TrecentoSessanta Irpinia – Al Carcere seconda iniziativa sul futuro della donna
Avellino – Si è svolto questa sera, presso la Sala Ripa del Carcere Borbonico, un seminario dal titolo “Altro che quote rosa … Dalla rappresentanza istituzionale alla rappresentanza sociale” organizzato dall’associazione TrecentoSessanta Irpinia, le cui attività ordinarie si articolano, appunto, in seminari di studio, focus group interni, momenti di formazione ed eventi. TrecentoSessanta nasce nell’estate 2007 da un’intuizione di Enrico Letta per dare continuità all’esperienza di mobilitazione delle prime primarie del PD. TrecentoSessanta è presente in tutto il Paese con associazioni regionali e locali, con donne e uomini impegnati in politica e nelle istituzioni per provare a ricostruire il rapporto con la società, con l’ambizione di contribuire a innovare il linguaggio e la proposizione dei contenuti.
Il seminario di oggi, nell’ambito della rassegna culturale “Mezzo cielo da scoprire, viaggio nel mondo delle donne”, è il secondo che segue a quello svoltosi venerdì, “Semantica della donna tra cultura e rappresentazione”. L’incontro, alla presenza in sala del Sindaco con alcuni assessori comunali, è stato moderato dalla dott.ssa Francesca Fasolino, giornalista e amministratrice di +Comunicazione, agenzia che edita anche il quotidiano PiuEconomia Campania.it. Come donna è anche l’editore più giovane d’Italia.
Sono intervenuti in qualità di relatori: l’ economista Paolo Ricci, la Senatrice Angelica Saggese, il Presidente Giovani Confidustria Camonia–Ad Condor Group SpA Nunzia Petrosino, il Presidente dell’Associazione “Più ARI” Ornella Petillo e l’ex sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Pasquale Viespoli. Il Presidente di TrecentoSessanta Irpinia, Silvio Sarno, ha introdotto gli interventi dicendo: “sono felice di questo nuovo incontro, in un luogo non casuale per fare un percorso culturale e sociale. Non fermiamoci solo alla giornata del ricordo delle donne”. TrecentoSessanta cresce insieme alle cose che fa, ha sottolineato Sarno, dando vita a proposte concrete dopo il dibattito degli incontri, traendo idee da portare avanti nel tempo.
Ricci è stato il primo ad avere la parola: “non mi piace ragionare sui numeri, perché spesso sono contraddittori. C’è un divario economico della presenza femminile nelle classifiche internazionali che ci vedono al 71° posto al mondo, al 43° posto per la presenza di donne tra funzionari pubblici e manager e al 28° posto per donne in Parlamento. Tuttavia queste statistiche non ci dicono nulla sulla forza che queste risorse danno alla società. Preferisco i dati Almalaurea. Purtroppo le donne lavorano meno degli uomini, ma i dati sono in crescita e le donne aumentano sia nel mondo economico sia politico”. Ornella Petillo di Più Ari e segretaria federale UGL ha poi affermato: “I numeri ci obbligano come donne a stare qui. Il World Economic Forum fornì tabelle per segnalare le donne come economia positiva. Dunque un assioma economico, non sociale. Proprio oggi le parlamentari hanno indossato una tunica bianca per dire che portare avanti una riforma sulla parità di genere è trasversale, non questione di appartenenza politica. Lella Costa ed Alessia Mosca proposero la legge 121 del 2011 che obbligava ad avere presenze femminili nelle aziende. L’Asi da poco ha approvato un nuovo statuto, ma non c’è regolamentazione delle quote di genere. La legislazione italiana in materia è eccezionale, ma si ferma a meccanismi pigri che ci impediscono di andare oltre: un seminario come questo può spezzarli”.
Successivamente Nunzia Petrosino, come rappresentante istituzionale e riferimento per gli imprenditori, ha detto: “Porto avanti con la mia famiglia un azienda, da imprenditrice di seconda generazione. Fare oggi impresa è difficile, ma è importante la tutela della presenza istituzionale femminile. Perché meno donne vuol dire meno PIL. La tutela delle donne lavoratrici serve per evitare dimissioni in bianco se restano incinte. Il settore dell’edilizia è maschilista, ma come Confindustria vogliamo prendere le dovute distanze per favorire buone pratiche. Dire quote rosa o quote femminili può disincentivare il merito”. Dunque, bisogna valorizzare il merito al di là del sesso, senza sconfinare né a sfavore femminile né maschile.
La Senatrice Angelica Saggese era presente dopo aver maturato l’esperienza di vicepresidente TrecentoSessanta di Salerno ed ha detto: “Forza Italia dice no alle quote rosa, ma sembra che M5S si apre al si. La battaglia, in verità, è trasversale non sulle quote rosa perché non chiediamo un canale privilegiato, ma vogliamo evitare il disagio raccontatoci prima dal Prof. Ricci. Se il PD non avesse consentito l’alternanza uomo/donna alle primarie, forse, oggi non sarei senatrice. Il merito, poi, va conquistato sul campo al di là del sesso. Bisogna scegliere tra famiglia, lavoro ed impegno politico perché il tempo non è infinito: ecco perché a volte mancano le donne in alcuni settori”.
Nei paesi del Nord Europa le istituzioni sono vicine alle donne, come in Norvegia, Svezia e Finlandia. La Fasolino ha interrogato la sala chiedendo se questo fenomeno sia un problema culturale o meno. Viespoli ha risposto: “Più che ragionare in termini statistici, bisogna ragionare in termini funzionali. Cioè, la presenza della donna nella società è utile e senza di esse le istituzioni, le aziende sono più povere. Nonostante ci siano le norme, non si concretizzano sempre gli obiettivi. La massa critica delle donne produce elementi positivi in termini di welfare, perché accresce la sensibilità su alcuni elementi aziendali”. Perciò, la nostra forma mentis deve tener conto di ciò, tanto più che il 2014 è l’anno europeo della conciliazione. Viespoli ha poi aggiunto: “bisogna lavorare su questo, incrementando le politiche attive per accompagnare anche le donne nel mondo del lavoro”.