Questione sanità, Buonavita (Cisl Fp): “nessun responsabile, tutti responsabili”

FOTO 3 BANDIERA CISLAvellino – “Leggiamo con stupore le dichiarazioni di alcuni esponenti politici che richiamano il sindacato e i parlamentari irpini a documentarsi meglio sulla questione relativa alla sanità evitando polemiche pretestuose. Vogliamo ricordare che sulle problematiche inerenti il piano di rientro dal deficit sanitario le OO.SS. sono presenti ai tavoli regionali dal 2007 anno in cui la Campania è stata commissariata con il preciso obiettivo di rientrare dal debito provvedendo, però, a mettere in campo scelte tese alla riqualificazione ed alla razionalizzazione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali, interviene Doriana Buonavita segretario Generale della CISL FP IrpiniaSannio. Non sfugge a nessuno che i vincoli posti dalla norma in vigore a cominciare da decreto Legislativo 118 del 2011 e gli obiettivi posti dal tavolo Massicci hanno limitato il campo di azione regionale ma sicuramente non hanno esautorato la Regione stessa dall’adozione di decreti, che in questi anni si sono succeduti copiosi, che avrebbero dovuto provvedere al mantenimento dei LEA, alla attuazione dei decreti 49 e 29 sulla riorganizzazione della rete territoriale, ospedaliera e dell’emergenza”. Così esordisce la nota della Cisl.

“Le priorità stabilite nel mandato di commissariamento – prosegue – sono state le seguenti: l’implementazione di una contabilità efficiente, sia regionale che per centri di costo, la realizzazione di un sistema di monitoraggio e controllo delle prestazioni sanitarie, sia a livello regionale che aziendale, il riassetto della rete ospedaliera e territoriale, con adeguati interventi per la dismissione / riconversione / riorganizzazione dei presidi non in grado di assicurare adeguati profili di efficienza e di efficacia, la revisione del sistema delle strutture private accreditate e la revisione dei contratti sulla base di una stima corretta del fabbisogno. Inoltre la restrizione sulle politiche del personale, con introduzione del blocco del turn over, riduzione della spesa e diminuzione delle posizioni organizzative e di coordinamento, la razionalizzazione della spesa per beni e servizi, con particolare riferimento al sistema centralizzato per gli acquisti, la standardizzazione dei beni e servizi da acquisire, l’ottimizzazione delle rete logistica e distributiva, la razionalizzazione della spesa farmaceutica convenzionata, in particolare con verifica dell’appropriatezza prescrittiva e della spesa farmaceutica ospedaliera, la verifica e ridefinizione dei protocolli d’intesa con le Università Pubbliche, il completamento del riassetto della rete laboratoristica e di assistenza specialistica ambulatoriale. In aggiunta si doveva definire il completamento dell’assetto territoriale delle Aziende sanitarie locali; l’adozione dei nuovi atti aziendali con la definizione di centri unici di responsabilità delle principali funzioni, quali la gestione contabile, la gestione del personale e gli acquisti, l’adozione di un piano sanitario regionale coerente con il Piano di rientro, la definizione e programmazione degli investimenti per interventi edilizi e/o tecnologici presso strutture preesistenti o da realizzare, la ricognizione dell’entità e della natura del contenzioso passivo in atto, con conseguente determinazione del relativo fondo rischi (il cosiddetto “maxi debito” della sanità campana). Il tavolo Massicci ha ritenuto non pienamente idonea l’azione svolta dalla Regione atteso che ha inteso definire alcune prescrizioni subordinando l’uscita dal piano di rientro al pieno conseguimento delle stesse. Dalla lettura del documento presente nei siti istituzionali si evince che bisogna intervenire sugli sprechi veri, sulle diseconomie gestionali, sulla deospedalizzazione favorendo l’assistenza domiciliare, potenziando la rete distrettuale, attuando i decreti 49 e 29 sinora disattesi, attuando la rete dell’emergenza urgenza DIE, il tutto partendo dalla definizione del fabbisogno per ogni singola branca e non dalla riduzione dei badget. Limitare la mobilità passiva ed i costi per le prestazioni aggiuntive dovrebbe essere il caposaldo da cui cominciare per meglio risparmiare.

In merito all’erogazione dei LEA si evidenzia nel documento un lieve decremento dell’ospedalizzazione totale e del ricorso a ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, se erogati in modalità ordinaria, che tuttavia presentano ancora un ampio margine di riduzione. Sia il tasso di ospedalizzazione della popolazione ultrasettantacinquenne sia il valore della degenza media pre-operatoria, pur mostrando segnali di lieve decremento nel tempo, si mantengono al di sopra del valore medio nazionale. La dotazione di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie risulta pari a circa 0,3 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1 gennaio 2013, valore che è inferiore sia a quello nazionale (0,7) che a quello ritenuto adeguato dal Comitato LEA (0,35). Per quanto riguarda l’erogazione di assistenza territoriale, si evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio ancora inferiore all’atteso. Gli indicatori segnalano inoltre una dotazione insufficiente di posti letto sia presso strutture tipo hospice che presso strutture residenziali che erogano assistenza psichiatrica o destinate alla popolazione anziana non autosufficiente. Si rilevano criticità nell’erogazione di servizi afferenti l’area della prevenzione soprattutto oncologica. Obiettivi parzialmente raggiunti e non è il sindacato a denunciarli. Appare fin troppo evidente che leggendo il documento presentato lo scorso 24 marzo dalle OO.SS. paradossalmente si trovano le stesse osservazioni critiche, ma soprattutto una proposta concreta che coniuga il risparmio e non i tagli con il mantenimento dei LEA e dei servizi socio, sanitari ed assistenziali in generale. Il patto sulla salute a cui facevamo riferimento nell’incontro non ha colori politici né tantomeno si pone come strumento per favorire lo scarica barile ma può essere l’occasione perché tutti coloro che hanno senso di responsabilità diano il proprio contributo. Le buone intenzioni non portano da nessuna parte, oggi siamo al collasso in Irpinia e chiediamo fatti concreti. A tutti i livelli nazionale, regionale e locale bisogna unire le forze e le buone prassi e non incentivare divisioni che lasciano spazio solo a coloro che desiderano nascondersi. La CISL FP da sempre ha chiesto di essere parte attiva nel processo di rientro dal debito ma vogliamo farlo guardando ai cittadini ed ai lavoratori”, conclude il Segretario Buonavita.