Avellino – Disoccupazione: manifestazione pacifica di un artigiano; chi risponderà?

francesco d'agostino 28aprAvellino - Questa mattina, alle 9.30, un artigiano, il falegname Francesco D’Agostino, si è incatenato davanti il Comune per iniziare una manifestazione pacifica ad oltranza contro la disoccupazione fino a che non otterrà risposte certe.

Ecco alcuni suoi slogan: “Ad Avellino per lavorare bisogna donarsi”, e “Parole, parole… concluso 0%. La conclusione la fa Dio!”, infine “Si fanno distinzioni tra Cittadini di Serie A e figli di NN…”.

Riportiamo il contenuto dei suoi due cartelloni. Il primo si intitola: “Per lavorare, non basta la protesta pacifica. Qui giace la Falegnameria D’Agostino”.

Lo stabilimento in Via S.S. Trinità n° 86 è classificato come storico. Fino all’anno 2005 l’edificio era abitato ed i locali annessi erano occupati da artigiani e commercianti. Un bel giorno l’amministrazione comunale, invece di preoccuparsi di far riparare i danni causati da infiltrazioni d’acqua, si premurò di inviare direttamente un’ordinanza di sgombero per manutenzione straordinaria e messa in sicurezza, sottolineando di dover procedere ad uno sgombero totale. Ha inizio l’Odissea. Alcuni condomini furono sistemati in locali comunali; altri aspettarono che i lavori necessari, promessi a breve, venissero compiuti. Si tenga presente che comunque gli appartamenti posti ai piani superiori erano inagibili già molto prima del 2005. Dopo la tempesta, la quiete; ma non per molto. Il Comune, nel 2008, in procinto di approvazione di un progetto di ristrutturazione e manutenzione straordinaria emise una nuova e stavolta ancor più grave ordinanza di sgombero, con mia gran sorpresa dal momento che il mio locale non presentava lesioni o dissesti di sorta, come infatti in seguito dichiarato da organi sia pubblici che privati. Già all’epoca, alla mia domanda: “Ma dove potrò andare a lavorare?” non pervenne alcuna risposta; e cominciò l’attesa. Il Comune, nell’approvare il progetto di ristrutturazione, aveva previsto di modificare il mio locale e di rendere abitabili i sottotetti. Ciò comportava per me l’obbligo dello sgombro coatto. Detta ordinanza mi gettò nella piena disperazione: per protesta, mi incatenai davanti alla mia bottega di falegname per 6 giorni e 6 notti. L’edificio fu imbracato da impalcature del tutto inadeguate e non conformi alle leggi vigenti, cosa che mi preoccupai di rappresentare infinite volte agli organi competenti. Inoltre, l’impresa responsabile dei lavori di messa in sicurezza provocò seri danni ai tetti; come conseguenza di tale imperizia, l’acqua cominciò ad infiltrarsi anche in altri settori dell’edificio, tra cui la mia bottega, producendo danni di ingente rilevanza. Il Comune ancora insiste che io debba lasciare i locali per permettere il completamento dei lavori di messa in sicurezza che, per quanto io abbia potuto constatare, non sono mai iniziati; d’altronde anche il Comune, dopo aver visionato lo stato dei lavori, ha dichiarato che essi non sono considerabili come eseguiti, nonostante l’impegno dell’Amministratore condominiale di avviarli dopo aver fatto la sospensione dei lavori del procedimento in danno iniziato dal Comune. È interesse comune, oltre che il mio, che i lavori trovino pieno compimento, anche in considerazione del fatto che l’edificio in questione si trova in un contesto ad alta intensità abitativa e che l’impalcatura che lo avvolge non rispetta, anche a detta dei Vigili del Fuoco, alcuna norma di sicurezza. Alla mia protesta ne ho fatta seguire un’altra, generata dal crescente stato di ansia e di disperazione, laddove successivamente ho minacciato il suicidio gettandomi dall’impalcatura del cantiere. Passa il tempo; dal 2005 ad oggi sono trascorsi 8 anni e non si vede ancora la fine di questa “semplice manutenzione straordinaria”; nel frattempo sono cambiate 3 amministrazioni comunali e 4 condominiali. Il mio sconforto nasce dal dover constatare che un artigiano che voglia lavorare di suo debba essere umiliato e veda perdere la propria dignità. Quanti si pongono il problema di dove lo mettiamo il Sig. D’Agostino?”, sappiano che un’eventuale risposta mi troverà in paziente attesa in Via S.S. Trinità, al n° 86.     

Il secondo cartellone recita: “Se non puoi o non vuoi…Crepa! … pensiero fatto da qualcuno… Lasciateci in pace!!! Solo Lavorando si possono pagare le Tasse!!!”. E nel raccontare la sua Storia chiarisce che tutto ciò che sta dichiarando è supportato da Documenti Pubblici.

1)      Ordinanza 2004:  Eseguita parzialmente con certificato il 23/02/2005

2)      Ordinanza 2008: Dove si dice che c’è ancora il Pericolo della pubblica e privata incolumità. “BUGIA” il certificato redatto dall’Architetto Cosenza il 23/02/2005 DICHIARA che non sussiste il Pericolo della pubblica e privata incolumità.

3)      18/02/2010: L’Ing. Della Sicurezza relaziona al Comune di aver fatto una buona parte dei lavori per la messa in sicurezza e dichiara che “l’impalcato” deve restare al fine di preservare la pubblica e privata incolumità, anche se l’Impalcato veniva dichiarato non a norma dai Vigili del Fuoco. “FALSO”… Il 15/02/2011 con protocollo 6396 il Comune dichiarava il contrario in quanto non erano stati eseguiti i lavori che avrebbero eliminato il pericolo per l’incolumità

4)      Oggi si parla ancora di pubblica e privata incolumità nonostante il tecnico della Sicurezza relazionava al Comune con Protocollo 11/03/2013 N° 12550 che non ravvisa per le sue competenze necessità di interventi atti ad eliminare presunti pericoli imminenti per la pubblica e privata incolumità!

5)      13/03/2013:  Sotto Giuramento l’impiegato Comunale dichiara che dal 2004 in questo edificio non si potevano svolgere Attività Commerciali: “FALSO”. Giovedì 17/11/2005 si inaugurava in questo stabile un Punto di Degustazione e Salumeria con la presenza di nomi illustri della Città. Anche l’Ing. Della Sicurezza sotto giuramento dichiarava il falso in quanto dice che sussiste ancora il pericolo della pubblica e privata incolumità e dichiara di aver fatto lavori per evitare infiltrazioni d’acqua: “FALSO”

6)      Il 2014 il Giudice condanna il Progettista di Falsità delle Planimetrie riportate allo stato di fatto, e al pagamento dei danni alla “Persona offesa”.

Per tutti questi motivi si vuole cacciare il D’Agostino nonostante la sua proprietà sia in buono stato dichiarato dal Comune.