Circolo della Stampa – Il libro di Giordano apre un dibattito sulle comunità attuali

circolo della stampaAvellino – Si è svolta questa sera,  presso il circolo della stampa di Avellino, la presentazione di un libro intitolato “La nevicata del ’73” di Giandonato Giordano. Con l’occasione si è voluto discutere sul tema della comunità territoriale, cercando di capire se esiste ancora la comunità paese. Hanno parteciperanno al dibattito i giornalisti Generoso Picone e Gianni Festa, il sindaco di Morra De Sanctis Gerardo Capozza, lo scrittore Giuseppe Pesce. Presenti anche lo storico Francesco Barra e il sindaco di Greci, Donatella Martino.

Giandonato Giordano (autore di Vita da Sindaco; Mamma! Diccì; Sprofondo Sud) rievoca, con questo racconto, l’abbondante nevicata del 1973 che lasciò isolato per alcuni giorni un piccolo paese dell’Appennino meridionale, i cui abitanti, tra paure e pericoli incombenti, riscoprono antiche consuetudini, tramontate con l’avvento del consumismo, ed una profonda solidarietà umana capace di rende unica la vita paesana.

Il sindaco di Avellino, Paolo Foti, assente oggi per impegni istituzionali, ha comunque lasciato un messaggio ricordando non solo il 1973, anno in cui cominciarono le politiche di austerity con il conseguente contenimento del consumo energetico, ma anche il 1980 con il tragico terremoto irpino. Foti ha segnalato che gli arrivano messaggi su facebook in cui gli chiedono di far rivivere una comunità avellinese morta. Ma Generoso Picone ha domandato: “siamo certi che prima del terremoto dell’80 la comunità fosse coesa e solidale? Che cosa intendiamo quando diciamo comunità? Qualcosa riferibile al nostro intimo? Comunità è qualcosa che appartiene alla nostra memoria, al nostro animo oppure è qualcosa da costruire? Il libro di Giordano non dà risposte su queste definizioni, ma apre il dibattito”.

Giuseppe Pesce, occupandosi di storia e di narrativa meridionale, ha espresso questo punto di vista: “fare letteratura ci aiuta a riflettere sulle difficoltà che viviamo: un libro crea occasioni per parlare di alcune tematiche. La letteratura serve a raccontare storie, la storia dei nostri territori per far sapere che sono esistiti. E’ un imperativo morale raccontare il locale nel mondo globale. Se non possiamo cambiare alcune situazioni o luoghi, cominciamo a cambiare noi per fermare l’emorragia della solitudine, per ripartire realisticamente da un pensiero migliore. Raccontare serve per le future generazioni affinché non siano sradicate, e trovando invece pillole d’amore nella letteratura comunitaria”.  

Circolo 20 febGianni Festa ha quindi affermato: “Come eravamo in passato? Una comunità laboriosa. Questo libro serve a spronare e rimodulare l’impegno di oggi. Non c’è più la neve che lasciava sole le zone interne, ma persiste la disperazione. Le cose belle ci sono in Irpinia, ma, con le dovute eccezioni, la classe politica è inetta. Prima i giovani emigravano da questa terra per bisogno, oggi non c’è più attaccamento alla bandiera nazionale perché la classe dirigente inetta ha messo i giovani in queste condizioni. Bisogna amare il proprio territorio: la speranza è che se ci sono sindaci legati alle proprie comunità, che le vogliono bene, non avremo più solo la nostalgia dei libri di racconti passati”.

Festa ha avuto parole di stima sul sindaco Gerardo Capozza, che ha detto: “Da bambini speravamo nevicasse per non andare a scuola, ma nel libro si parla anche di buoni formatori come parenti, i vicini di casa, il nonno il quale raccontava ai bimbi favolette per renderli forti e sani. Inoltre i maestri incontrati in piazza guardavano con piglio severo i bambini per insegnare loro il rispetto. E gli anziani andavano aiutati se chiedevano una commissione. Se oggi la EMA di Morra porta avanti il progetto poema è perché nel tempo ha avuto una buona classe dirigente, capace di guidare bene l’azienda”.