Presentato volume sugli anziani – I relatori: “riscopriamo il valore della gratuità”

forza degli anniAvellino –L’anziano va abbracciato, contro la cultura dell’improduttività”: queste le parole di Mario De Finis, moderatore dell’incontro di questa sera, presso la sala blu del carcere borbonico, organizzato dalla Diocesi di Avellino e dalla Comunità di Sant’Egidio per presentare un volume sugli anziani.  Al tavolo dei relatori c’erano padre Sabino Iannuzzi, Provinciale dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia, Mirella Napodano, dirigente Scolastico, il sociologo Paolo Matarazzo e Paola Scarcella della Comunità di S. Egidio. “La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie” è un volume di 320 pagine, con 16 capitoli, curato dalla Comunità di Sant’Egidio (Editore: Mondadori) e pubblicato nell’aprile 2013. Raccoglie contributi qualificati (tra cui 3 interventi dell’ex ministro Andrea Riccardi) su aspetti diversi della condizione degli anziani nel mondo contemporaneo (sociali, medici e culturali) e dell’attività di Sant’Egidio per gli anziani stessi (le iniziative per favorire la domiciliarità e per umanizzare gli istituti, le case famiglia, la religiosità, la vita spirituale). L’attività della Comunità di Sant’Egidio (cfr. http://www.santegidio.org/ ) con gli anziani ha un’esperienza di quarant’anni. Pertanto il libro si configura come una raccolta preziosa di indicazioni e consigli, anche pratici, per l’incontro con gli anziani e per la cura e l’assistenza, ma anche come un’articolata, colta e profonda meditazione sulla condizione degli anziani, espressione di una sapienza maturata in tutti questi anni di amicizia, di solidarietà concreta, di accoglienza, di compagnia, di condivisione di vita.

Iannuzzi oggi ha detto: “leggendo questo libro ho sperimentato l’incontro con una presenza scomoda nella nostra società. Non possiamo ferire gli anziani, considerandoli insignificanti. Papa Francesco ci chiama a raggiungere tutte le periferie esistenziali, come questa degli anziani. I grandi cambiamenti della realtà, infatti, non partono dal centro calmo, ma dalla periferia che ci aiuta a capire meglio la realtà. Per Riccardi gli anziani sono il futuro del mondo, che si aggirano come fantasmi e profeti. C’è il problema antropologico del giovanilismo, perché non si vuole invecchiare mai: mentre essere giovani è davvero un sogno, essere vecchi è un incubo. Ma scoprire l’universo degli anziani ci porta a vivere con loro e non solo in funzione di loro, apprendendo il valore della visita e del conversare”. Quindi ha concluso: “La rassegnazione va sconfitta con la speranza. Proprio quando viene meno la forza, il Signore non ci abbandona e sostiene l’anziano. In ogni giovane è nascosto l’anziano che sarà: perciò ci sia il coraggio di un cambiamento culturale di pensiero, mettendo al centro gratuità, memoria ed affetto che caratterizzano l’anziano. Un popolo che non custodisce e rispetta i nonni non ha futuro, perché ha perso la radice della sua memoria”.

Napodano, invece, ha detto che l’uomo non è mai la sua ferita: “nel primo capitolo del libro vediamo che il cambiamento demografico segnala il problema della solitudine. La società liquida in cui viviamo fugge la debolezza: ecco perché gli anziani vivono delusione ed abbandono. Tuttavia sentirsi raccontare storie di guerra trasmette ai giovani il valore della pace”. Poi ha aggiunto: “Gli anziani non possono essere sradicati dalle loro abitazioni e lasciati in case di riposo: bisogna umanizzare sempre più questi istituti, per ridurre lo stress. L’aiuto reciproco è fondamentale: ne è la prova il movimento Viva gli Anziani! Non possiamo vivere relazioni consumistiche: la gratuità è valore da riscoprire in tempi di fretta e scambio economico”.  

Il giornalista Matarazzo ha invitato alla lettura del libro: “non si presenta, si legge perché è sulla dignità delle persone. C’è una parte sociale: malattia, situazione abitativa, paure. Poi una parte dedicata agli operatori sanitari: le cadute, le patologie legate alla disabilità. La parte più interessante è quella dedicata all’amicizia (relazione di speranza). Ci sono anche lettere che esprimono il bisogno dell’anziano di vivere come persona, che si esprime anche con gesti, non solo a parole. Non ci si può improvvisare operatori che stanno con gli anziani: occorre una formazione specifica per non recare danni. E se non si caccia l’entusiasmo dell’essere buoni operatori, prevale la solitudine. Bisogna valorizzare le risorse represse: accogliendo le persone, lasciandole esprimere al meglio, facendo manifestare le loro potenzialità e condividere il proprio vissuto nella reciprocità”.

Scarcella ha spiegato che il libro “è un manuale di formazione. I giovani che si avvicinano al mondo anziano lo umanizzano. Occorre una cultura nuova dell’invecchiamento: abbiamo appreso lezioni di vecchiaia dall’amicizia di tanti anziani. Non è bene che loro siano soli: essi preferiscono vivere nelle loro case, con la famiglia. In questo testo ci sono tanti aspetti di prevenzione che cambiano la qualità della vita. Una società in cui ci sono solo giovani ed adulti muore prima”. C’è un posto, dunque, degli anziani nella società, contro la cultura dello scarto. Poi ha affermato: “La vita ha sempre un valore sacro, fino all’ultimo respiro. Bisogna continuare a lottare per una vita più umana. La richiesta di morte di alcuni è solo la richiesta di una vita migliore. La Comunità di S. Egidio, con la vicinanza, trasmette all’anziano: la tua vita vale!”.

A concludere i lavori è stato il Vescovo di Avellino, Mons. Francesco Marino: “si diventa anziani al termine dell’esistenza ed anche in questa stagione della vita si trasmettono valori: pensiamo alla ricchezza della loro visione della vita. Il profeta sa fare una lettura sapienziale della realtà: l’anziano è il sapiente che sa indicare la prospettiva futura. Bisogna liberare la vita dalla visione materialistica ed utilitaristica, ed aprirsi a quella della gratuità. Come cristiani siamo chiamati ad essere profetici, indicando che c’è un altro modo di vivere, che un altro tipo di società è possibile. Ho i miei genitori anziani: mi fa stare bene andarli a trovare per un paio d’ore ogni settimana”.