra di bilancio camuffata caso mai per dare vantaggi alle imprese chiaramente rappresentate nel Governo da almeno due Ministri, che dettano l’avversione al mondo del lavoro ma che non possono celare l’evidente inconcludenza delle iniziative che preparano a cadenza sistemica”.