Sanità – Irpinia al collasso. Castaldo: “Al Moscati pronte a chiudere due unità operative”
Avellino – “A breve al Moscati chiuderanno due unità operative a causa di perdita del personale che non permette un’assistenza sanitaria di qualità”. A rivelarlo il dott. Vincenzo Castaldo dell’A.O. Moscati nel corso dell’intervento agli “Stati Generali della Sanità” promossi dalle sigle sindacali quest’oggi al centro sociale “Samantha della Porta”.
“In questi anni – spiega - abbiamo perso 300 dipendenti e ciò ha portato ad una rivisitazione dei servizi offerti. Il Moscati era un ospedale d’avanguardia, il migliore sul territorio, in questi ultimi tre anni abbiamo cercato di mettere delle toppe ma adesso non ci sono più le condizioni per mantenere ciò che abbiamo erogato finora. Non siamo più in grado di assistere l’Irpinia e tantomeno chi viene da fuori. Ciò che chiuderemo adesso non si riaprirà più. Il Moscati è in lento declino. C’è bisogno di una forte mobilitazione, non solo proposte perché Napoli è sordo e non ha interessi. Abbiamo avuto un colloquio con Rosato per cercare di mantenere quello che abbiamo ma la risposta, ormai da due anni, è sempre la stessa: “O chiudi o riduci perché non ci sono fondi”. Gli interventi sulla sanità erano necessari ma bisognava farli fare a persone competenti che avrebbero ridotto lo spreco ed investito sulla sanità e non intervenire distruggendo ciò che funzionava”.
La Sanità irpina ormai è al collasso. Dal 2001 al 2013 si sono perse 1100 unità di personale entro il 2015 si prevede una perdita di altre 2400 unità e con il 15% del ricambio concesso con lo sblocco del turn over si recupereranno solo 431 unità. Ciò comporterà il blocco del pronto soccorso, la chiusura delle unità operative senza turni notturni e tanto altro ancora che porterà ad un lento declino della qualità sanitaria in Irpinia.
I sindacati denunciano senza mezzi termini la lenta agonia che l’Irpinia sta vivendo sul piano sanitario: “Se qualcuno pensa che ci sono ancora i margini per recuperare quello che abbiamo perso si sbaglia. – dichiara Doriana Buonavita della Fp Cisl – Per 5 anni abbiamo gridato all’allarme, al pericolo ma oggi siamo dentro un tunnel dal quale si deve uscire: ospedali chiusi, servizi accorpati, taglia a servizi che non avremo più. Ed è solo per colpa degli sprechi e delle risorse economiche investite malamente che ci troviamo in questa situazione. A questo punto è necessario fare un patto con le istituzioni, le forze politiche, i direttori generali e la Regione. Se il tavolo Massicci ci chiude le porte dobbiamo aprirle altrimenti siamo destinati a morire ”.
Il patto è necessario ma, allo stesso tempo è necessario “rimanere con i piedi per terra e remare nella stessa direzione con responsabilità differenti” – interviene il senatore, Cosimo Sibilia.
“Ciò che ci viene presentato oggi – continua il primo cittadino di Nusco, Giuseppe De Mita – è la fotografia impietosa e realistica dell’irresponsabilità di una classe dirigente che si illude che scaricando la crisi sulle categorie più deboli serva a salvarsi”.
“Ammalarsi non può essere un lusso – accusa, infine, l’onorevole Giancarlo Giordano – Caldoro, Florio, i tecnici sono chiamati ad un atto di responsabilità. Il fatto che la camera abbia accettato la mia proposta di sindacato ispettivo per verificare se i livelli minimi di assistenza venissero rispettati significa che, a causa di questi tagli che si stanno perpetrando ai danni della sanità, c’è la consapevolezza che i livelli minimi non vengano rispettati e questo è grave”.
di Dora Della Sala