“Titanic The End”: metafora di crisi e decadenza

Titanic The EndNapoli – Lo spettacolo, messo in scena il 22 giugno da Salvatore Cantalupo all’Asilo Filangieri, è un’opera di Antonio Neiwiller, drammaturgo, attore e regista teatrale napoletano scomparso il 9 dicembre del 1993.

Titanic The End nasce da laboratorio teatrale che ha costituito un percorso di circa 8 mesi in cui Salvatore Cantalupo, Carmine Ferrara, Massimo Finelli, Amelia Longobardi, Ambra Marcozzi, Claudia Sacco e Chiara Vitiello hanno lavorato costantemente per poter costituire il team che ha saputo fondere sul palco espressività e coinvolgimento empatico.

Ticanic è una nave alla deriva che rappresenta un’ottima metafora della nostra società, proiettata verso lo sgretolamento dei rapporti e delle relazioni. La deriva sociale è espressa attraverso l’incomunicabilità, che si esprime tramite l’assenza di veri e propri dialoghi. La comunicazione è solo emotiva, che emerge anche grazie all’uso del grammelot, che non è una lingua reale, ma uno strumento recitativo che fonde suoni e onomatopee senza articolare frasi di senso compiuto. Tutto ciò carica lo spettacolo di un grande coinvolgimento empatico in cui lo spettatore si lascia travolgere emotivamente dalle sequenze senza dover seguire mentalmente il rigore di un testo o il filo di un racconto. Infatti, sono le emozioni lo strumento comunicativo utilizzato da Salvatore Cantalupo e i suoi attori che le trasferiscono al pubblico, che le assorbe e le interiorizza per potersi, infine, immedesimare.

“Titanic The End” rappresenta la fine di mondi che si sgretolano, segnando l’inevitabile scomparsa degli ideali e delle virtù.

di Davide MARENA