Ciriaco De Mita prepara il grande ritorno nel centrosinistra

Comunali: De Mita e il primo giorno da sindaco di NuscoTuona contro il premier Matteo Renzi, accusandolo di rappresentare una «sinistra personale e proprietaria». Quando azzarda un paragone con Aldo Moro, si limita a dire che «aveva qualche intelligenza in più» per non pronunciare apertamente che lo surclassava. Fino alla frecciata: «Non conosco un uomo politico che quando si confronta con un altro politico di diverso pensiero lo insulta». Infine, se non lo si fosse ancora compreso, lo accosta all’odiatissimo Silvio Berlusconi, bollando entrambi come «capiclan» e affossando la riforma della legge elettorale. E un Ciriaco De Mita particolarmente in forma, in barba alle sue 86 primavere, quello che domenica, dal palco di Chianciano Terme alla convention nazionale dell’Udc, ha conciato per le feste il segretario del Pd Renzi, ma soprattutto ha stroncato la linea di Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini, che intendono riportare il partitino dello scudocrociato nell’alveo del centrodestra. Niente di più sbagliato, ha tuonato De Mita; nonostante Renzi, la strada maestra è quella di guardare al Pd, con buona pace del progetto di Costituente Popolare. L’anziano, ma mai domo, sindaco della sua Ñusco, in Irpinia, già segretario della Democrazia cristiana e presidente del Consiglio, ha usato, sulle colline toscane parole nette al riguardo: «La ripresa del popolarismo in Italia», ha detto, «parte dai confini del Pd e non con l’occhio rivolto al recupero del centrodestra». A Cesa e Casini saranno fischia te le orecchie, loro che sono i principali fautori della linea di ritorno al dialogo col mondo berlusconiano, le cui basi sono state gettate con la lista unica alle europee fatta con gli alfaniani del Nuovo Centrodestra. De Mita però non è di questa idea, e come già fece nel marzo scorso nelle sedi regionali del partito, anche a Chianciano l’ex leader democristiano tenta di rovinare la festa agli organizzatori nel suo lungo, e applaudito, intervento, in cui ricorda Aloide De Gasperi nel sessantesimo anniversario della morte. «Se l’esperienza comune non nasce attorno all’individuazione del percorso possibile, allora è destinata a finire», ha scandito riferendosi al progetto della Costituente Popolare. «Trovo molto singolare perdo quando sento dire che bisogna rifare il centrodestra, ne rimango stupito. Tornare a fare una coalizione mettendo insieme le forze disgregate è la cosa più stupida che si possa fare». Quindi ha indicato la rotta: «II punto di partenza vero è la prossimità alla sinistra». In sostanza, nonostante l’attuale leader del Pd sia lontano dalla visione democristiana e consociativa della politica targata De Mita, lui che per primo è stato rottamaio da Walter Veltroni, il sindaco di Ñusco non vede comunque altra strada per l’Udc se non quella di allearsi con i ‘dem’. E lo stesso progetto di creare in Italia una sezione del Partito popolare europeo, che quindi si opporrebbe inevitabilmente al Pd gravitante nel Pse in Europa, per De Mita è una baggianata visto che «i popolari europei non esistono, esistono i vari partiti europei di tradizione democristiana». Tanto vale puntare sulla coalizione, ritenuta «la più grande istitu zione della democrazia rappresentativa perché mette insieme l’impegno di governo possibile». Inoltre, «la democrazia rappresentativa sarà salvata non dalla logica dell’alternanza, ma dalla logica della coalizione di governo». Il giorno precedente al suo intervento, sabato scorso, già il nipote del vecchio capo democristiano, il deputato e vicesegretario nazionale dell’Udc Giuseppe De Mita, aveva preparato il terreno a quel che avrebbe detto lo zio, del quale è un fedelissimo. A dimostrazione di un dato politico inequivocabile: prima di riportare armi e bagagli sotto l’ombrello berlusconiano, l’Udc dovrà fare i conti , in Campania, con la contrarietà della famiglia De Mita. «Non possiamo stare al governo con Renzi in modo amorfo e
allearci con Forza Italia alle regionali», ha infatti tuonato Giuseppe. «Trovo sorprendente», ha aggiunto, «che la discussione tra noi si concentri sull’ipotesi di aggregazione di numeri e di sigle del centrodestra come se l’unione di debolezze potesse rendere meno patetica la decadenza di quest’area».

Fonte Italia Oggi