Una provincia massacrata!
Una provincia massacrata, umiliata, violentata, trattata con ostilità. Le aggressioni continue, ripetute e soffocanti sono tali da sfiancare anche le più agguerrite resistenze. Un senso di angoscia e di smarrimento mi assale nel tentare di fare semplicemente l’elenco non esaustivo delle negatività che ci vengono riservate, foriere di danni irreparabili e di devastazioni a carico del nostro territorio: una sanità progressivamente depauperata di servizi essenziali, specie nelle zone più disagiate; i progetti di ricerche petrolifere che con sfrontatezza prevedono di costruire pozzi in aree fortemente sismiche, ricche d’acqua, con spiccata vocazione enogastronomica e a pochi metri dai centri abitati come a Gesualdo; i continui tentativi di privatizzare e di sottrarre l’acqua che è la più importante risorsa di questa provincia; la chiusura della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta S.Antonio; la presenza di due megadiscariche (una chiusa e mai bonificata e l’altra ancora in funzione); la diffusione sul territorio di tante minidiscariche e la pratica illecita di abbandono di rifiuti pericolosi che accomuna molte delle nostre contrade alla terra dei fuochi; l’inquinamento grave e scandaloso di tutti i corsi d’acqua; gli alti livelli di inquinamento nelle principali aree industriali, soprattutto Solofra e Pianodardine; lo STIR che si accinge ad accogliere i rifiuti calabresi nella misura di 100 tonnellate al giorno; la bonifica dell’Isochimica che resta un miraggio; l’aumento vertiginoso dell’incidenza di tumori in alcune popolazioni della provincia, in primo luogo quelle della valle del Sabato; le infiltrazioni sempre più evidenti della criminalità organizzata nella gestione di servizi essenziali e nel controllo di attività illecite…e sicuramente potrei continuare ancora.
Se a tutto questo aggiungiamo la crisi economica con la continua perdita di posti di lavoro e la disoccupazione spaventosa che spinge molti nostri conterranei ad emigrare il quadro è veramente desolante. Ma rispetto a tutto ciò bisogna chiedersi se si ha consapevolezza della gravità della situazione e quali siano le iniziative da mettere in campo per contrastarla. A me pare che grande cognizione dei tanti problemi che ci opprimono non ci sia, né da parte dei cittadini irpini né da parte dei nostri rappresentanti istituzionali, specialmente regionali. Si può “apprezzare” dal Mattino di oggi, ad esempio, che il presidente del Consiglio Regionale Foglia sulle estrazioni petrolifere ha detto che la decisione spetta al governo e non alla regione Campania, come a dire che se i pozzi verranno realizzati ce la dobbiamo prendere con Renzi e non con lui. Francamente a me sembra una posizione debole e tesa più a proteggere la sua poltrona che a tutelare il territorio che lo ha eletto. Sempre sullo stesso quotidiano si parla della Novolegno come di un’azienda che, poverina, ha dovuto investire tante risorse per ottemperare alle prescrizioni della Procura della Repubblica di Avellino e che ora necessariamente e al più presto deve lavorare a pieno regime: in sostanza non si fa alcun cenno alle preoccupazioni relative alle emissioni inquinanti dell’azienda, dimenticate e ritenute ormai irrilevanti. Si afferma inoltre che l’Arpac ha fatto tanti controlli meticolosi e che tutto va bene, che Fantoni si sarebbe addirittura impegnato a comprare una centralina per autocontrollarsi con la supervisione del sindaco di Montefredane Tropeano. Mah! Veramente sono sconcertato.
Faccio questi esempi per dire che di certo non solo non c’è piena consapevolezza dei rischi che corriamo e dei problemi che già abbiamo, ma che non c’è alcuna vera strategia di contrasto messa in campo. A me sembra che non ci sia alcuna voglia e soprattutto alcun interesse ad avversare scelte e decisioni tanto ostili a noi ma che, debbo ritenere, probabilmente non riguardano chi gestisce il potere, impegnato com’è a conservare e difendere solo se stesso. Quanto più è sprovveduta e disorientata la gente tanto più è ingiusto e violento il potere. Pertanto sarebbe necessaria una incessante opera di informazione e di coinvolgimento delle popolazioni, per un cambio culturale che miri ad una piena conoscenza del proprio territorio, delle grandi risorse della nostra Irpinia e che punti dritto alla loro valorizzazione senza fantasmi e miti di facili arricchimenti, che, come ormai abbiamo imparato, non sono mai per la massa, per i lavoratori.
Le esperienze drammatiche di questi anni ci dicono che è fondamentale comprendere che esiste un legame strettissimo, indissolubile tra ambiente e salute. Non si può devastare e saccheggiare l’ambiente senza ricadute negative sulla nostra salute.
La parola d’ordine rispetto a tutto quanto detto dovrebbe essere: mobilitazione! Una mobilitazione che coinvolga tutte le associazioni presenti sul territorio e i sindaci, tutti i sindaci. Tra di loro quelli che non ne vogliono sapere vanno costretti a reagire e prendere posizione.
Necessitano e urgono iniziative forti, non burocratiche e protocollari perché di fronte ai pannicelli caldi Caldoro e Renzi si fanno una bella risata e vanno avanti per la loro strada. Bisogna capire che nella mente di questi due la provincia di Avellino non esiste o meglio esiste un territorio da sfruttare e da gestire a favore dei grossi centri urbani dove ci sono grandi interessi economici e milioni di elettori.
Bisogna contrastare con forza questo modo di ragionare e per farlo c’è bisogno di una lotta dura. La posta in gioco è la sopravvivenza nostra e di tutti gli abitanti delle zone interne anche di altre aree geografiche d’Italia, nostri sicuri e preziosi alleati!
Lo afferma sul proprio profilo di facebook l’ex consigliere provinciale, Franco Mazza.