Pratola folk – Disoccupazione, ambiente, territorio: da 40 anni temi sociali e tradizioni popolari
Avellino - Questa sera i “Pratola Folk” hanno scelto“Casina del Principe” e la rassegna “Be Food” per presentare il loro ultimo album: “Quaranta… sona e canta!”. In questo loro terzo cd musicale (per l’esattezza quarto, se si considera il 33 giri in vinile del 1977: “Voci dalle terre del Sud”) ci sono 11 brani (con 5 canti inediti che raccontano dei loro 40 anni di canzoni, ispirate alla tradizione irpina, con testi di grande attualità. E’ bello vedere in alcuni loro concerti persone come Antonio De Lucia che ad Ospedaletto d’Alpinolo ha il negozio musicale : “L’arte della tammorra”. Senza trascurare che nel 2011 l’amministrazione Comunale di Pratola Serra ha riconosciuto i “Pratola Folk” come gruppo di interesse comunale.
“Ci muove la passione per le tradizioni popolari e per il proprio paese- ha dichiarato l’ing. Orlando Marano, persona storica nel gruppo - nel nostro nuovo cd non abbiamo dimenticato i nostri temi già trattati in precedenza: disoccupazione, ambiente, territorio. Senza dimenticare la Questione meridionale: infatti, non si può costruire niente se non si ritorna alla propria storia, che bisogna conoscere bene e da cui attingere qualcosa di importante. Ad esempio i piemontesi erano poveri e ci hanno invaso. Noi eravamo la terza potenza mondiale nel periodo prima dell’unità d’Italia. Ci chiamavano briganti e ora facciamo gli emigranti”. La formazione attuale del gruppo è composta da 11 elementi. E l’altro elemento storico, Gerardo Santoro, ha affermato: “il significato dell’evento di oggi è la promozione del nuovo album che racconta le origini dal ’73, ricordando anche chi non fa parte più del gruppo (2 sono deceduti e altri hanno scelto altre strade). Questo è il quarto album:gli ultimi due sono stati nel 2006 (Compari e comparielli) e nel 2010 (E’ n’ammuina)”.
Nel loro cd oggi ritorna il tema della disoccupazione (“sacrifici tira tira”), a sottolineare che in tanti anni non è cambiato nulla.
Stefania Marotti, de “Il Mattino” di Avellino ha moderando un breve dibattito in cui sono intervenuti Carmine Ciccarone di Segninversi e il consigliere comunale Barbara Matetich. Ciccarone ha spiegato che questo gruppo musicale è a Be Food perché esso “è un laboratorio di relazione per ripartire dalle persone. Le relazioni sono il valore aggiunto che consentono sinergie, come quella realizzata con il Conservatorio Cimarosa, con CNER, con Slow Food, e tante altre realtà. Fattore aggregante è la comunanza degli obiettivi”. Quindi la Matetich ha detto: “bisogna ragionare sull’area vasta: Casina del Principe è patrimonio dell’intera Provincia. Partendo dal basso si può fare rete per valorizzare strutture come questa. Qui si sta sulla strada della Puglia e di Napoli, strada dell’economia”. Infine l’ing. Marano ha affermato: “la canzone ‘Alli uno alli rui’ è la tammurriata dei matrimoni (alli 4 i capitoli abbiamo fatto, cioè gli accordi di matrimonio). Abbiamo trasmesso in questi anni alla seconda e alla terza generazione di giovani del gruppo il nostro stile: possiamo essere tranquilli di poter lasciare il testimone”.
In seguito, Barbara Matetich ha fatto da guida turistica per una visita storica alla Casina del Principe, basandosi sul volume I del testo “Dal castello al palazzo” (Barra, 2013, Il castello di Avellino), che cita un atto camerale scritto a Napoli nel 1803. Durante il percorso, è intervenuto l’ing. Troncone, esperto di geologia, che ha voluto sottolineare la presenza nei cunicoli sotterranei di una falda acquifera che produce acqua potabile (con un pò di calcare), quasi sicuramente già dall’epoca romana.