UIL – Simeone “Intercettiamo lo sviluppo, non scappiamo da Noi!
Avellino - Il Segretario Generale CST UIL Avellino Benevento Luigi Simeone manda il seguente comunicato:
“Contestualizzare le discussioni è indispensabile per intercettare le opportunità che si porranno per il territorio, non è questione di andare via o di minacciare delocalizzazione, ė invece importante provare per una volta ad anticipare i tempi e non rincorrere strade già percorse e abbandonate da altri.
Non ci si può lamentare della fuga dei cervelli dell’ esodo dei nostri giovani e non pretendere dalla politica scelte vere e non sterile sostegno spot e a pioggia come è stato per i fondi di accelerazione della spesa e per le aree di crisi.
Nel mondo è in atto una profonda rivisitazione del concetto di delocalizzazione delle aziende autoctone in territori utili per il basso costo del lavoro, si pensi che anche la convenienza della Cina sta sfumando e la crisi sta consegnando a quella enorme Paese grandi problemi.
In America lo chiamano back-shoring, un fenomeno che dal 2010 ha visto centinaia di aziende, riportare le fabbriche a luogo di origine, il fenomeno è presente in Italia che è al secondo posto dietro gli USA e avanti a Germania e Francia per rientri, recuperando il Made in Italy rilevatosi più importante del costo del lavoro che è sembrato il vantaggio offerto dall’est Europa e non solo.
I mega-distretti industriali sorti negli anni Novanta in Cina con il loro surplus produttivo stanno chiudendo, e la gente non ci pensa proprio di tornare alla disperazione delle regioni povere dell’ interno rinunciando a tutto quello che si sono guadagnati con ore interminabili di lavoro ai limiti della sopportazione, ma pur sempre meglio della miseria delle risaie e delle desolate lande.
Esplodono i conflitti sindacali e gli scandali legati all’inquinamento, si abbandona la grande produzione per costruire piccoli centri produttivi di ultima generazione, capaci di integrare lavoro, idee, tecnologia e ricerca. Meno poveri e più benestanti, oltre che ricchi.
La seconda economia mondiale si deve trasformare, non si tratta di modernizzare il sistema produttivo ed esportare beni più remunerativi, ma di passare dall’export al consumo interno e solo la crescita anche economica della classe media può salvare il più ricco mercato del pianeta, forte di almeno 500 milioni di potenziali buoni consumatori.
Il sistema bancario cinese è in grave crisi, dopo la forte crescita e la conseguente trasformazione del modello dalle quattro banche più o meno statali, si è registrato un lento ingresso di gruppi stranieri non proprio agevolato, ma la crisi internazionale ha scoperchiato anche questa pentola, fino a rendere chiaro il sistema bancario ombra fatto di un giro di 4400 miliardi € che sta strozzando l’economia e portando alla chiusura molte aziende.
Le grandi banche, invece, sono concentrate nel finanziamento della grande industria pubblica e, più ancora, nei progetti spesso faraonici di città e regioni autonome, da cui dipende il loro potere.
In questi anni, sulla base del principio della spesa ad ogni costo, le autorità locali hanno fatto a gara a moltiplicare gli investimenti pubblici, spesso senza badare alla loro effettiva utilità.
Non si possono fare parallelismi incauti, ma a leggere ciò che accade anche da noi si può tranquillamente affermare che anche se diversi nelle quantità e anche nelle possibilità di tirarsi fuori, abbiamo la possibilità di invertire la rotta solo se avremo la capacità di leggere il momento nella sua interezza e non riservandoci ognuno il pezzo che meglio lo aggrada.
Il nostro sistema bancario non può continuare a girare le spalle alle imprese, pensando con esse di gestire solo gli investimenti pubblici, così come gli imprenditori a pensare solo all’export e ancora alla delocalizzazione all’ estero, in Italia il prossimo futuro potrebbe essere quello di accogliere il rientro della nostra produzione di qualità ed anche della grande industria manifatturiera, la Wirphlool che acquisisce Indesit può essere un esempio di nuove occasioni e un’opportunità.
La convenienza però va coltivata, costruendo le vere condizioni di sostegno allo sviluppo:
- rendere il territorio attrattivo con buone e moderne infrastrutture,
- aree industriali vere con meno burocrazia,
- Poche, chiare e buone regole di fare impresa nel rispetto del territorio e del lavoro,
- investimenti in ricerca ed innovazione anche di capitali privati,
- equa distribuzione della ricchezza.
Queste le discriminanti della CST UIL Avellino Benevento da richiedere alla buona politica per far ripartire l’occupazione e con essa lo sviluppo del territorio che non va cercato altrove, l’abbiamo è nostro e o abbiamo avuto in prestito per usarlo, non per abbandonarlo.”