Disinfestazioni – Merola: ” Basta sostanze nocive, l’effetto è controproducente ”

disinfestazioniBonito – Il sottoscritto Merola Emilio Mauro, in qualità di responsabile e delegato LIDA e LAC segnala quanto segue:

“ Signori Sindaci, siamo esposti quotidianamente a molteplici fattori inquinanti, da cui tentiamo di difenderci per quanto possibile.

Nel corso delle disinfestazioni che periodicamente vengono eseguite, per fortuna non del nostro paese per quel che noi sappiamo, alcuni soggetti sensibili, accidentalmente esposti per la semplice circostanza di trovarsi nelle propria abitazione o in spazi limitrofi alle aree sottoposte ad intervento, hanno accusato malori, emicranie, e vertigini.

Nel corso degli anni a seguito dei problemi, preoccupati per possibili danni a medio e lungo termine sui soggetti accidentalmente esposti, tali pratiche avevano subito una netta flessione, nel mentre si andava diffondendo una maggiore informazione, pervenendo a due differenti orientamenti:

  • quello delle ditte delle sostanze chimiche, che hanno tentato di ovviare modificando il mix di pesticidi presenti nei prodotti (eliminazione quelli provatamente tossici anche a basse dosi, che sono stati vietati per legge, e sostituzione con prodotti non comprovatamente tossici, spesso soltanto perché di nuova generazione);
  • quello dei medici e degli studiosi di settore, che hanno valutato se l’effetto nocivo delle sostanze, peraltro noto, possa essere misurato anche a dosi relativamente basse, monitorate nel tempo, nonché, mediante l’ausilio degli esperti naturalisti, se effettivamente raggiungessero almeno lo scopo per il quale venivano usate, con cosi gravi rischi ed effetti collaterali.

Ebbene, ciò che ci mostra con grande evidenza quali potrebbero essere a lungo andare gli effetti sulla salute umana é proprio l’effetto micidiale che tali interventi hanno prodotto su molte specie animali.

Infatti, molti insetti dei nostri campi come i grilli e le lucciole, mammiferi come i pipistrelli e i ricci, uccelli come le rondini, anfibi come le rane e rettili come le lucertole sono tra le specie danneggiate mortalmente. Per assurdo, a ben vedere, si tratta di quelle specie che sono i naturali predatori della zanzara che si dichiara di voler combattere.

Molti studi evidenziamo che questi interventi stanno di fatto eliminando tutti i naturali predatori della zanzara, senza scalfire la capacità riproduttiva della zanzara che si sviluppa attraverso le larve.
E’ ormai comprovato che l’irrorazione di prodotti chimici usati per la disinfestazione non incide sulla proliferazione degli insetti infestanti. Infatti, l’unico modo di combattere le zanzare è quello di prevenirne la nascita, dunque agire sulle larve.

Il CNR ha portato avanti uno studio accurato: “La scelta del DDT e degli esteri fosforici,
contro insetti parassiti, fu compiuta per ragioni belliche, ma è continuata per ragioni economiche. Si fa guadagnare qualcuno, però con danno di tutti

Tutto questo è immorale; più costoso e meno efficiente di altri metodi naturali. Si scatenano effetti incontrollati, si cambia l’intera patologia umana in senso neoplastico, degenerativo e
allergizzante; si selezionano specie resistenti; si producono danni gravissimi alla biodiversità, colpendo rondini, pipistrelli, api, gatti, anfibi, ecc.; soprattutto non si ottiene il risultato e si illudono i cittadini di aver agito nel loro interesse. (Prof. Bruno Fedi Primario oncologo )”
I prodotti per la disinfestazione provocano danni neurologi, aumentano l’insorgenza dei
tumori, sopratutto nei bambini.

