Mobbing – Masucci presenta la due giorni di formazione al Moscati

masucciAvellino – Mobbing e stress, due stati personali di cui non si conoscono fino in fondo gli elementi che legano l’uno all’altro. Questo il tema della due giorni di formazione rivolta a 50 addetti ai lavori che si tiene a partire dalla mattinata di oggi, 22 maggio c.a., presso l’azienda ospedaliera “Moscati” di Avellino dal titolo “Sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro: un approccio multidisciplinare. Novità legislative. Esperienze dalle altre regioni”.

Promotore dell’iniziativa il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera a Rilevanza Nazionale  S.G. Moscati di Avellino, dott. Giuseppe Rosato e il dott. Armando Masucci, Direttore dell’unità di Medicina Preventiva, Ig. Amb. e Radioprotezione dell’omonima struttura ospedaliera. Ad introdurre questo importante evento formativo proprio il dott. Masucci il quale ne ha sin da subito messo in luce l’importanza: “Quest’incontro ha attratto l’attenzione di molti professionisti, anche dal napoletano e dal casertano, proprio per l’importanza dell’argomento. Il mobbing e la sua correlazione con lo stress psicologico necessita di approfondimento, soprattutto da parte di chi vive quotidianamente realtà come quella socio-sanitaria, in cui si ha costantemente contatto con molte persone e, soprattutto, con colleghi e superiori. Con questo incontro e attraverso l’intervento di esperti del settore cercheremo di conoscere nel dettaglio gli aspetti più significativi di questo importante argomento, sempre più presente negli ambienti lavorativi e a molti di noi non ancora conosciuto”.

Il dott. Masucci ha lasciato prendesse la parola la dott.ssa Nella Rauseo, Psicologa-Psicoterapeuta. L’aspetto messo in luce dalla dott.ssa Rauseo è stato lo stress e i suoi effetti sul mobbing: “lo stress è considerata una condizione di adattamento, causa di reazioni neuro-chimiche. E’ causato da stimoli, oltre che psicosociali, anche fisici e biologici. Immaginate – ha proseguito la dott.ssa Rauseo – le condizioni di un polmone sano e di quello di un fumatore; stessa condizione differenzia un corpo sano da uno sottoposto a stress: il secondo, rispetto al primo, sarà come oscurato. Il motivo principale che scatena lo stress in un soggetto è la mancata capacità di quest’ultimo di sentirsi all’altezza delle richieste che gli vengono fatte; la persona soggetta a stress, insomma, non ha quella fiducia in se stesso sufficiente al superamento di un gap, con la conseguenza di uno squilibrio personale. Lo stress – ha aggiunto – non è una condizione possibile da evitare, bensì è necessario capirne la sintomatologia e intervenire sulle cause”. La dott.ssa Rauseo ha proseguito distinguendo le due forme di stress esistenti: quello negativo, causa della distruzione graduale del soggetto, e quello positivo, in grado di apportare effetti positivi sugli aspetti cognitivi della persona. Altro aspetto fondamentale, i soggetti solitamente più a rischio di stress: “in un contesto come quello medico, è possibile che molti professionisti e manager si sentano sotto stress a causa della mole di responsabilità a loro affidata. Anche dipendenti quali infermieri e operatori sanitari, soggetti a turni anche di 24 ore, spesso soffrono di stress anche a causa dell’impossibilità di riposare regolarmente. Altra classe soggetta a stress – ha concluso – i lavoratori atipici, i cosiddetti precari che in quanto tali non vivono la propria condizione lavorativa con serenità e si lasciano trasportare, dunque, da ansia e stress”. Infine, la dott.ssa Rauseo ha spiegato la correlazione tra stress e mobbing: “i due stati personali sono spesso collegati ad un senso di appartenenza; nel momento in cui il soggetto non si sente parte integrante del gruppo di lavoro inevitabilmente la persona inizia a percorrere una parabola discendente verso una forma di stress che, in alcuni casi, può sfociare nella depressione e indurre al suicidio. E’ bene, dunque, che chi riesce a rendersi conto in tempo di essere vittima di tale disagio intervenga immediatamente anche chiedendo aiuto a medici, sindacati o enti predisposti all’ascolto e al sostegno di chi ne ha bisogno”.

Presente alla giornata di formazione  la dott.ssa Isabella De Asmundis, Vice Procuratore Onorario della Repubblica, Procura del Tribunale di Avellino, autrice di un libro dedicato al mobbing e al bossing: “Il mobbing è solitamente concepito dal soggetto che lo subisce come una persecuzione sul posto di lavoro. Ciò varia a seconda del tipo di mobbing subito: può essere verticale, nei casi in cui è l’azienda ad attuarlo sul dipendente, oppure orizzontale, quando il ruolo del mobber è coperto da colleghi. La teoria del branco, così come negli animali, viene trasposta nell’ambito umano: un soggetto viene accerchiato dagli altri al fine di essere eliminato”. La dott.ssa De Asmundis ha proseguito mettendo in luce la correlazione fra stress e mobbing: “per capirne il legame è bene sottolineare le fasi della psicodiagnostica del mobbing; in genere la prima fase a presentarsi nel soggetto mobbizzato è quella di allarme, durante la quale la persona avverte stati d’ansia, tachicardia, insonnia e attacchi di panico; in seguito si presenta la fase della resistenza, in cui il mobbizzato cerca di ribellarsi, fino all’ultima fase, quella dell’esaurimento, in cui il mobbizzato si arrende alla propria condizione e abbandona il campo”.

De Asmundis, dopo aver ampiamente esposto le importanti teorizzazioni sul mobbing adottate da studiosi quali Leymann ed Hege, ha concluso il suo intervento con dei suggerimenti utili su come reagire al mobbing: “è bene che i lavoratori coltivino un sano egoismo, credano di più in se stessi e non si lascino sopraffare dalle opinioni altrui e vivano con maggiore consapevolezza. Ognuno di noi deve essere in grado di dare il giusto spazio a se stesso e alla propria sfera privata ed evitare, dunque, di credere più negli altri che in se stessi”.