Matrimoni gay/Quando l’amore è un diritto universale: intervista a Padre Ferrara

padre rosario ferrara pNapoli – Padre Rosario Ferrara vive a Quarto (NA) ed è noto, come scrive lui stesso sulla sua pagina facebook, per essere “Sacerdote secondo il cuore di Dio”. Sostenendo che l’amore è un sentimento da esaltare e non da reprimere, si è reso famoso per aver celebrato domenica 22 dicembre 2013 il primo matrimonio tra persone dello stesso sesso a Napoli, presso la sede dell’arcigay. Un matrimonio simbolico, non riconosciuto dallo Stato italiano, ma moralmente vincolante per le due donne sarde che si sono unite. Padre Ferrara è sacerdote della Chiesa Cattolica Ecumenica, che, riconosciuta dallo Stato italiano, approva le unioni coniugali tra persone dello stesso sesso.

Come si posiziona lei all’interno della gerarchia ecclesiastica?

Sono un sacerdote. Un ministro di culto appartenente ad una realtà ecclesiale canonicamente valida e legalmente riconosciuta. Ho ricevuto l’imposizione delle mani da un vescovo di valida e accertata successione apostolica in linea con quella romana e per chirotonia con quella ortodossa.

Lei ha unito in matrimonio diverse coppie di persone dello stesso sesso. Come supera la distinzione canonica tra amore “ammissibile” (quello eterosessuale) e amore “deprecabile” (quello omosessuale), a livello sia sociale che religioso, portato avanti dalla Chiesa tradizionale?

Purtroppo c’è ancora chi crede che esista un modo giusto e un modo sbagliato di amare. Ma non è così. L’innamoramento è la libera scelta da parte di un cuore di lasciasi amare da un altro cuore. Non siamo noi a scegliere di chi innamorarci ne tantomeno di chi far innamorare di noi. L’amore resta ancora il più grande mistero a questo mondo. Io non ho unito nessuno in matrimonio, ho solo portato la benedizione di Dio a due persone che hanno scelto di fare famiglia. Il sacramento sono essi stessi. L’amore tra i due, la materia che fa si esista il sacramento. Purtroppo non si è ancora capito che nel sacramento del matrimonio il sacerdote non ha funzione ministeriale, tant’è che ci si può sposare anche senza messa. Il ministro rappresenta il funzionario che accoglie la volontà di due persone di unirsi per sempre. È sacramento anche il matrimonio celebrato al comune. Ma questo non lo diranno mai, significherebbe perdere tantissimi clienti e non poter più imporre tariffari ecclesiastici…

Ma oltre alle unioni matrimoniali, come si pone oggi la Chiesa nei riguardi dell’omosessualità ?

Una certa realtà di chiesa si pone ancora con ostilità verso chi vuole solo esprimere liberamente il proprio amore e vivere con serenità la propria vita. Si fa uso e abuso della Parola di Dio per gridare che non è morale tutto ciò dimenticando che se Cristo, unica Via che conduce alla Vita, non ne parla nei Vangeli un motivo ci sarà. Dio è sempre dalla parte dell’amore, l’amore stesso è presenza di Dio nel mondo e nel cuore dell’uomo, e se la scienza ha finalmente compreso che l’omosessualità è NATURA, allora non si può impedire ad una pianta di fiorire e portare frutto, è quello il solo abominio che veramente grida vendetta nei confronti di Dio. Per secoli un certo tipo di chiesa ha imposto e continua a imporre un certo modo di pensare, pena la maledizione o scomunica…  ma una chiesa che maledice e divide non può essere frutto di Colui che benedice e unisce…

Ultimamente da parte di diversi esponenti della scena politica italiana si parla di aperture verso il mondo LGBT, lei crede che queste aperture si trasformeranno mai nel vero riconoscimento dei diritti? O la presenza del Vaticano in Italia rappresenta un limite insormontabile perché l’ambiente cattolico costituisce ancora un importantissimo bacino di voti?

L’Italia è per definizione una repubblica “laica e democratica”. Purtroppo resta solo una definizione. Sa la rabbia grande qual è?? Che abbiamo imparato e ci fanno credere che serva benedire tutto per avere la fortuna o Dio dalla nostra parte: abbiamo inventato formule per benedire le macchina, gli uffici, le armi, il mare, le case, gli oggetti, le medagline, le statue… e poi si nega a chi la chiede perché è nella sua natura amare quel cuore. Mi chiedo quanti anni dovranno ancora passare e quanta gente dovrà ancora soffrire prima di vedere finalmente l’amore trionfare in tutta la sua libertà. Quando finirà la chiesa di addomesticare le coscienze più che educarle all’amore verso il prossimo e al non giudizio come il vangelo ci chiede di vivere la vita cristiana?

Il matrimonio che lei celebra per le coppie omosessuali non ha alcun riconoscimento legale, ma sicuramente per le persone che lo contraggono ha un forte impatto simbolico. A suo giudizio, ciò può scalfire il muro di pregiudizi esistente?

Io me lo auguro. Sa io non voglio cambiare il mondo, ma far capire che se vuole può tingersi d’amore: basterebbe lasciar vivere gli altri senza preoccuparci noi per loro delle loro vite. Molta gente si sveglia la mattina proprio con l’intenzione di voler danneggiare qualcuno, far del male a qualcuno. Se tutta la gente che frequenta le parrocchia mettesse in pratica l’un per cento di quello che veramente significa essere uomini e donne di Dio, mi creda, tanto falso moralismo e tanto finto perbenismo eviterebbe di esistere. Ognuno pensasse alla propria di coscienza. Per fortuna che un domani ognuno sarà giudicato per la propria vita e non secondo la reputazione che altri gli hanno dato…

In chiusura, secondo lei quale potrebbe essere lo strumento più efficace contro l’omofobia?

Togliere ogni etichetta data all’altro per differenziarlo da me e dargli l’unico aggettivo che originariamente si confà ad ogni uomo o donna: fratello e sorella. Se ci ricordassimo che siamo tutti nati dalla stessa scia d’amore non ci sarebbero tante differenze. Invece ogni giorno ne creiamo di nuove di etichette. Ogni giorni ci differenziamo sempre più dagli altri. Ciò che invece Dio non fa. Lui ci guarda tutti riconoscendoci figli nel Figlio, perciò ci ama e ci perdona. Lui non fa distinzioni, ne catalogazioni, semplicemente ci abbraccia tutti, con la stessa forza e lo stesso amore, siamo noi a volte a dimenarci da questo abbraccio, ad allontanarci da quel cuore che ci chiede di amare perché amati infinitamente. Mi auguro e prego che si giunga presto a riconoscerci, senza più etichette e distinzioni, tutti fratelli e sorelle in Cristo e a gareggiare, come ci ricorda l’apostolo Paolo, nel volerci bene e nello stimarci a vicenda. Amen per me e per tutti quanto noi.

di Davide MARENA