Gli insetticidi sono sostanze organo-fosforiche che inattivano la Colinesterasi, enzima
responsabile dell’idrolisi dell’acetilcolina. Essi impediscono la degradazione della molecola
che si accumula a livello delle giunzioni neuro-muscolari in modo considerato
irreversibile, provocando quindi effetti muscarinici (Anoressia diarrea vomito scialorrea dispnea bradicardia), nicotinici (fibrillazione muscolare, paralisi flaccida, fino a paralisi respiratoria), effetti sul S.N. C. (prima eccitativi poi inibitori: vertigini, disorientamento, convulsioni, coma, paralisi respiratoria centrale. Sappiamo che simili eventualità non possono assolutamente essere escluse solo dai consigli precauzionali suggeriti in fase di interventi simili. Sappiamo anche che tali effetti possono essere accentuati da altri inquinanti cui quotidianamente siamo esposti nella città come nella campagna a seguito dei residui da combustione da traffico, e del crescente uso di sostanze chimiche in molti settori.

Partendo da queste osservazioni, ci permettiamo portare alla sua attenzione, con l’intento di fornirle un aiuto immediato e nel rispetto delle rispettive funzioni, altri sistemi naturali e non nocivi per l’uomo e per l’ambiente circostante nella lotta alle zanzare.

Sicuramente si impone un’efficace rete di monitoraggio e la lotta larvicida sono i due elementi principali di questo approccio.

  • Innanzitutto le ovitrappole. Si tratta di creare dei falsi luoghi di riproduzione ideali per questi insetti ma che si rivelano micidiali. Si tratta di vasi di plastica nera di medie dimensioni (12×8 cm), riempiti d’acqua in cui è immersa una listella di masonite/faesite che viene usata dalla zanzare tigre per deporre le uova. La particolare conformazione delle ovitrappole fa sì che le larve che nasceranno resteranno imprigionate in un compartimento ben chiuso contribuendo a interrompere il ciclo di vita degli insetti.
  • Anche i tombini sono fonte d’infestazione. E la loro disinfestazione rappresenta uno dei maggiori costi per le amministrazioni in termini di lotta alle zanzare in ambiente urbano. Possono essere resi sicuri tramite delle zanzariere basculanti a maglie molto fini, studiate per lasciare defluire le acque meteoriche ma impedire l’accesso alle zanzare, che così non possono accedere ai ristagni quasi sempre presenti in questi luoghi. Inoltre, ogni settimana o dopo ogni violento acquazzone, non è più necessario trattare le acque con larvicidi.
  • Un’altra soluzione pratica ed ecologica che nasce per i piccoli ristagni d’acqua, come i sottovasi, è usare un prodotto a base di bacillus thuringiensis israelensis, un larvicida specifico che si acquista anche in farmacia. Si deve però ripetere il trattamento di frequente.
  • Anche introdurre pesci rossi nelle vasche e nelle fontane dei giardini è un buon metodo per sterminare questi insetti “pungenti”. Infatti il comune gold fish si ciba delle larve di zanzara.
  • Un’altra strategia da mettere in atto insieme alle altre è “l’uso” di predatori come il pipistrello. La provincia di Trento ha messo in essere alcune di queste tecniche ottenendo buoni risultati e dando indicazioni importanti. Infatti a proposito dell’utilizzo dei pipistrelli sottolinea che l’unica strategia per incrementare il numero di pipistrelli è migliorare l’idoneità dell’ambiente nei loro confronti, salvaguardando la vegetazione (boschetti, siepi, alberi tipici della nostra flora e di grossa dimensione, alberi deperienti o morti). Inoltre sarà necessario proteggere attivamente i rifugi dove gli esemplari si ritirano per riposare di giorno, per riprodursi e per andare in letargo (alberi cavi, grotte, miniere, rifugi all’interno degli edifici) e infine costruire o comprare dei rifugi: le bat-box che possono essere appese ad un albero, ad esempio o le bat-board che possono essere collocate sulla parete di un edificio. Poi non resta che aspettare che i pipistrelli si facciano vivi.
  • Occorre tutelare i nidi di rondini nei centri urbani, che spesso vengono distrutti inconsapevolmente,  in quanto anch’esse sono predatrici di zanzare.

Siamo certi che le Amministrazioni non vorranno sottovalutare questi rischi e daranno un segnale di fiducia alla salute dei cittadini interrompendo questa pratica dannosa per la salute e per la biodiversità e/o adottando tutte le misure necessarie a salvaguardare la salute dei cittadini.