Lavoro, cresce solo l’autoimpiego

Campania In Campania l’unico indicatore positivo nell’ambito delle dinamiche occupazionali riguarda la crescita dei lavoratori indipendenti (+2%, a fronte del calo del 4,8% dei dipendenti) con il contributo determinante del settore industria che fa registrare un +23,2% (69mila unità) tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo 2013. I dati sono stati elaborati dal Centro Studi di Ance Salerno sulla base del rapporto Istat diffuso nei giorni scorsi.
La crescita (+4,3%) del tasso di occupazione in Campania nel settore dell’industria – ricorda Ance Salerno – è in controtendenza rispetto alla media-Mezzogiorno (-2,8%) e alla media-Italia (-1,5%). Risulta sostanzialmente in tenuta l’occupazione nel comparto dell’agricoltura (-1,7%) soprattutto in relazione alla media-Mezzogiorno (-7,9%) e anche in confronto alla media-Italia (-4,6%). In forte contrazione (-5,2%) il numero degli occupati nei servizi: più del doppio rispetto alla media-Mezzogiorno (-2,4%) e, soprattutto, in relazione alla media-Italia (-0,5%). Nel complesso – ricorda il Centro studi di Ance Salerno – la Campania accusa un calo del 3,1% del tasso di occupazione rispetto al -2,9% del Mezzogiorno ed al -0,9% della media-Italia.
“All’interno della contrazione totale del 3,1% del tasso di occupazione in Campania (media italiana -0,9%) – sottolineano gli analisti del Centro Studi Ance Salerno – pare avere avuto un effetto di ‘tamponamento’ di non poco conto l’espansione nel segmento dell’industria del fenomeno dell’autoimpiego. E’ il segnale – per Ance Salerno – che la difficoltà d’ingresso nel circuito lavorativo ha avuto forti ripercussioni non solo nell’attivazione di ulteriori processi di precarizzazione dei rapporti di lavoro, ma ha spinto un numero considerevole di persone soprattutto nella fascia anagrafica under 35, ad intraprendere il percorso dell’attività autonoma. I vari programmi di incentivazione all’auto-impiego – spiega il Centro Studi Ance Salerno – hanno senza dubbio inciso in maniera positiva su queste nuove dinamiche, ma dovranno essere attentamente verificati i tassi di sopravvivenza delle nuove iniziative oltre la fase di start up”.
Tra le regioni dell’Obiettivo Convergenza la Campania registra la diminuzione più significativa del tasso di occupazione: -1,2% (38,7%). Seguono la Sicilia: -0,9% (39%); la Puglia: -0,8% (42.2%); e la Calabria: -0,6% (37,4%). La contrazione nell’intero Mezzogiorno del tasso di occupazione è stata in media dell’1% a fronte di una riduzione a livello nazionale dello 0,4%.
“Naturalmente – scrive Ance Salerno – preoccupano i circa 17 punti percentuali di differenza tra il 38,7% della Campania e il 55,1% della media-Italia. Ed in ogni caso il tasso della Campania è inferiore di circa tre punti alla media-Mezzogiorno.
Solo la Puglia con il 42,2% supera la media-Mezzogiorno, pur registrando una contrazione dello 0,8%.
Le differenze più considerevoli si riscontrano nel confronto tra i tassi di disoccupazione. La Campania – con il 23,5% (+1,3%) – registra 10 punti in più rispetto alla media-Italia e circa due punti in più rispetto alla media-Mezzogiorno. Solo la Calabria con il 25,4% (ma con un incremento minimale dello 0,8%) sopravanza la Campania. La Puglia è la regione tra quelle della Convergenza con il tasso di disoccupazione più contenuto (20,9%, +1,7%); la Sicilia fa segnare il 23,2% (con la percentuale di incremento più alta +2,5%).