Sanità in Irpinia, Gallicchio (PD): “la politica si mobiliti altrimenti lo faranno i cittadini”

gallicchioBisaccia - «Adesso occorre un’azione congiunta sulla gestione della sanità in Irpinia e più in generale in Campania. Una volta per tutte i diversi livelli politici e istituzionali sono chiamati ad uno sforzo comune in grado di coinvolgere sindacati, associazioni e movimenti che molto di positivo stanno producendo. Se ciò non dovesse accadere a chiederne conto saranno i cittadini di questa provincia».

Con queste parole Pasquale Gallicchio segretario del Pd di Bisaccia e consigliere comunale, da sempre impegnato in battaglie democratiche a difesa del territorio irpino, commenta l’esito del risultato venuto fuori dalle rivelazioni effettuate tra novembre e dicembre 2013 dal Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e dal Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in sanità con le regioni Puglia, Campania, Molise, Piemonte, Sicilia e Abruzzo.

«Non ho mai abbassato la guardia. Ho richiamato l’attenzione e puntato l’indice contro il modo di gestire la sanità in Irpinia – afferma Gallicchio che continua - adesso le rivelazioni del Ministero mi danno ragione ma danno ragione a tutti coloro i quali hanno avuto forza, coraggio e perseveranza nel denunciare le storture. Penso ai sindacati, in particolare alla Cgil, le associazioni, ma anche al circolo di Bisaccia e di quelli del Pd dell’Alta Irpinia e della Baronia che spesso si sono ritrovati a sollevare le criticità della sanità e non solo. L’appello è che si trovi il modo di aprire un tavolo permanente sulla sanità con il presidente della Regione Stefano Caldoro, che rispetto ai richiami del Ministero sarà costretto a prendere decisioni importanti.

Lo stesso Caldoro la smetta di ripetere in ogni occasione che la Campania è prima come regione per performance finanziaria ma dimentica di dire che è indietro per servizi. Caldoro si vanta di aver fatto scendere il deficit sanitario della Campania da 917 milioni di euro a 55 milioni di oggi. L’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, nell’ambito del Programma Nazionale degli esiti, cifre vere e attendibili, ha affermato che per effetto dei piani di rientro e commissariamenti tutto si è scaricato sui servizi».

Gallicchio riporta alcune delle prescrizioni fatte dal Ministero: «Relativamente alla rete ospedaliera si resta in attesa della definizione del nuovo atto programmatorio di rimodulazione della rete ospedaliera redatto in conformità con gli standard nazionali e previa rilevazione di eventuali mutati fabbisogni. E’ necessario procedere alla ridefinizione della rete ospedaliera pubblica e privata per acuti e post-acuti, con individuazione analitica del numero dei posti letto suddivisi per struttura, disciplina, DH e ordinari, unità operative e da ultimo in merito alla rete dell’emergenza-urgenza occorre definire il numero delle postazioni totali regionali di soccorso avanzato territoriale e la loro distribuzione nei relativi bacini di utenza. Inoltre, Caldoro deve fornire un quadro di sintesi di Hub e Spoke, pronto soccorso, PPI e postazioni 118 attualmente in attività e un quadro della rete così come programmata nel P.O..

La nota dolente arriva per i LEA (Livelli Essenziali Assistenza) – aggiunge Gallicchio - per i quali si registra un decremento dell’ospedalizzazione totale senza che sia stata implementata la rete territoriale dei servizi. La dotazione di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie risulta pari a circa 0,3 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1 gennaio 2013, valore che è inferiore sia a quello nazionale (0,7) che a quello ritenuto adeguato dal Comitato LEA (0,35). Rispetto a ciò penso alla chiusura dell’ospedale di Bisaccia dove c’erano due reparti come Lungodegenza e Medicina che avevano tassi di utilizzo alti e dove il primo è completamente scomparso dalle prestazioni pubbliche. Per quanto riguarda l’erogazione di assistenza territoriale, si evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio ancora inferiore all’atteso».