“Meglio non sapere”, domani ad Avellino la presentazione del libro di Titti Marrone
Avellino - Nell’ambito del calendario ufficiale degli appuntamenti che vedono protagonista tutta la rete nazionale dei Presidi del libro, in occasione della giornata della memoria 2014 ,con un intero mese di incontri in tutta italia, anche il nostro presidio darà il suo contributo.
L’appuntamento è sabato 1 febbraio alle ore 17e30 alla libreria L’Angolo delle Storie di via Fosso Santa Lucia, 4 ad Avellino. Presenteremo il libro della giornalista Titti Marrone “Meglio non sapere” edito da Laterza, assieme all’autrice ci sarà il direttore dell’edizione avellinese de’ Il Mattino Generoso Picone e le letture ad alta voce di Fabrizio Mondo.
Lia Tino, che ci ospiterà all’Angolo delle Storie, ha deciso di condividere con noi alcune impressioni sulla lettura di questo volume:
“Il libro “Meglio non sapere” di Titti Marrone è un saggio, leggibile e coinvolgente come un romanzo, sull’ultima crudele fase del nazifascismo: la deportazione degli ebrei italiani, donne bambini, anziani, nei campi di concentramento tedeschi.
Il libro ha una struttura particolare : c’è la storia di una famiglia “Perlow, De Simone, Bucci” che la sera del 28 marzo 1944 è prelevata dalla propria casa, a Fiume, dalle SS.
Erano in otto, 5 adulti e 3 bambini: le sorelline Tatiana di sei anni, Andra di quattro anni e il cuginetto Sergio di sei anni. Dopo qualche giorno a San Sabba, l’unico campo di concentramento italiano, posto alla periferia di Trieste, le otto persone, insieme a tantissime altri ebrei furono trasportati su un treno merci ad Auschwitz.
Inizia così la storia e il dramma dei tre bambini e delle loro mamme da quando furono spogliati, privati dei capelli, marchiati con un numero, rivestiti con indumenti brutti, sporchi, incapaci di riscaldare, a quando vengono separati: i bambini, in una baracca, insieme ad altri, le madri Mira Bucci, mamma delle sorelline e Gisella De Simone, mamma di Sergio, in altre baracche.
La scrittrice affida il compito di raccontare e ricordare le paure, le ansie, la condizione di vita nel lager ad Andra, che sebbene più piccola ricorda più della sorella Tatiana.
Terribile e nello stesso tempo dolcissima la storia di Sergio che con un inganno, “Chi vuole raggiungere la mamma?” fu portato via da Auschwitz per il lager di Neungamme insieme ad altri 19 bambini e consegnati al dottor Heissmeyer che praticò su di loro degli esperimenti dolorosi e inutili.
All’arrivo dei Russi i bambini denutriti e macilenti furono trasferiti dal campo allo scantinato di un grosso edificio di Amburgo “Bellenhuser Damm”.
In questo triste luogo avvenne la strage dei venti piccoli esserini, impiccati ai tubi di riscaldamento. La scrittrice ha visto quei luoghi, ha visto le foto che di nascosto furono scattate, ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti e di quanti si sono adoperati con tutte le loro forze per dare un nome e un volto a questi piccoli, poveri martiri.
Oggi ad Amburgo, che a lungo rimosse il ricordo di questo crimine, ci sono 20 strade che ricordano il nome dei venti bambini e poco lontano c’è un museo della memoria.
La storia con la quale il testo inizia è il ritorno in Italia, nel 1946, delle due bambine, Andra e Tatiana, le figlie di Mira Bucci.
Titti Marrone ricostruisce la loro storia, gli avvenimenti che hanno vissuto, il dopo-Auschwitz, il ritorno in Italia e il non facile incontro con la madre, sia attraverso le ricerche di archivio e giornalistiche, sia attraverso l’incontro con Andra ormai sessantenne e Tatiana. Le due raccontano con una voce cantilenante, quasi ritornando bambine, ciò che hanno vissuto e provato, ma riferiscono anche ciò che la mamma Mira e la zia Gisella hanno loro riferito.
Gisella De Simone è il personaggio più bello e psicologicamente più interessante.
Rientrata fortunosamente a Napoli non smetterà mai di cercare il figlio, insieme al marito, sicura che come le sue nipotine Andra e Tatiana, anche Sergio rientrerà; con questa speranza visse fino all’ultimo giorno della sua vita consapevole “che si muore solo quando si è dimenticati da tutti”.
A quanti cercarono di comunicarle la sorte crudele del piccolo Sergio, Giselle disse “Mio figlio vive e io voglio diventare molto vecchia perché voglio aspettarlo”.
Mario De Simone, il secondogenito di Gisella, nato dopo la guerra, con i figli e i nipoti ogni anno si reca ad Amburgo, lì dove c’è una lapide e una foto di Sergio, accanto a quella di altri 19 bambini. Ho apprezzato molto la scelta di Titti Marrone di parlare attraverso i ricordi delle due bambine poiché se è vero che il “male” mostra il lato più spaventoso quando colpisce persone inermi, è anche vero che i fatti storici, soprattutto quelli problematici e difficili, visti attraverso gli occhi dei bambini e dei ragazzi si inquadrano nella loro autentica essenza, senza nessun paradigma ideologico.
Ecco perché mi sento di accostare “Meglio non sapere” ricco di informazioni e di tensione morale, all’operazione culturale fatta da Italo Calvino con “il sentiero dei nidi di ragno” dove la resistenza è raccontata attraverso gli occhi di un ragazzo”.