“Le sultane”: l’unione di tre solitudini

copertina le sultane_marilù olivaAttendo beata in fila alle casse, queste sono le parentesi capaci di farmi dimenticare la tragedia del mio Juri. Tiepidi sollievi che durano al massimo mezz’ora. Negli altri intervalli la mia vita è pantano. Che dire di Melania, la figlia rimasta? Dovremmo stringerci forte forte, noi due superstiti alle lune storte del destino, invece viaggiamo distanti anni luce. Lei è così imprevedibile, scostante. L’avevo chiamata Melania in onore del personaggio femminile di Via col vento, una donna buona come il pane, che nulla – proprio nulla – ha in comune con quella scapestrata di mia figlia”.

“Le Sultane”, edito da Elliot Edizioni, è l’ultimo avvincente romanzo di Marilù Oliva, già nota per la Trilogia della Guerrera, dedicata a Elisa Guerra, personaggio avvincente e deciso che ha reso celebre l’autrice.

Bologna e soprattutto un condominio in via Damasco sono lo scenario in cui si ambienta questa densa storia, che si caratterizza per l’intreccio delle avventure di tre sempre verdi signore di circa 70 anni: Wilma, Nunzia e Mafalda. Arricchito da una costruzione che rievoca la struttura tipica della commedia nera, il romanzo tinge la sua trama di giallo, sfuggendo, tuttavia, a una classificazione ortodossa e rigida. Infatti, il libro si caratterizza per una sapiente mescolanza e contaminazione di generi letterari, che fusi con accurata maestria, conferiscono al libro un delicato e piacevole equilibrio, che si interrompe a più riprese per dare colore e vitalità al racconto. La lettura diviene così un’attività ludica, quasi investigativa, andando alla ricerca della prossima frattura.

Le tre donne dominano nel palazzo popolare bolognese e per questo viene affibbiato loro il soprannome “Sultane”, caratterizzate da personalità molto forti. La piccola e scaltra Wilma è una venditrice molto esperta, che, a detta di molti, sarebbe capace di vendere l’acqua santa al diavolo. Mafalda è una donna tanto avara e spilorcia da detenere il primato mondiale. Nunzia, invece, è una donna troppo bigotta e incapace di contenersi, perché la gelosia la consuma dentro. Tutta la storia si articola intorno a questi tre insoliti personaggi a cui di volta in volta se ne aggiungono altri come Melania, la diabolica figlia di Wilma. Il romanzo, infatti, è un turbinio multiforme e cangiante di personaggi e vicende che si incastrano sapientemente nella fitta trama dalle “sfumature almodovariane”, in cui l’elemento grottesco e, a volte, caricaturale esercita un ammaliante fascino.

Il punto di comunanza tra i vari soggetti che popolano il romanzo è il tempo, che, svincolato dai suoi rigori fisici, diviene solo un elemento di separazione tra il vecchio e il nuovo, tra il giovane e l’anziano, creando solitudini e rimpianti. È un racconto vibrante in cui emerge una forma di amicizia profonda ed essenziale per fronteggiare i soprusi del tempo e fare i conti con il proprio passato.

di Davide MARENA